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Alessio D’Amato: «Costruirò un welfare di comunità col Terzo settore»

Parla il candidato del centrosinistra alle regionali del Lazio e assessore uscente alla sanità. Sull'ambiente dice sì al termovalorizzatore di Roma ma rivendica anche l'accelerazione sulle comunità energetiche e assicura che marcerà verso la transizione ecologica. Sull'inclusione delle persone con disabilità, ricorda che è un diritto costituzionale. «Mi commuovo spesso», confessa, «quando vedo situazioni di disagio sociale»

di Giampaolo Cerri

Alessio D’Amato è un po’ un simbolo di una nuova generazione di politici della sinistra italiana: non ha fatto il ’68 ma ci è nato, a Roma, ergo non è della generazione degli (ex)rottamatori. Al Labaro, quartiere popolarissimo della Capitale, ha cominciato a far politica, nel 1991, con Rifondazione comunista, poi con Olivero Diliberto nel Partito dei comunisti italiani-Pdci, approdando, negli anni successivi, al Pd. Sociologo anche per passione civile, arriva alla politica regionale nel 2005, da consigliere d’opposizione, presidiando alla Pisana, il grande palazzo del governo del Lazio, temi centrali come sanità e lavoro. Nel secondo mandato da presidente, Nicola Zingaretti lo chiama a occuparsi, come assessore, di sanità e di integrazione socio-sanitaria, poltrona dove lo sorprende la pandemia, facendone un volto noto anche a livello nazionale. E quel volto, largo e spesso sorridente, il Pd ha scelto per provare a tenersi una delle regioni strategiche del Paese. VITA lo ha intervistato.

Assessore, lei si candida alla presidenza, avendo già governato il dossier più scottante di tutti: la sanità. Lo ha fatto in "Piano di rientro", in mezzo a una pandemia, che molti le danno atto aver affrontato con grande competenza. Se tornerà da governatore, quali saranno i temi che metterà in cima alla lista per il suo successore?

La sanità è da sempre un banco di prova fondamentale per qualsiasi regione d’Italia. Noi nel Lazio, per tutta la durata della giunta guidata da Zingaretti, abbiamo risanato un’amministrazione con un bilancio in deficit di miliardi di euro. Abbiamo ripreso ad assumere, abbiamo costruito nuove strutture e messo in cantiere ospedali che i territori attendevano da anni. E che anche grazie ai soldi del Piano nazionale ripresa e resilienza – Pnrr saranno realizzati. Il Lazio è stato un modello anche durante la gestione del Covid, avvenuta in sinergia in tutte le sue fasi: da quella acuta ospedaliera delle terapie intensive ai tracciamenti, dai tamponi ai vaccini.

Un modello da replicare?

Sicuramente, per dare un seguito a tutto il lavoro fatto fino ad oggi, quello che vorrei proseguisse, è la nostra idea di rivoluzione gentile. Questi anni ci hanno fatto riscoprire il valore della sanità e del welfare pubblici. L’importanza centrale nello stesso “essere comunità” di uno Stato che garantisca salute e assistenza alle proprie cittadine e ai propri cittadini. In questo, siamo determinati nel portare avanti i progressi avvenuti negli ultimi decenni per ridurre le differenze di accesso alle prestazioni sanitarie, in relazione alla posizione socioeconomica e al titolo di studio e in questo abbiamo finalmente registrato un’inversione di tendenza. Poi medicina territoriale, assistenza domiciliare e piano strategico per la telemedicina, sono solo alcuni dei temi cruciali che di sicuro metterei in cima alla lista, per una sanità pubblica che continui ad affermarsi efficiente e giusta, anche grazie agli investimenti del Pnrr.

Il socio-sanitario è una delle aree in cui è più forte il coinvolgimento del Terzo settore, spesso però considerato fornitore di servizi a basso costo. Una sentenza della Consulta, la 131/2020, a proposito del Codice del Terzo settore e che riguardava proprio una regione, impegnerebbe ora le amministrazioni pubbliche a coprogettare le risposte ai bisogni dei cittadini con le organizzazioni non profit. Da governatore, si immagina che realisticamente si possa andare in questa direzione in alcuni ambiti?

Assolutamente sì, occorre andare in questa direzione anche e soprattutto portando a compimento la proposta di legge sul Terzo settore approvata dalla giunta regionale che ha come obiettivo quello di realizzare sul territorio regionale un’uniformità di disciplina. La proposta infatti sancisce l’importanza del ruolo delle formazioni sociali e in particolare proprio del Terzo settore all’interno della nostra società, al punto da considerare il loro ruolo strategico nell’attuazione degli interventi al fianco delle amministrazioni pubbliche. Il Terzo settore deve entrare a pieno titolo nel sistema del welfare di comunità, diventando portatore di idee e proposte che sono espressione diretta dei bisogni dei soggetti più fragili.

Un altro dossier importante è quello ambientale, spesso tutto incentrato sulle vicende romane. Cosa c’è nel suo programma su rifiuti ed energia, per cui un cittadino attento alla sostenibilità debba sceglierla?

Il nostro programma in tema di ambiente, sostenibilità e rifiuti è molto ampio.

Proviamo a riassumerlo.

Per quanto riguarda i rifiuti, ribadisco il nostro sì al termovalorizzatore. Si tratta di un’opera pubblica decisa con procedure straordinarie da parte dello Stato, come è stato per il ponte Morandi a Genova, che va fatta, con tutte le valutazioni tecnico scientifiche del caso. Non ci possono essere incertezze o tentennamenti ed è fondamentale, in questo, che la Regione lavori in sinergia con Roma. Per questo aiuterò il sindaco Roberto Gualtieri a chiudere il ciclo, è una questione di decoro e di salute pubblica per la città, anche in vista del prossimo Giubileo, per cui sono previsti 40 milioni di visitatori. Oltre al ciclo dei rifiuti, al tema della sostenibilità è strettamente collegato anche quello della transizione ecologica e il Lazio, con l’ultima giunta regionale, è la prima regione d’Italia ad averne approvato un piano.

Importante, dunque…

Negli ultimi cinque anni la transizione è stata un punto focale della nostra azione: efficientamento energetico, promozione di comunità energetiche, 100 comunità in 100 comuni, l’impegno su appalti pubblici sostenibili, senza dimenticare il progetto Ossigeno riconosciuto un’eccellenza a livello internazionale, con la piantumazione di 6 milioni di nuovi alberi e arbusti (uno per ogni abitante del Lazio, ndr). Si tratta, insomma, di un insieme di misure che vedrà un rafforzamento importante e in cui la questione energetica sarà un punto chiave per i cittadini, per le imprese e per la politica industriale della nostra regione. Il nostro impegno in questo senso è continuare ad essere una Regione in prima fila nella transizione ecologica, negli investimenti per le fonti energetiche rinnovabili e nelle filiere della produzione energetica, uno dei punti di forza della nostra strategia di reindustrializzazione, nel portare circolarità nelle nostre filiere produttive.

Sulla salute mentale, VITA sta facendo un viaggio nell’eredità di Basaglia. Gli anni di lockdown hanno dilatato un po’ ovunque i bisogni. Che cosa immagina per il suo Lazio?

La pandemia, il lockdown e l’isolamento a cui spesso ci siamo sottoposti per la paura di contrarre il Covid hanno inciso moltissimo sullo stato della nostra salute mentale. È sicuramente aumentato il livello di stress e forse diminuita anche la nostra capacità di affrontare le difficoltà e sopportare il dolore. I numeri parlano di un incremento della depressione e dello stress di circa il 25%, un dato assolutamente non trascurabile. E forse quello che ci preoccupa di più è che le prime vittime sono state e sono i giovani, con un aumento dei casi di autolesionismo e suicidio.

Che fare, assessore?

È chiaro che di fronte a tutto questo dobbiamo prima di tutto abbattere il muro dell’indifferenza, che spesso si eleva di fronte alle malattie mentali, e poi rafforzare il sistema dell’accesso alle cure psicologiche e psichiatriche, potenziando reparti esistenti e creandone di nuovi laddove non ci sono. In questa direzione va anche uno dei provvedimenti adottati dalla giunta regionale con il "Bonus psicologo" che, collegandomi al discorso di prima, è stato pensato proprio per offrire aiuto ai nostri ragazzi, soprattutto a chi ha possibilità economiche ridotte.

Parliamo anche di inclusione lavorativa per le persone con disabilità, assessore. Associazioni come la Federazione italiana superamento dell'handicap – Fish, non si stancano di ricordarne l’urgenza. Da governatore, vorrebbe qualcosa di meglio per queste persone e questo territorio?

Insieme all’assessorato al Lavoro e a quello alle Politiche Sociali, in questi anni, abbiamo messo in campo diverse iniziative, tra cui servizi di sostegno e di collocamento mirato, tra questi senza dubbio ci sono il Servizio Inserimento lavoro disabili – Sild o la creazione di Centri polivalenti per giovani e adulti con disturbo dello spettro autistico e altre disabilità. Non possiamo dimenticare quello che dice l’articolo 27, dedicato al lavoro ed occupazione, della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità che riconosce il diritto a un ambiente lavorativo inclusivo ed accessibile, con la possibilità di mantenersi attraverso la propria attività. Un diritto intoccabile che non solo è urgente.

Il mondo sociale che si occupa di minori, le associazioni come le comunità, teme che anche nel Lazio si replichi la legge “allontanamento zero” già adottata in Piemonte, rendendo di fatto impossibile l’affido di minori in difficoltà. A novembre una sua ex-alleata, la grillina Francesca De Vito, oggi consigliera Fdi, ha presentato una proposta analoga. Che cosa farà, se sarà eletto?

Sostenere la genitorialità e soprattutto tutelare il primario interesse e diritto dei bambini a crescere nella propria famiglia. Questo è quello che le istituzioni devono tenere sempre a mente. Si tratta senza dubbio di un compito delicato, perché parliamo di minori. Io credo che sia un campo sul quale è necessario lavorare tutti insieme, accogliendo le intuizioni e le idee migliori non tanto di chi come me fa politica, ma di tutte quelle associazioni che lavorano con cura e amore in questo settore, con il supporto della magistratura, chiamata in causa per tutelare i piccoli. Un lavoro corale insomma, affinché si costruisca una legge davvero efficace e senza appigli o sbavature.

Con la giunta Zingaretti vi siete mossi in questa direzione?

Non siamo stati a guardare, ma abbiamo messo in campo tante iniziative, interventi e progetti su cui varrebbe la pena insistere: il sostegno ai nuclei mamma e bambino; i centri per la famiglia o per esempio il programma denominato "Sostegno al primo anno di vita del bambino".

Lei è sociologo e ha studiato peace keeping: immagina che il “suo” Lazio potrebbe in qualche modo aiutare i processi di pace nel mondo?

Mi creda, nessuno di noi avrebbe mai pensato di dover convivere, da quasi un anno, con una guerra a pochi chilometri di distanza da dove viviamo. Le immagini che ci arrivano dall’Ucraina attraverso i tg o quelle che vediamo sui siti sono terribili e ci riportano ai conflitti che i nostri padri o i nostri nonni hanno dovuto affrontare, pagando anche con la loro vita. Qui nel Lazio abbiamo, da subito, attivato il sistema dell’accoglienza e aiutato dal punto di vista sanitario e logistico migliaia di persone, quasi tutti donne e bambini. Nei loro occhi si legge a chiare lettere il bisogno di pace, quella che tutti dovremmo cercare con più forza e convinzione, per evitare che questo conflitto si prolunghi ulteriormente.

In campagna elettorale avrà fatto già molti incontri col volontariato e le organizzazioni di Terzo settore. C’è un luogo, una situazione, un volto che l’hanno colpita come cittadino, prima che come politico?

Le confesso che mi capita spesso di commuovermi di fronte a situazioni di degrado e di disagio sociale, come mi è successo di fronte a un paziente che usciva da una lunga malattia, con la speranza concreta di sopravvivere. E di farlo anche bene.


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