Welfare & Lavoro

20mila donne, 106 centri antiviolenza, 62 case rifugio. Ecco chi aiuterà D.i.Re con Ferragni

Chiara Ferragni devolverà l'intero compenso della sua partecipazione al Festival di Sanremo all’associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, che gestisce oltre 100 centri antiviolenza e più di 60 case rifugio in tutta Italia: luoghi in cui vengono accolte gratuitamente le donne che hanno subito violenza di vario genere

di Sabina Pignataro

Chiara Ferragni ha annunciato di aver devoluto l'intero compenso della sua partecipazione al Festival di Sanremo all’associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, che gestisce, dal quasi 15 anni, oltre 100 centri antiviolenza e più di 60 case rifugio in tutta Italia.

Cosa sono i centri antiviolenza

I Centri Antiviolenza sono luoghi in cui vengono accolte le donne che hanno subito violenza di vario genere: fisica; sessuale; economica; psicologica; stalking. Grazie all’accoglienza telefonica, ai colloqui personali, all’ospitalità in case rifugio e ai numerosi altri servizi offerti, le donne sono coadiuvate nel loro percorso di uscita dalla violenza. I servizi offerti dai centri Antiviolenza sono generalmente gratuiti, con una compartecipazione alle spese nelle Case Rifugio in base alle proprie entrate


Dove son i centri

I Centri della Rete sono presenti in tutte le regioni italiane, tranne che nella Regione Molise, ma sono distribuiti non omogeneamente
A questo link sono disponibili tutti i numeri di telefono dei centri antiviolenza D.i.Re, città per città in ordine alfabetico.

Le Case rifugio, spesso ad indirizzo segreto, ospitano le donne ed i loro figli minorenni per un periodo di emergenza. Oltre la metà dei Centri (58,5% dei casi) può contare su almeno una struttura di ospitalità (62 in totale), con un’offerta di 185 appartamenti e 1023 posti letto.

Chi si rivolge ai centri

Nel 2021 sono state più di 20mila le donne accolte (+ 3,5% rispetto al 2020). I Centri della Rete accolgono prevalentemente donne italiane (solo il 26% hanno una diversa provenienza), un dato costante negli ultimi anni (26% nel 2020 e 26,5% nel 2019) e allineato con il dato nazionale ISTAT del 2020 (27,7%) e del 2019 (28%).
La maggior parte di loro ha un'età compresa tra i 30 e i 49 anni.

Quali sono i servizi offerti

I Centri antiviolenza svolgono:

  • attività di consulenza psicologica,
  • consulenza legale,
  • gruppi di sostegno,
  • formazione, promozione, sensibilizzazione e prevenzione, raccolta ed elaborazione dati;
  • percorsi di orientamento al lavoro in circa il 90% dei casi. Questo dato è particolarmente significativo se si pensa che una donna su tre (31,9% tra disoccupate, casalinghe e studentesse) è a reddito zero, in linea con il 2020 (32,9%) e il 2019 (33,8%). Solo il 37% (tra occupate e pensionate) può contare su un reddito sicuro.

Chi accoglie le donne? Sette attiviste su dieci sono volontarie

L’attività dei centri si sostiene per gran parte sul lavoro volontario delle attiviste, di cui solo il 33% è retribuito, anche a causa della scarsità e non strutturalità dei fondi.

Le difficoltà economiche dei centri antiviolenza

I Centri antiviolenza conoscono molto bene la difficoltà di far arrivare a destinazione gli stanziamenti promessi dal Governo. Come racconta Cronache di un’occasione mancata, il dossier di ActionAid, al 15 ottobre 2021 le Regioni hanno erogato alle Case rifugio e ai Centri antiviolenza il 71% dei fondi dell’anno 2017; il 67% di quelli previsti per il 2018; il 56% di quelli del 2019, e soltanto il 2% dei 27,5 milioni messi a disposizione nel 2020. Nello stesso anno la ministra Elena Bonetti aveva stabilito uno stanziamento di 3 milioni di euro per le spese straordinarie sostenute dalle Case rifugio per la pandemia: alla fine del 2021 risultava liquidato solo l’1%.

«Sono lieta di avviare la collaborazione tra l’associazione nazionale D.i.Re e Chiara Ferragni, certa che prevenire e contrastare il fenomeno pervasivo della violenza maschile alle donne richiede azioni concertate e di rete, condivise tra tutte e tutti coloro i quali convergono nel considerare il fenomeno una violazione dei diritti umani», afferma Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. «La collaborazione e il progetto pilota offriranno la possibilità di conoscere e riconoscere la violenza maschile alle donne a un pubblico ampio e variegato e allo stesso tempo favorirà il percorso di uscita dalla violenza a tante donne offrendo loro la possibilità di costruire il futuro in autonomia».

«D.I.Re. è l’associazione italiana che più si batte concretamente su tutto il territorio italiano contro la violenza maschile sulle donne – spiega Chiara Ferragni-. Per questo motivo, non solo ho scelto di sensibilizzare il pubblico del Festival di Sanremo su questo tema, ma ho voluto dare un aiuto concreto, iniziando un rapporto con D.i.Re, che spero possa proseguire anche nei prossimi anni».

Nella foto, Ferragni è con Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.


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