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Abusi sui minori nello sport, Garlatti: «Indispensabili formazione e controlli preventivi»

Dopo l'arresto a Roma di un allenatore di basket con l’accusa di violenza sessuale su una giovane atleta, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza fa appello a istituzioni, federazioni e società: «è necessario che vengano effettivamente svolti controlli preventivi su chi ha compiti educativi e di vigilanza sui minorenni»

di Sabina Pignataro

«La notizia dell’arresto a Roma di un allenatore di basket con l’accusa di violenza sessuale su una giovane atleta impone la necessità di intervenire contro gli abusi sui minorenni in ambito sportivo e, più in generale, contro le violenze a opera di adulti che lavorano o svolgono attività a diretto contatto con bambini e ragazzi». Così l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, di fronte al ripetersi di questo genere di fatti.

«Serve da parte di istituzioni, federazioni e società sportive una formazione specifica, finalizzata a mettere in grado tecnici e altre figure di riconoscere atteggiamenti ambigui e inopportuni e a segnalarli alle autorità. Bene le policy adottate da molte federazioni, ma non bastano se non si dà loro seguito», prosegue Garlatti.

«Vanno inoltre sensibilizzati tutti gli adulti di riferimento perché facciano da ‘sentinelle’ contro gli abusi. Gli stessi ragazzi devono essere incoraggiati a confidarsi con qualcuno di cui abbiano fiducia. Infine, è necessario che vengano effettivamente svolti controlli preventivi su chi ha compiti educativi e di vigilanza sui minorenni. Ricordo che il codice penale vieta l’assunzione o l’attribuzione di incarichi, nelle scuole e strutture pubbliche o private frequentate da minori, a persone che siano state condannate per reati di violenza sessuale nei confronti dei minorenni».

Il tema degli abusi in ambito sportivo vede l’Autorità garante impegnata da tempo in attività di formazione, svolte in collaborazione con la Scuola dello Sport e con il Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio. Di recente ha inoltre realizzato, sempre in collaborazione con il Dipartimento e la Scuola dello sport di Sport e Salute S.p.A, il vademecum “La tutela dei diritti dei minorenni nello sport”, che mira a diffondere la conoscenza di questi diritti tra tecnici e dirigenti sportivi. La piccola guida pratica è un valido strumento per chi opera nel mondo dello sport e si trova a confrontarsi con diverse tematiche.

«Gli allenatori e i tecnici sportivi hanno un ruolo fondamentale per i ragazzi, a volte rappresentano l’unico punto di riferimento – sottolinea Garlatti – per questo è necessario che abbiano consapevolezza del loro ruolo educativo».

Nel 2018 l’Autorità ha tradotto e diffuso su YouTube il video del Consiglio d’Europa “Start To Talk” (https://youtu.be/ZHtNpZgcNrU) che sollecita i giovani e i tecnici sportivi a rompere il silenzio sugli abusi. «È importante che chi subisce una qualsiasi forma di violenza o ne è spettatore – conclude Garlatti – venga incoraggiato a parlare. Questo vale anche per gli abusi e i maltrattamenti di tipo psicologico, che sono comunque in grado di compromettere il benessere dei minorenni e di incidere sulla loro crescita, come accaduto nel caso delle Farfalle Azzurre».

«Dal 2017 sono stati celebrati oltre quaranta processi a carico di tesserati per abusi sessuali all’interno del mondo sportivo italiano. Eppure nessuna federazione di casa nostra prevede l’obbligo di radiazione per chi commette abusi e violenze», aveva commentato in questa intervista Daniela Simonetti, presidente ChangeTheGame, l’associazione che sostiene e protegge atlete e atleti (spesso minori) contro questi crimini.

Scrive ancora Simonetti: «tutte le federazioni sportive dovrebbero chiedere agli allenatori i certificati penali e dei carichi pendenti, educarli e istruirli con programmi di formazione obbligatori sul tema delle molestie e della violenza, anche psicologica e verbale, imporre regole stringenti sulle trasferte, vietare – come già previsto in alcune nazioni europee – le relazioni sessuali o sentimentali tra allenatore e allievi, affiancare al coach persone in grado di intercettare e prevenire situazioni di disagio, cambiare faccia alla giustizia sportiva troppo spesso in balia del potere politico, aiutare i giovani atleti e le giovani atlete a riconoscere il germe corrosivo dell’abuso, far sì che il sistema accolga e interpreti una denuncia nel modo giusto, permettere al mondo degli adulti di rompere il silenzio».

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