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I giovani alla riconquista delle Madonie

In tutto 15 le Consulte giovanili delle Madonie che hanno deciso di dire basta allo spopolamento delle aree interne decidendo di mettere in campo azioni volte a studiare il fenomeno, a partire da una marcia che ha animato il territorio. Un movimento che vuole rivitalizzare un comprensorio pregno di storia, cultura e valori. Non a caso nel 2018 Petralia Soprana, il Comune che ha ospitato la manifestazione, è stato eletto il borgo più bello d’Italia

di Gilda Sciortino

Inizio dell’anno pieno di buoni propositi per i giovani delle Madonie, al lavoro per sollevare il problema dello spopolamento delle aree interne. Se, infatti, consideriamo che dal 2001 a oggi mancano all’appello 5mila residenti, praticamente quasi un intero paese come Gangi, la situazione allarma non poco.

«Cifre che ci fanno preoccupare – afferma Tiziana Albanese, presidente della “Consulta giovanile di Petralia Soprana” -. Praticamente come fossero scomparsi due paesi insieme, Soprana e Sottana, ognuno dei quali fa circa 3mila abitanti. I dati preoccupano perché sono relativi solo a chi trasferisce la propria residenza, mentre chi, per esempio, si sposta solo per studiare non risulta all’anagrafe, quindi i numeri sono più alti. Non possiamo più stare a guardare».

Se andiamo a guardare i dati Istat, vediamo che in soli dieci anni la Sicilia ha visto diminuire la propria popolazione di ben 310.219 residenti, oltre 31mila ogni anno. Spopolamento che riguarda anche le città metropolitane, ma che nelle aree interne si avverte maggiormente perché la maggior parte dei Comuni non superano neanche i 5mila abitanti, alcuni addirittura i 3mila.

Negli ultimi dieci anni quelli più colpiti dalla perdita di popolazione sono stati, in valore assoluto, Palermo (91.237 residenti in meno), Catania (24.370 in meno) e Messina (16.050 in meno). Secondo i dati Eurostat, inoltre, la città con il più alto decremento della popolazione è Messina, che dal 2015 al 2020 ha visto calare del 4,8% i suoi residenti. Al quinto posto il capoluogo siciliano dove, in soli cinque anni, la popolazione è diminuita del 4,2%.

Se il trend dovesse mantenersi tale, l’Istat stima che nel 2068 in Sicilia ci saranno solo 3.408.228 residenti, risultato della perdita di circa quasi un milione e mezzo di abitanti in 45 anni.

Tra questi, tanti giovani che, una volta conclusi gli studi, lasceranno la loro terra per cercare lavoro altrove.

Importante, quindi, che a levare la loro voce siano proprio gli stessi che ancora abitano nell’hinterland siciliano e che vorrebbero scongiurare ulteriori fughe. Appartenenti alle 15 consulte giovanili della Madonie, hanno deciso di mobilitarsi mettendo in campo azioni di sensibilizzazione, come una marcia che ha animato l’intera Petralia Soprana rispetto a un fenomeno che rischia di rendere sempre più povero, dal punto di vista sociale e culturale, il comprensorio.

Un’area, quella delle Alte Madonie, in cui i 21 comuni associati sono sempre stati protagonisti nella crescita del territorio, articolando politiche territoriali come i Patti territoriali negli anni Novanta e i bandi Gal per l’agricoltura, aspettando ancora, in tempi più recenti, gli investimenti per le aree interne Snai e le zone franche montane, ancora non rese operative dalla Regione.

«Da 6 anni l’intero comprensorio attende l’attivazione dei decreti per sbloccare i finanziamenti previsti per la crescita delle realtà d’impresa. C’è un ritardo grave della politica regionale – denuncia Calogero Spitale, rappresentante della Camera del Lavoro zonale Alte Madonie – che non fa altro che bloccare le politiche per lo sviluppo, con cui si potrebbe dare ossigeno all’occupazione giovanile. I decreti fermi sono quelli per le aree interne (Snai), con progetti da 36 milioni di euro per scuola, viabilità e sanità».

Sanità, scuola, viabilità, infatti, i tre più importanti temi riguardanti tutte le aree interne, ma che dalle Madonie vengono poste con tutta la loro problematicità e urgenza.

«Parliamo di sanità perché i medici preferiscono scegliere incarichi in città piuttosto che nelle aree interne – spiega Pietro Macaluso, sindaco di Petralia Soprana e presidente dell’Unione Madonie – anche perché ancora oggi si pensa che la nostra viabilità sia uguale a quella metropolitana. Se da noi non arriva la ferrovia e le strade non sono adeguate, come possiamo pensare che valga la pena abitare e lavorare in questi Comuni? Chi vorrebbe restare in un territorio in cui non è garantita la sanità? Direi proprio nessuno. Le politiche sulla scuola, poi, nelle aree interne non possono non tenere conto della necessaria differenziazione della formazione delle classi. Tutte condizioni avverse. Abbiamo incassato dal governo regionale la disponibilità a passare da 21 a 26 Comuni, ma è mancato e manca ancora uno scatto in più. Dobbiamo diventare organismo intermediario per fare in modo che le risorse arrivino direttamente a noi, come aree interne e come Unione Madonie, per consentirci di gestire le somme senza attendere decreti da parte degli assessorati che registrano ritardi nei pagamenti. Siamo, infatti, fermi alle spese 2017/2018 mentre siamo già al 2022, anzi al 2023. Non possiamo parlare di azioni contro lo spopolamento e, poi, nei fatti, non concretizzare tutte le belle affermazioni fatte».

Serve, però, comunione di intenti e voglia di unire le forze per creare quella sinergia che consente di passare dalle parole ai fatti.

«Il fatto che alla marcia siano arrivati da tutte le Madonie – aggiunge la Albanese – ci fa ben sperare per un percorso condiviso. Nella mia sola Consulta siamo in 87, così pure nelle altre, quindi si può ben immaginare quanti giovani siamo. Ora passeremo alle azioni concrete, avendo come obiettivo una ricerca – inchiesta che possa fotografare la situazione perché siamo all’anno zero. Non ci si accorge che stiamo parlando di emigrazione e non di semplice allontanamento dalle nostre abitazioni. Ricordo presidenti della Regione Siciliana affermare che “è giusto che i giovani vadano a fare esperienza fuori dalla nostra terra”, senza pensare che questo vuol dire, nella maggior parte dei casi, non tornare più. Purtroppo, in questo, non ci aiutano il tessuto produttivo, i finanziamenti, la difficoltà di accesso al credito e quanto dovrebbe essere pensato in maniera più specifica per i giovani. Abbiamo, quindi, deciso che dovevamo fare qualcosa noi, senza aspettare altri, per capire e fare capire quali sono i bisogni e i motivi per cui si parte, realizzando un lavoro che punti a sollecitare e fare scendere in campo le istituzioni non solo regionali, al fine di pensare a piani di sviluppo che prestino attenzione ai più giovani. Per esempio sono andati perduti 12 milioni di euro stanziati per le montagne per mancanza di progetti. Vogliamo fare in modo che anche questo aspetto possa essere superato, non facendo disperdere somme che potrebbero aiutare la crescita del nostro territorio».

Un tessuto, quello delle Madonie, nel quale proprio i giovani possono essere i protagonisti di un processo di crescita e sviluppo. A partire dal valore storico e culturale che, per esempio, ha proprio Petralia Soprana, eletto nel 2018 il borgo più bello d’Italia. Un risultato che inorgoglisce la Sicilia dal momento che arriva dopo altri tre borghi – Gangi(Pa), Montalbano Elicona (Me) e Sambuca di Sicilia (Ag) – premiati per la loro incontaminata bellezza da ogni punto di vista. Ultimo in ordine di tempo, Petralia Soprana ha incantato in quanto gioiello a 1147 mt di altezza nel cuore del Parco Naturale delle Madonie, incastonato nelle montagne sicule a 111 Km da Palermo, impreziosito da pascoli, colture arboree, macchia mediterranea, boschi e fiumi. Senza dubbio da visitare, senza riserve da abitare e non abbandonare.

«Vogliamo vivacizzare il territorio – conclude la presidente della Consulta giovanile di Petralia Soprana – per dare modo a chi può ne ha le possibilità di investire in Sicilia. Dobbiamo, per esempio, pensare alle infrastrutture per evitare, come succede a molti studenti come me, di dovere percorrere 100 chilometri in circa 2 ore per andare a studiare a Palermo. Improponibile farlo ogni giorno. C’è una realtà che rema contro, ma anche una cultura che mi fa dire che, se devo scegliere tra Palermo e Bologna, scelgo la facoltà più lontana. Dobbiamo intervenire a più livelli, felici di avere avviato un processo di comprensione e condivisione».