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Da Ballarò allo Zen la rigenerazione degli spazi parte dai ragazzi

Trovare la sintesi tra le anime di due quartieri periferici della città di Palermo, riqualificando spazi urbani abbandonati per restituirli alla comunità. Un progetto rivolto a sessanta ragazzi dalle associazioni "Per esempio Onlus" e "Laboratorio Zen Insieme" con la collaborazione di Push e delle cooperative "Orto Capovolto" e "Terradamare", con le quali creare percorsi finalizzati alla creazione di spazi verdi commestibili e di percorsi di turismo relazionale

di Gilda Sciortino

Distano parecchio l’uno dall’altro e sono sicuramente molto diversi tra di loro, ma è grazie al progetto “Ri-generazioni per accorciare le distanze” che, sino a gennaio del 2024, lo Zen e l’Albergheria saranno i due quartieri nei quali sessanta tra ragazzi e ragazze in condizioni di fragilità ripenseranno la città a partire dagli spazi, con l’obiettivo di renderla più verde e inclusiva attraverso la mappatura delle problematiche e dei bisogni, individuando soluzioni e mettendo in campo interventi di rigenerazione urbana.

Un percorso portato avanti dalle associazioni “Laboratorio Zen Insieme” e “Per Esempio Onlus” grazie al sostegno dei fondi del bando "Fermenti". Un’iniziativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri, gestita dal Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, finalizzata a favorire e sostenere idee e progetti capaci di attivare i giovani rispetto alle sfide sociali individuate come prioritarie per le comunità. Insieme a “Orto Capovolto”, cooperativa sociale che promuove l’agricoltura urbana attraverso la pianificazione e la realizzazione partecipata di spazi vocati al verde “commestibile” e di progetti di educazione ambientale, è stata costituita un’ATS (Associazione Temporanea di Scopo) che ha il fine ultimo di potenziare le dinamiche già attive di sviluppo locale attraverso nuovi modi di pensare lo spazio pubblico e la gestione condivisa del verde urbano, partendo dalla valorizzazione del concetto di bene comune per arrivare all’empowerment di comunità.

Proprio per accorciare le distanze geografiche, grazie alla costituzione di due comitati di quartiere, alcuni dei ragazzi coinvolti verranno formati come tour-leader dalla cooperativa turistica “Terradamare” che sarà loro modo di apprendere nuove competenze, creando un ponte tra l’Albergheria, più nota come Ballarò, e lo Zen. Un lavoro di cura degli spazi e delle comunità che porterà in un anno a riqualificare, in seguito a un percorso di progettazione partecipata, tre spazi attualmente inutilizzati di Palermo, due all’interno dei quartieri interessati dal progetto e un terzo da scegliere in tutta la città, con il coinvolgimento di tutti i cittadini grazie a una web app realizzata da Push.

«Un momento di confronto e pensiero – afferma Claudio Arestivo, presidente di “Per Esempio Onlus” – con una ricaduta concreta sulle vite dei giovani dei territori in cui interveniamo. L'importanza di collegare dimensione locale e internazionale, offrendo e costruendo opportunità di crescita ed emancipazione nei quartieri in cui, grazie a questi progetti, operiamo, è in piena linea con la mission della nostra organizzazione che punta a rendere consapevoli e responsabili i giovani con cui lavora».

Fondamentale la presenza di chi col verde ci lavora, avendo e applicando un approccio diverso da tanti altri.

«In questo progetto mettiamo quel che in piccolo facciamo da anni – spiega l’architetto Angelica Agnello, direttrice della cooperativa “Orto Capovolto”, ma anche coordinatrice delle attività di rigenerazione previste nel progetto – cioè andare a qualificare degli spazi. Lo faremo insieme ai giovani con i quali non vediamo l’ora di interagire. A febbraio abbiamo in programma anche alcune passeggiate di quartiere con un esperto di progetti partecipativi. Ci rivolgeremo anche alle mamme e ai residenti per co-progettare e co-realizzare gli spazi che verranno “smappati” con una web app per individuare quelli abbandonati. Tra questi ne sceglieremo due, uno per quartiere. L’ultima fase sarà quella del “contest online”, grazie al quale chiunque potrà partecipare segnalando luoghi da rigenerare e da restituire alla comunità. Come dicevo all’inizio, faremo quel che è nel nostro Dna e cioè progetti di riqualificazione urbana e di educazione ambientale, come quelli che proponiamo per esempio alle scuole realizzando degli orti con i bambini. Ci teniamo a dire che non abbiamo una sede operativa perché non vogliamo essere una realtà territoriale, ma lavorare con la città su una tematica esclusiva che è il verde urbano, per lo più verde commestibile, orti e giardini condivisi. Le due cose spesso coincidono perché, quando realizziamo un giardino in uno spazio pubblico, pensiamo sempre a un piccolo orto per insegnare il valore dell’autoproduzione, del mangiare sano. Se possiamo, infatti, preferiamo piante che producano qualcosa, alberi da frutto e non ornamentali. Il nostro sogno? Un grande orto sul tetto di un palazzo pubblico aperto al pubblico».

Connessioni virtuose che creano ponti tra cittadini lontani solo dal punto di vista geografico.

«Questo è un momento in cui l’Albergheria, Ballarò, ha bisogno di grande attenzione per i problemi legati all’assunzione di sostanze stupefacenti da parte degli adolescenti – dice Fabrizio Arena, presidente del “Laboratorio Zen Insieme” – mentre lo Zen ha già vissuto il suo riscatto. Vedere ragazzi del nostro quartiere incontrate ragazzi e ragazze del centro storico con i quali condividere le difficoltà del proprio territorio ma anche le loro tante virtù, è una grande cosa. Il target a cui ci rivolgiamo è molto ampio perché i Neet comprendono i ragazzi di 16 anni, ma anche mamme magari molto giovani. Non potete immaginare la soddisfazione di tutti nel momento in cui troviamo una sintesi tra tutte le anime che compongono il gruppo, ottenendo un risultato entusiasmante dato dal fatto che si riconoscono l’un con l’altro”.

Il terreno della rigenerazione urbana, della cittadinanza attiva, della partecipazione, quello su cui si . si muove l’attività del “Laboratorio Zen Insieme”.

«Nello specifico, il progetto si va a incardinare in un percorso già ben strutturato sia dal punto di vista della partecipazione giovanile, delle famiglie e del territorio che ci ha sempre connotati, uno dei pilastri del nostro percorso, sia della rigenerazione degli spazi perché è una delle battaglie che l’associazione porta avanti da anni in direzione del rispetto alle disuguaglianze delle periferie. Non si può pensare al riscatto di un quartiere – conclude Arena – se questo non ha una piazza, un luogo di aggregazione, un campetto. Quest’ultimo lo abbiamo preteso, abbiamo lottato per averlo e adesso lottiamo affinché venga mantenuto. Abbiamo approfittato di Manifesta per realizzare il giardino di via Primo Carnera e anche questo viene protetto dagli abitanti. Con Manifesta abbiamo sperimentato pure che non è possibile fare turismo relazionale vivendo i quartieri come se si andasse a un safari. La formazione che “Terradamare” farà ai ragazzi sarà anche sulla lingua inglese, sulle bellezze del proprio territorio, sul come comunicare tutto il loro sapere agli altri. Una bella scommessa che si inserisce in un percorso che guarda anche oltre la fine del progetto perché un tale patrimonio non può andare disperso. Ecco perché puntare sulla formazione e la creazione di una comunità totalmente partecipe delle dinamiche comuni».