Cooperazione & Relazioni internazionali

Pronti a ripartire per salvare vite nel Mediterraneo: il diario a bordo della Sea Eye

La giornalista e fotografa Martina Morini terrà una corrispondenza dalla nave umanitaria salpata dal porto spagnolo di Burriana: «La maggior parte dei miei compagni di viaggio non si sono mai incontrati prima ma condivideremo nelle prossime settimane spazi estremamente ristretti ed emozioni talmente forti che li legheranno per il resto della vita»

di Martina Morini

La Sea Eye è una barca di 53.11 metri, larga 11.5, che pesa 1053 tonnellate. Nella sua ultima missione ha sbarcato nel porto di Livorno 108 persone che ha soccorso nella zona SAR italiana e si è poi diretta verso il porto di Burriana in Spagna. È da qui che comincerà il suo prossimo viaggio. Io invece sono Martina Morini, faccio la fotografa e sarò a bordo della prossima missione cercando di raccontare, quando la connessione e il mare lo permetteranno, cosa succede a bordo di una nave di soccorso nel mezzo del mediterraneo. Da oggi parte il mio diario per VITA a bordo della Sea Eye.

Giorno Zero

Ho chiuso la mia ultima missione come fotografa a bordo di una nave di salvataggio nel mese di agosto 2021. Ne sono uscita emotivamente sconvolta, professionalmente migliorata e fisicamente molto provata. Ne sono uscita anche profondamente convinta che il mio lavoro stesse diventando obsoleto e che andasse solo ad alimentare una narrativa ormai satura pur sapendo che va comunque fatto. Mi sono accorta di una sorta di “assuefazione al dramma” fomentato da una sovrapproduzione di immagini scattate a bordo delle navi che oramai fanno fatica a bucare le coscienze. Ho avuto paura che questo potesse accadere anche a me in qualche modo perché so che è un rischio che questo lavoro può comportare, un escamotage di sopravvivenza inconscio.

Desidero riuscire a mantenere il contatto con la parte umana di me, quella che mi fa provare ancora empatia nel vedere una barca di persone alla deriva nel cuore della notte in mezzo al mare

Normalizzare una situazione assurda per non soffrire ogni volta che la si affronta di nuovo. Ho pensato che ad un certo punto potesse diventare normale per me essere in una barca, nel mezzo del Mediterraneo alla ricerca di persone alla deriva e ho sperato che non lo diventasse anche se il prezzo da pagare può essere quello di sentire ad ogni missione lo stesso sconforto, rabbia e frustrazione. Ho desiderato di riuscire a mantenere il contatto con la parte umana di me, quella che mi fa provare ancora empatia nel vedere una barca di persone alla deriva nel cuore della notte in mezzo al mare. Ho sperato di essere capace di limare ogni volta quel callo che si può formare nell'essere continuamente immersa in questa situazione. Ho sinceramente sperato di poter soffrire ancora come la prima volta. Ora, che sto per cominciare una nuova missione, sono terrorizzata dalla possibilità che i miei desideri si avverino.

Oggi diversi voli economici provenienti da mezza Europa atterreranno nel porto di Valencia portando 25 persone che si incontreranno a Burriana, un piccolo porto spagnolo fra Barcellona e Valencia. La maggior parte di quelle persone non si sono mai incontrate prima ma condivideranno nelle prossime settimane spazi estremamente ristretti ed emozioni talmente forti che li legheranno per il resto della vita. É il giorno zero della missione n 01/2023 della Sea Eye 4, la prima da quando l'Italia ha emanato un nuovo decreto che vorrebbe disciplinare il loro intervento in mare: il numero 1 del 02 Gennaio 2023. È da qui che da oggi terrò il mio diario di bordo per i lettori di VITA.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA