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Fatima, “la bimba dell’equipaggio” nata a Lampedusa

Tutto è avvenuto a bordo di una motovedetta della guardia costiera italiana che stava ad attraccare a Lampedusa. La piccola della Costa d’Avorio è stata già trasferita insieme alla mamma ad Agrigento. Una nascita che porta gioia nell’isola che continua a piangere le tragedie del mare. Da ottobre a oggi sono morti 11 bambini. “È un’indifferenza latente, tutti parlano, ma nessuno fa niente per impedire queste morti”, dice don Carmelo Rizzo, parroco di Lampedusa

di Alessandro Puglia

Fatima, «la bimba dell’equipaggio» è nata. Così l’hanno battezzata i militari della guardia costiera italiana che insieme ai medici di bordo l’hanno aiutata a vedere la luce mentre rientrava in porto a Lampedusa. «Ce la possiamo fare, ce la possiamo fare», ripetevano gli uomini in divisa mentre per la mamma si avvicinavano le contrazioni a bordo della motovedetta della salvezza. «Partiti in 43 e arrivati in 44, la nascita è un segno di speranza, in genere non si nasceva a Lampedusa da 50 anni solo qualche anno fa era nata un’altra bimba a bordo di un barcone», racconta Don Carmelo Rizzo, parroco di Lampedusa che insieme a tutta la sua comunità ha però ancora davanti agli occhi il dolore dei genitori che in questi giorni hanno visto morire i loro figli durante il naufragio.

Sono 11 i bambini arrivati morti a causa del freddo o dispersi in mare da fine ottobre a Lampedusa. La strage degli innocenti, la chiamano in porto i volontari della parrocchia e gli operatori di Mediterranean Hope che continuano ad assistere i naufraghi.

«Ieri qui c’è stato Salvini anche lui ha parlato dell’ultima bimba morta, tutti ne parlano, ma poi nella realtà non cambia nulla. Sono passati quasi 10 anni dalla prima visita da Pontefice di Papa Francesco a Lampedusa e si continua a morire. L’indifferenza è diventata latente e noi continuiamo ad assistere a questo strazio», prosegue Don Carmelo.

La maggior parte degli sbarchi su Lampedusa avvengono ora soprattutto con barconi che partono dalla Tunisia. Alarm Phone ha calcolato che in due anni risultano morte o disperse da questa rotta 575 persone a cui si aggiungono le vittime dei naufragi che non si è riusciti a documentare. «L’Europa supporta la guardia costiera tunisina che è responsabile di queste morti, il team di Alarm Phone ha ricevuto diverse segnalazioni, video e foto che testimoniano il comportamento violento delle autorità tunisine mentre intercettano i migranti in mare: persone prese a colpi di metall, spari in aria o nella direzione del motore, manovre pericolose».

Tra il 2011 e il 2022, riferisce Alarm Phone, l’Italia ha testinato 47 milioni di euro alla Tunisia per controllare le proprie frontiere e gestire i flussi migratori: “Gran parte di questi soldi sono stati spesi per comprare motovedette, lo stesso scenario che vediamo da anni con i finanziamenti alla guardia costiera libica” conclude Alarm Phone.


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