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L’invisibile strage dei senza dimora, 393 morti nel 2022

Il drammatico Report sui senza dimora morti lo scorso anno curato dalla fio.PSD. Si muore tutto l’anno, non soltanto in inverno. Cristina Avonto: «Garantire l’accesso a casa, cure e reinserimento sociale»

di Emiliano Moccia

Jamal è stato investito nel foggiano lo scorso anno, lungo la Statale 16, mentre andava alla ricerca di un lavoro. A Bologna, un senzatetto di 75 anni, a fine anno è stato trovato morto, riverso su una panchina nel pieno centro della città. A Bolzano, un giovane migrante è morto di freddo, dopo aver trascorso la notte nei pressi della stazione ferroviaria della Fiera. Tre vite spezzate a causa della vita di strada. Tre storie che raccontano la strage invisibile che anche nel 2022 si è consumata lungo le strade italiane. Perché lo scorso anno sono state 393 le persone senza dimora decedute in strada, il dato più alto degli ultimi tre anni secondo i numeri registrati dalla fio.PSD – Federazione italiana organismi persone senza dimora. A perdere la vita sono italiani e migranti, uomini e donne, giovani e anziani, che per i motivi più diversi vivono in difficili condizioni abitative, esposte alle intemperie climatiche, alle violenze, ai pericoli che questo disagio comporta.

«Garantire a chi vive in strada e in condizione di vulnerabilità estrema l’accesso ad una casa, alle cure e a percorsi di reinserimento sociale, è il primo passo per poter vivere una vita dignitosa e fornire a chi ne ha più bisogno una rete di protezione che può salvare la vita» commenta Cristina Avonto, presidente della fio.PSD, in rappresentanza dei 147 soci in 17 Regioni. Il Report sui senza dimora morti nel 2022 conferma un dato che le associazioni di volontariato denunciano da anni: le persone in stato di grave marginalità muoiono ogni mese; le morti avvenute in estate sono state 109, mentre 101 in autunno, 86 in inverno e 97 in primavera. Per questo, l’emergenza dura tutto l’anno. Secondo la fio.PSD, infatti, «i “piani freddo”, con l’ampliamento dei posti letto nelle strutture di accoglienza notturna e il rafforzamento dell’attività delle unità di strada, contengono, almeno in parte, i decessi ma poi terminano e l’emergenza riprende». Senza dimenticare tutte quelle Amministrazioni Comunali che continuano a non attivare un Piano di Emergenza Freddo, lasciando alle associazioni di volontariato o alle parrocchie il compito di sostituirsi alle istituzioni per individuare spazi riparati in cui organizzare dei posti letto.

Nel Report diffuso dalla fio.PSD emerge inoltre che le città con il maggior numero di decessi sono Roma (32) e Milano (21), ma dati allarmanti provengono anche da Napoli, Firenze, Genova e Bologna. Il bilancio drammatico dei decessi riguarda tutta l’Italia, da Nord a Sud, in 234 Comuni italiani. Le regioni più colpite sono Lombardia, Lazio, Veneto, Campania, Toscana, Emilia Romagna. «La principale causa di morte, (46%) è riconducibile a eventi esterni e traumatici: incidenti di trasporto (15%) e aggressioni o omicidi (9%), ma anche suicidi (8%), annegamento (6%), incendi (4%), cadute e altri eventi accidentali (4%)».

«Seppur indispensabili» evidenzia Avonto, «i servizi tradizionali, come la distribuzione di pasti, vestiti e coperte non sono più sufficienti. Negli ultimi anni sono state stanziate ingenti risorse destinate al contrasto della grave marginalità adulta e questi stanziamenti dovrebbero creare le condizioni per innescare un cambiamento nella mentalità con cui viene affrontato il fenomeno». Tra questo, l’housing first, che ha come obiettivo quello di offrire alle persone senza dimora l’opportunità di “abitare” una casa, con il supporto di un’equipe transdisciplinare, dove gli stessi partecipanti al progetto contribuiscono alle spese del fitto dell’appartamento, alla gestione e manutenzione ordinaria, con il presupposto di migliore i processi di autonomia e di responsabilità.

Politiche abitative che puntano a superare la logica dei dormitori, perché offrono ai beneficiari la stabilità di un percorso di accoglienza e permettono alle persone di ritrovare la dignità della propria vita, livelli di autonomia e la possibilità di reinserirsi come cittadini non solo come fruitori di un servizio. Intanto, si continua a morire lungo le strade. Dall’1 gennaio 2023 i decessi sono stati già 54, i dati sono in continuo aggiornamento sul sito della fio.PSD. Dati, però, che ci ricordano che dietro a quei numeri ci sono storie, persone, vite.


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