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Nidi: l’Europa rilancia ma a noi già mancano 32mila educatori

Mentre l'Europa rilancia e chiede di arrivare ad una copertura del 45% nei nidi entro il 2030, noi non solo non abbiamo ancora raggiunto il 33% previsto per il 2010, ma anche se ci arrivassimo grazie agli investimenti del Pnrr, ci mancano 32mila educatori che poi di quei bimbi si prendano cura. La rete EducAzioni chiede un incontro urgente al ministro Valditara

di Sara De Carli

Mentre l’Italia da mesi fa roboanti proclami prefiggendosi di raggiungere un obiettivo che avrebbe dovuto raggiungere già nel 2010, ovvero tredici anni fa, l’Europa alza il tiro. La cosa peggiore, però, è che pure questa volta l’obiettivo vecchio non è scontato che lo raggiungeremo.

Stiamo parlando dei nidi. Con la Raccomandazione 14785/22 del 29 novembre 2022, a distanza di vent’anni, il Consiglio dell’Unione Europea ha ripreso in mano il tema dell’estensione dell’offerta educativa per i bambini e le bambine prima dell’obbligo scolastico, rivedendo gli obiettivi quantitativi fissati a Barcellona nel 2002. Nel 2002 venne fissato l’obiettivo del 33% di copertura entro il 2010 per i bambini sotto i tre anni, mentre la nuova Raccomandazione fissa il target del 45% di copertura entro il 2030. L’italia però l’obiettivo del 33% come è noto non lo ha realizzato né a livello nazionale, né a livello regionale: la media nazionale di copertura è del 27,2% ma solo sei regioni superano la quota del 33% fissata in sede Ue, mentre tutte le regioni del Mezzogiorno, con l'eccezione della Sardegna, si collocano al di sotto della media nazionale. Le sei regioni virtuose sono Valle d'Aosta (43,9), Umbria (43), Emilia-Romagna (40,1), Toscana (37,3), Lazio (34,3) e Friuli-Venezia Giulia (33,7), mentre in coda alla classifica abbiamo Campania (10,4%), Calabria (10,9%) e Sicilia (12,4%). Il recente approfondimento di Openpolis e Con i bambini ha tutti i numeri e bellissime mappe interattive.

La raccomandazione peraltro ribadisce le motivazioni per cui è importante che i bambini sotto i tre anni possano frequentare il nido e che quelli tra 3 e 6 anni possano andare alla scuola dell’infanzia e dedica grande attenzione al tema dell’accessibilità dei servizi, evitando che il costo diventi un ostacolo alla loro frequenza. Non si supera ancora la logica per cui i servizi per la prima infanzia sono visti dalla politica soprattutto come strumenti di conciliazione per il lavoro delle mamme ma si sottolineano molto i vantaggi per lo sviluppo e il benessere dei bambini, in particolare di quelli più svantaggiati.

Il Pnrr stanzia importanti risorse per i nidi: 2,4 miliardi di euro (più 600 milioni per le scuole dell’infanzia) ma già abbiamo visto come i Comuni non abbiano fatto follie per partecipare ai bandi, anzi: per arrivare a impegnare tutte le risorse cui sono volute tre proroghe e una task force che affiancasse i Comuni.

Non solo. Alleanza per l’infanzia ed EducAzioni hanno più volte segnalato i loro timori rispetto all’attuazione del Pnrr e alla possibilità di raggiungere l’obiettivo del 33% nei tre livelli: nazionale, regionale e sub-regionale. Così come hanno più volte lanciato l’allarme che il problema non sarà tanto e solo costruire nidi e creare posti, ma avere il personale educativo che sappia prendersi cura di quei bambini. È il short labour che affilgge un po' tutti i servizi educativi. Già ora infatti di educatori non ce ne sono, figuriamoci come potremo trovare i 32mila in più che servono per seguire i bambini che arriveranno sui nuovi posti da creare. «Occorre intervenire urgentemente per sostenere gli Enti Locali che sono in forte difficoltà nel reclutamento di figure professionali necessarie, migliorando le procedure per individuare e attrarre persone in possesso delle caratteristiche ricercate e in numero adeguato, al fine di evitare ulteriori ritardi e scongiurare l’adozione di risposte emergenziali con gravi rischi per la qualità dei servizi», scrivono di nuovo i due network. Alleanza per l’infanzia ed EducAzioni segnalano la necessità di prevedere la formazione di un numero adeguato di personale con la qualifica richiesta, che dal 2017 è la laurea universitaria triennale: «Occorre con urgenza formare nuove generazioni di educatori e docenti, perché nei prossimi 10 anni i pensionamenti dimezzeranno i docenti delle scuole dell’Infanzia e gli educatori nei nuovi nidi, costruiti con i fondi del Pnrr, sono insufficienti. Si stima che per avere un personale in numero sufficiente per far funzionare i nuovi posti previsti dal Pnrr occorrano almeno altri 32mila educatrici/educatori, oltre a quelli attualmente presenti».

Ecco allora che diventa urgente una programmazione congiunta tra Atenei, Amministrazioni regionali e Enti Locali affinché vengano formati educatrici/educatori e docenti in numero corrispondente al fabbisogno previsto nei vari territori. Per incoraggiare i giovani a intraprendere questo percorso formativo e la professione di educatori/educatrici della prima infanzia e per garantire la qualità educativa di questi servizi, occorre da un lato riconoscere maggiormente questa professione, nella sua piena specificità e dignità educativa, in continuità con la scuola dell’infanzia, con la scuola primaria e secondaria, dall’altro intervenire radicalmente sulla “giungla contrattuale” e le disparità sia di trattamento economico, sia di riconoscimento professionale, che caratterizza i rapporti di lavoro, a seconda che si tratti di nidi a gestione pubblica, privata o di terzo settore. Occorre, inoltre, monitorare la qualità di tutti i servizi educativi 0-6, anche attraverso strumenti nazionali, come già avviene nel resto del sistema scolastico e in molti altri paesi europei. Né va, infine, trascurata la raccomandazione delle principali agenzie internazionali (Organizzazione Mondiale della Sanità, Unicef, Banca Mondiale) di offrire a tutti i neo-genitori opportunità di rafforzamento delle loro capacità genitoriali anche tramite “servizi integrativi” quali i Centri Bambini e Famiglie e servizi analoghi, già previsti dalle leggi, con il coinvolgimento di genitori (madri e padri) e bambini insieme, per accompagnarli nella scoperta di pratiche utili alla relazione e allo sviluppo del bambino, quali, ad esempio, la lettura condivisa, il gioco e l’esperienza musicale.

Per questo EducAzioni chiede un incontro urgente con il Ministro dell'Istruzione e del Merito per affrontare le questioni legate alla attuazione del Pnrr e del Piano di Azione Nazionale Garanzia Infanzia e alla formazione e reclutamento di educatori e insegnanti dei servizi per l'infanzia.

Foto Unsplash


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