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A Borutta si fa comunità anche con WhatsApp

Meno di 300 abitanti in provincia di Sassari. Come rilanciare un comune in «picchiata libera» demografica? Le risposte del sindaco Silvano Arru: comunità energetica, percorsi del turismo religioso e costruzione di un forte senso di appartenenza e coesione con suoi concittadini con i quali ha aperto anche un gruppo WhatsApp

di Gabriella Debora Giorgione

Fare il sindaco in un piccolo comune è una specie di "sindrome", ci dice il sindaco Arru oggi. Piccoli comuni, grandi Sindaci è la rubrica che sta incontrando i sindaci e le sindache che in Italia governano le comunità con meno di 5mila abitanti. Problemi, sfide, visioni, progetti e impegno politico di una classe dirigente che spesso lavora instancabilmente per tenere coeso il tessuto sociale del 67% del territorio italiano.

Nevica, a Borutta. Silvano Arru mi riceve nella sala della tavernetta, alle spalle una gigantesca cartina geografica. Rilassato, sereno, Arru parla a metà tra il poetico e il formale, tra il riflessivo e il combattivo: fare il sindaco qui è ancora meno facile che altrove. La Sardegna si spopola. E lo fa quasi ovunque: prima erano solo le zone interne a svuotarsi, ma adesso la "grande fuga" si sta allargando alle città, alle zone di mare, ai centri produttivi. Una emorragia che sfiora il dieci per cento nei primi otto-nove mesi del 2022 e che ha fatto investire alla Regione Sardegna oltre 100 milioni di euro in bonus per chi decide di andare a vivere nei piccoli comuni. Ma il vero grande danno è la rassegnazione, che però Silvano Arru non mostra mai, durante il nostro colloquio in cui conosciamo anche uno dei due figli e la moglie.

Sindaco dal 2011, un bel primato…
Nelle piccole comunità è una cosa molto usuale, innanzitutto perché non è facile trovare chi faccia il sindaco. E poi c’è proprio una “sindrome”: l’attaccamento al proprio paese, il pensiero di non avere fatto di tutto per garantire un buon futuro alla propria comunità e la gratificazione per quello che si vede cambiare. Accanto a questo, ovviamente, c’è un grande sacrifico della vita personale: è un periodo della vita in cui ogni giorno ti dici “chi me lo ha fatto fare” e il giorno dopo ti senti realizzato. E molte volte c’è anche la voglia di vedere concretizzarsi i progetti che si avviano, perché i tempi della pubblica amministrazione sono piuttosto lenti.

Spopolamento di Borutta?
Borutta è in picchiata libera, solo nel mio primo mandato il numero è aumentato di una-due unità. Questo perché all’inizio abbiamo attivato una politica di incentivazione energetica: chi veniva ad abitare a Borutta, coppie giovani con figli, o apriva una nuova attività, avrebbe avuto la fornitura di energia elettrica gratuita. Gli unici comuni sardi che aumentano la popolazione sono quattro comuni costieri, il resto è su una via di non ritorno pericolosa: fra 40-50 anni si stima che la popolazione sarda sia dimezzata. Borutta nell’arco di 60 anni scomparirà, dicono le statistiche, dovremmo riuscire a mantenere l’indice del due per cento. Ecco perché per prima cosa abbiamo scelto quell’incentivo economico ed energetico.

Forse l’insularità associata all’area interna…
Allora, siamo un piccolo comune vicino ad altri 13 piccoli comuni e siamo in un territorio tutto sommato favorevole perché siamo anche vicini al capoluogo di regione, al porto e all'aeroporto, abbiamo una qualità della vita che è senza dubbio superiore ai grandi centri, c’è poco degrado sociale, abbiamo zero criminalità, ma non basta. Noi ce la mettiamo tutta, ma credo che anche la politica nazionale debba intervenire con alcuni correttivi perché siamo su una via pericolosissima di non ritorno.

Avete puntato sulla comunità energetica, innanzitutto…
Esatto. La nostra idea nasce nel 2012, avevamo individuato nella “Pala eolica di comunità” il risparmio energetico, non tanto in funzione ecologista, ma appunto come lotta allo spopolamento. L’idea era di offrire un risparmio in bolletta sia ai cittadini, sia a chi volesse venire a vivere nelle tante case sfitte che abbiamo. Questo ci ha consentito di diventare autosufficienti in tutte le strutture pubbliche, compresi asilo e campo di calcio, fino all’illuminazione pubblica. Poi l’obiettivo è diventato quello di rendere autosufficiente la cittadinanza che risparmierà circa 3-4mila euro l’anno. Credo che su questi temi ormai ci sia una coscienza radicata e la guerra in Ucraina ci sta mostrando come sia assolutamente necessario trovare fonti alternative alla dipendenza dal gas russo Noi ci stiamo arrivando per gradi, adesso con le risorse del Pnrr, faremo dieci abitazioni classe energetica nZEB, acronimo di Nearly Zero Energy Building, che daremo a giovani coppie che verranno ad abitare a Borutta. Non è una misura sociale, ma motivazionale.

Perché si è dimesso da presidente dell’Unione dei Comuni del Meilogu?
Perché ho cominciato una nuova esperienza lavorativa, anzi mi è dispiaciuto tantissimo. Con i Comuni dell’Unione abbiamo fatto davvero tanto: 36 progetti della programmazione territoriale per circa 12 milioni di euro; potenziamento del servizio di trasporto locale; servizio di bus navetta verso le località marine; la raccolta differenziata dei rifiuti tra i più alti d’Italia, intorno all’85 %; il distretto rurale, solo per citarne alcuni.

Nuova eperienza lavorativa?
Sì, dal 9 gennaio io ho iniziato a fare il Segretario comunale in tre Comuni: Bortigari, Bortigiadas e Santa Maria Coghinas e un quarto Comune mi ha chiesto di dare una mano.

Ma riesce a conciliare?
Mi sto organizzando, la mattina presto vado in Comune a Borutta, cerco di essere presente appena rientro la sera, nei piccoli paesi si è sempre presenti, non ci sono orari. Ma ho la fortuna di avere un bravo Vicesindaco e bravi dipendenti ed anche un ottimo Segretario comunale. Per fare il sindaco secondo me è richiesta un certo tipo di formazione, la mia professione mi ha aiutato e mi aiuta molto. Ma ci vuole anche tempo, ci vuole una dedizione assoluta.

Ma penso che occorra anche una buona organizzazione familiare…
Mia moglie è una imprenditrice agricola, anche se per sopperire alla mia assenza ha un po’ lasciato. Ma adesso i nostri due figli sono un po’ più grandi quindi penso ci sarà una ripresa, anzi sta pensando di orientare l’azienda a fattoria didattica.

Quante persone con disabilità ci sono a Borutta?
Una ragazza che seguiamo molto da vicino ed è molto integrata nella vita di comunità ed un ragazzo vittima di un incidente stradale che purtroppo non riesce a muoversi ed è seguito a casa.

Reddito di cittadinanza e Puc?
Abbiamo un paio di persone che però hanno una serie di problemi di tipo motorio per i quali non possono essere adibiti a lavori molto pesanti e quindi sono impegnati in prime informazioni ai turisti o pulizia delle fontane e abbeveratoi.

La sua famiglia di origine? Amministratori anche loro?
Ho avuto due nonni che sono stati amministratori, ma solo assessore e consigliere. Però il nonno assessore era in giunta con Ninetta Bartoli, che è stata la prima sindaca d’Italia, nel 1946. Io Ninetta l’ho conosciuta, era una donna molto autorevole, anzi autoritaria. Senza di lei Borutta forse non sarebbe esistita. È stata lei a portare a Borutta i monaci che poi hanno costruito il monastero e lei ci ha messo tanti soldi di tasca propria. Anzi, noi abbiamo a Borutta l’unica abbazia regionale sarda e su questa stiamo molto puntando per il turismo di tipo religioso, abbiamo già 65 posti letto e sta nascendo anche un ristorante. L’abbazia è molto ricercata per i prodotti dei monaci

Cosa c’è nel suo futuro?
Io sono un “uomo rurale”, peraltro cresciuto a Porto Torres, sul mare, perché mio papà lavorava lì. Ma io ho bisogno del silenzio, della dimensione della piccola comunità, quindi penso che il mio futuro possa solo essere qui, anche quando non sarò più sindaco.

Sindaco ma è vero che lei ha un gruppo WhatsApp con i cittadini?
Sì, assolutamente, con tutti i capi famiglia di Borutta, in pandemia è stato utilissimo e poi l’abbiamo lasciato.

Sabato prossimo Piccoli comuni, grandi Sindaci sarà a San Bellino, piccolo comune della provincia di Rovigo


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