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La “Legge Marcora”: esempio di politica attiva per il lavoro

Il dilemma cui si trova di fronte la politica è sempre lo stesso: da una parte ci sono i costi che la collettività deve assumersi per attuare le necessarie politiche assistenziali; dall’altra l’opportunità di concentrare le risorse pubbliche nella rigenerazione della base produttiva, nel sostegno allo sviluppo. La Legge Marcora risolve il dilemma in modo originale e innovativo scommettendo, prima di tutto, sulla responsabilità dei lavoratori interessati dalle crisi industriali in atto. Una lezione valida ancora oggi

di Mauro Frangi

L’Italia dei primi anni Ottanta è un Paese che attraversa un periodo di forte trasformazione economica e sociale, caratterizzato da una profonda crisi industriale ed occupazionale e da forti tensioni sociali. Quando le crisi distruggono tanti posti di lavoro lo Stato è chiamato a investire risorse ingenti per assistere le persone in difficoltà. Ma questi interventi non rimuovono le cause delle crisi, al massimo le diluiscono nel tempo.

Il dilemma cui si trova di fronte la politica è sempre lo stesso: da una parte ci sono i costi che la collettività deve assumersi per attuare le necessarie politiche assistenziali; dall’altra l’opportunità di concentrare le risorse pubbliche nella rigenerazione della base produttiva, nel sostegno allo sviluppo.

La Legge Marcora risolve il dilemma in modo originale e innovativo scommettendo, prima di tutto, sulla responsabilità dei lavoratori interessati dalle crisi industriali in atto.

Offre loro un messaggio forte ed un impegno chiaro: se vi assumerete responsabilità dirette per far ripartire le vostre aziende in difficoltà per errori di gestione o per problemi finanziari, lo Stato sarà al vostro fianco, mettendo in campo le risorse finanziarie necessarie a moltiplicare l’investimento dei lavoratori e a rendere le imprese “rigenerate” sostenibili e competitive.

Per rendere questa sfida possibile Marcora individuò il modello cooperativo come lo strumento più efficace, la risposta migliore per coniugare responsabilità individuale, efficacia imprenditoriale, partecipazione e democrazia economica.

Così la Legge Marcora è diventata la legge che più di ogni altra ha saputo interpretare il “riconoscimento della funzione sociale della cooperazione”, sancito dall’articolo 45 della nostra Carta Costituzionale.

Si può cogliere tutta la straordinaria attualità della Legge Marcora, 38 anni dopo la sua promulgazione: il suo essere una efficace “politica attiva del lavoro” il cui successo è insieme frutto della scelta e dell’azione consapevole dello Stato, della valorizzazione e responsabilizzazione dei corpi intermedi, del protagonismo individuale dei lavoratori interessati, della responsabilità collettiva che la scelta del modello cooperativo comporta.

Nel 2001, questo modello si arricchisce ulteriormente: nascono le “Finanziarie Marcora”, che non si limitano alla semplice erogazione delle risorse pubbliche, ma accompagnano l’impresa diventando – per un periodo limitato di tempo e sempre in posizione di minoranza nella governance dell’impresa – socie dell’impresa stessa, per sostenerne lo sviluppo e l’evoluzione.

Dal 2019, con la fusione per incorporazione di Soficoop, Cooperazione Finanza Impresa -Cfi è diventato l’unico strumento societario chiamato a dare attuazione alla Legge Marcora e ha visto ridisegnato in profondità il suo ruolo di strumento del MiSE (ora ministero delle Imprese e del made in Italy), con cui si è realizzata una sempre più stretta collaborazione e sinergia.

Oggi Cfi investe e accompagna non solo imprese rigenerate dai lavoratori dopo una crisi, i Wbo, ma anche imprese capaci di rimettere nel circuito economico beni ed aziende confiscate alla criminalità organizzata, start-up di giovani che nel lavoro in cooperativa individuano la strada migliore per uscire da un destino di precarietà, cooperative sociali che, attraverso un’iniziativa imprenditoriale di proprietà dei lavoratori, costruiscono risposte ai bisogni della propria comunità o occasioni di inserimento lavorativo per soggetti in condizione di svantaggio personale e sociale.

I risultati della Legge Marcora parlano da soli:

  • 586 imprese cooperative beneficiarie della Legge Marcora e partecipate da Cfi – di cui ben 325 Wbo – con poco meno di 322 milioni di investimenti complessivi.
  • 27.205 posti di lavoro salvati o comunque sostenuti, di cui ben 9.954 nei Wbo.
  • l’investimento pubblico per addetto è stato inferiore ai 12 mila euro: è la miglior riprova che investire sulla responsabilità e sullo sviluppo costa meno che garantire un anno di assistenza senza futuro.
  • le risorse pubbliche investite nel 2001 dallo Stato come capitale sociale di CFI sono tutte ancora integralmente disponibili oltre 20 anni dopo: le imprese beneficiarie degli aiuti hanno garantito il loro rimborso e, quindi, la logica “rotativa” del Fondo.
  • per ogni euro investito nelle imprese beneficiarie dalla Legge il ritorno positivo per lo Stato è stato di 7,1 euro, attraverso le imposte a carico delle imprese e dei lavoratori ed il risparmio negli ammortizzatori sociali.

Le intuizioni originarie di Giovanni “Albertino” Marcora hanno saputo generare un modello di intervento pubblico capace di generare impresa e, quindi, sviluppo e lavoro, “valore condiviso”.


*presidente Cooperazione Finanza Impresa – Cfi

In apertura il convegno che ha celebrato il centenario della nascita e il quarantennale della morte di Giovanni Marcora


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