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Pnrr, le associazioni civiche chiedono l’accesso ai dati

DatiBeneComune e Osservatorio Civico Pnrr hanno aderito alla proposta della Fondazione Openpolis per l’invio di una nuova richiesta al responsabile della prevenzione della corruzione e per la trasparenza del ministero dell’Economia e delle finanze. Una precedente comunicazione inviata alla premier Meloni e al ministro Fitto non ha mai ricevuto una risposta. Le posizioni di ActionAid e Cittadinanzattiva

di Redazione

DatiBeneComune e Osservatorio Civico Pnrr tornano alla carica per chiedere ancora una volta al responsabile della prevenzione della corruzione e per la trasparenza del ministero dell’Economia e delle finanze maggiore chiarezza sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Le due aggregazioni di associazioni nazionali hanno aderito alla proposta della Fondazione Openpolis per l’invio di una nuova richiesta Foia, vale a dire l’accesso agli atti per ricevere informazioni aggiuntive rispetto a quelle obbligatorie per legge sui dati dei progetti e dei bandi di gara. «Chiediamo semplicemente informazioni che il Governo italiano, e per esso la Ragioneria di Stato, deve per forza avere perché deve rendicontare certi dati all’Unione europea ogni sei mesi», sottolinea Alberto Pampalone Morisani, expert accountability e trasparenza di ActionAid. «È una normale prassi che tutti gli Stati membri devono seguire: per ottenere le varie tranche di pagamento, bisogna dimostrare il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Queste informazioni non sono pubbliche ma possono essere richieste da qualunque cittadino italiano, a maggior ragione dalle associazioni che si occupano di certe tematiche e di open data, come è appunto DatiBeneComune, la campagna lanciata tempo fa da un gruppo di organizzazioni tra cui ActionAid».

Pampalone Morisani ricorda che «alla fine dello scorso novembre, abbiamo inviato alla presidente Giorgia Meloni e al ministro competente Raffaele Fitto una lettera aperta (denominata #ItaliaDomaniDatiOggi) sottoscritta da 63 organizzazioni e reti civiche. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Abbiamo aspettato due mesi perché sapevamo che c’erano in ballo la Finanziaria e altri provvedimenti importanti, ma ora i tempi sono maturi per chiedere una risposta ai quesiti. Per questo motivo ci è sembrato naturale aderire alla proposta di Fondazione Openpolis per l’invio di una nuova richiesta Foia, un’azione che Openpolis ha già intrapreso in passato e che ha permesso di ottenere un primo importante rilascio di dati, anche se parziale».

Il sistema centralizzato Regis, che permette alle pubbliche amministrazioni di fare la rendicontazione e il monitoraggio del Pnrr, ha iniziato a funzionare da poco: lo confermano le relazioni che si susseguono in Parlamento. «Ancora una volta le associazioni civiche sono state costrette a chiedere al Ministero dei dati che dovrebbero essere resi pubblici tout court», è il parere di Isabella Mori, responsabile per le politiche della trasparenza di Cittadinanzattiva. «Nel nostro Paese, purtroppo, a differenza di altri Paesi europei non c’è questa abitudine alla trasparenza e alla rendicontazione. Sappiamo che i dati ci sono e sappiamo pure che per questi dati non vi è obbligo di pubblicazione ma, in uno scenario di piena trasparenza, sarebbe auspicabile che fossero accessibili: non solo alle associazioni, che hanno al loro interno le persone in grado di saperli leggere e interpretare, ma anche ai cittadini che non hanno dimestichezza nel reperire questi dati che riguardano il futuro di tutti noi. Come Osservatorio Civico Pnrr e come Cittadinanzattiva, abbiamo aderito all’iniziativa della Fondazione Openpolis perché, arrivati a questo punto, ci sembra assurdo che le nostre richieste siano rimaste senza risposta».

In una nota congiunta, le associazioni precisano che: “Le richieste corrispondono a degli obblighi di pubblicazione e di trasparenza previsti dalle norme, che oggi come allora sono rimasti disattesi; la relazione al Parlamento relativa al secondo semestre 2022 non risulta ancora pubblicata; i dati sull’avanzamento delle scadenze vengono pubblicati con grande ritardo e i documenti, in diversi casi, contraddicono le dichiarazioni del governo circa il raggiungimento degli obiettivi; i dati relativi ai progetti e ai bandi – gli unici in grado di restituire evidenze oggettive sul reale stato di attuazione del Piano – risalgono al 2021; le dichiarazioni dei rappresentanti politici riguardo le ipotesi di modifica, riformulazione e riorganizzazione del Piano si svolgono in totale assenza di informazioni aggiornate e affidabili sullo stato dell’arte e, quindi, senza un’evidenza pubblica delle criticità che quelle modifiche dovrebbero risolvere e che invece potrebbero rischiare di aggravare”.

“La trasparenza e la disponibilità dei dati – conclude la nota – sono la condizione per garantire a cittadini e cittadine la possibilità di promuovere il dibattito ed esercitare il controllo civico, intervenire per scongiurare sprechi e decisioni sbagliate su un piano che avrà un impatto decisivo sul futuro del nostro Paese”.


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