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Economia & Impresa sociale 

Le bontà della terra che creano inclusione

Una storia che nasce da un progetto di inclusione sociale nel quale i protagonisti sono 12 giovani soci della cooperativa "Terra Iblea". Una realtà imprenditoriale del ragusano che ha dato vita a un albergo, un ristorante e una fattoria sociale pronta ad aprire le porte. Un percorso che sarà anche del gusto perché consentirà di apprezzare l'olio e il miele che viene prodotto sviluppando le capacità imprenditoriali dei lavoratori

di Gilda Sciortino

C’è il profumo della terra ma anche di prodotti della nostra tradizione, frutto del lavoro nei 19 ettari di terreno dati in concessione per 18 anni, sui quali la cooperativa “Terra Iblea” coltiva gli ulivi che regalano un olio profumato che fa subito venire voglia di gustarlo sul pane fatto in casa, magari concludendo il pasto affondando il cucchiaio nei vasetti di miele di api nere sicule che arriva dall’apiario del quale si prendono cura gli stessi soci lavoratori.

Felice l’incontro avvenuto per caso con questa realtà, al "Teatro Santa Cecilia" di Palermo, un luogo nel quale non ti immagineresti mai di ritrovarla ma, una volta messi insieme i pezzi, ci si rende conto che la connessione esiste. Essendo socia del Consorzio Sol.Co. e centro di prossimità di “Fondazione Èbbene”, infatti, la sua partecipazione con i suoi prodotti all’Happening della Solidarietà è la diretta conseguenza di un percorso fatto di sinergie. Un lavoro di squadra, proprio come quello che ci insegnano le api, note per il loro essere scrupolose e instancabili. la cui organizzazione, all’interno dell’alveare, è organizzato sin nei mini particolari.

«Mi piace occuparmi delle api – racconta Emanuele, socio della cooperativa –, infatti ho partecipato a due corsi per diventare apiculture. Non è stato facile, ma sapevo che le soddisfazioni sarebbero state enormi. Adoro anche occuparmi degli animali della nostra fattoria, dedicandoci ai quali siamo viviamo a stretto contatto della natura».

Ed è in questo luogo bucolico del ragusano che hanno preso vita un B&B, più simile per i servizi che offre a un vero e Hotel, e il ristorante “I Settetornanti”, strutture che ricadono nella Tenuta Cellone, contrada situata a 3 chilometri e mezzo da Ragusa Ibla, perla del barocco siciliano. Un angolo di paradiso che ha consentito ai 12 soci della cooperativa di superare la pandemia quasi senza avvertire la difficoltà del periodo, facendo la spola tra la loro casa e il fondo, occupandosi di Violetta, l’asinella di cui sono tutti innamorati, l’energica cavalla Stellina, ma anche dei numerosi tacchini, delle simpatiche oche e paparelle che animano la fattoria, pronti anche loro ad accogliere i visitatori, primi tra i quali le scolaresche.

«Non vediamo l’ora – spiega Salvo Borrelli, presidente della Cooperativa – anche perché è un’attività che deve partire da tempo. Aspettiamo che la Regione venga a fare l’ultima ispezione per consentirci di dare il via a tutto. Potremo, in tal modo, fare partire anche la "cooking class", ma quella delle tradizioni del territorio, non quella dei grandi chef, attesa da molti».

Una tradizione che si respira in ogni attività di Tenuta Cillone, un tuffo nel passato che si alimenta dell’energia contagiosa di questi giovani lavoratori che amano mettersi a disposizione degli altri. Un meraviglioso mosaico che si compone, infatti, attraverso l’inclusione dei ragazzi, la maggior parte dei quali, grazie a un progetto personalizzato, si autogestice nei due appartamenti messi a loro disposizione, arrivando a essere autonomi dal punto di vista sociale e lavorativo.

Pieno di entusiasmo pure Stefano, anche lui nel consiglio di amministrazione della cooperativa insieme a Emanuele, ogni giorno pronto a rimboccarsi le maniche e dimostrare che non si tratta di un semplice posto di lavoro, ma una scommessa di vita.

«La mia storia? Comincia scontrandomi con la mancanza di lavoro nel mio territorio – dice, superando la timidezza che gli fa preferire stare un passo indietro a tutto e tutti, però impegnandosi con tutte le sue forze per rendere sempre più compiuto il progetto -. Non c’è, però, voluto molto per innamorarmi di questo lavoro».

Una storia, quella di ognuno dei 12 ragazzi della cooperativa, che, insieme a quella degli altri, trasforma un progetto come questo in una vera e propria avventura.

«L’uno completa l’altro – aggiunge in conclusione il presidente – e, insieme, fanno una squadra unica. In questa casa padronale che abbiamo ristrutturato grazie all’opportunità data dal bando “Ricettivamente” di Fondazione CON IL SUD, abbiamo realizzato una grande impresa umana. Il prossimo anno, con la cooking class metteremo in moto un altro pezzo del nostro progetto, sviluppando il processo educativo con i minori e con le scuole. Durante la pandemia dovevamo fermarci, ma abbiamo deciso di andare avanti rischiando. Non pensavamo che sarebbe arrivata anche la guerra in Ucraina, ma ora abbiano superato tutto e siamo più in forma che mai. La nostra esperienza all’Happening della Solidarietà con i nostri prodotti ha dato modo ai ragazzi di capire quanto importante sia quel che fanno. Lo sapevano, ma avere un riscontro pubblico aiuta sempre di più».