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Rocca: «Salute, inclusione, ambiente, minori: così il mio Lazio»

L'ex presidente di Croce Rossa Italiana, candidato alla presidenza del Lazio per il centrodestra, racconta a VITA le ragioni del suo impegno e i suoi obiettivi. «Mi candido a rappresentare le tante – troppe – vulnerabilità esistenti nella regione». E sull'ipotesi «Allontanamenti zero» dei minori a rischio, legge voluta dal centrodestra in Piemonte, dice: «Conosco bene il mondo delle case famiglia, in cui ho operato, e so bene quali siano i punti di forza e quelli di debolezza del sistema»

di Giampaolo Cerri

È l’unico italiano ad aver guidato, per due mandati consecutivi, la Croce Rossa Internazionale. Romano, classe 1965, avvocato penalista, Francesco Rocca è il candidato del centrodestra alle imminenti regionali del Lazio. I suoi 15 anni nella Croce Rossa italiana, chiamato come commissario nel 2008, sono stai decisivi per riformare l’ente.

Presidente Rocca, partiamo dall’inizio, dalla motivazione. Lei era il presidente della Croce Rossa, pubblicamente stimato, amato dal “popolo” dei volontari. Ma chi glielo ha fatto fare?

Guardi, dopo una vita spesa per il volontariato e il Terzo settore, ho ritenuto fosse giunto il momento di restituire l'enorme insegnamento appreso e di mettermi al servizio della mia comunità. Penso che l’esperienza maturata in decenni di attività professionale e nell’associazionismo, essendo stato al vertice della più grande organizzazione umanitaria del mondo, possa fare davvero la differenza. Ho avuto così tanto da questo percorso…

…che?

Che è arrivato il momento di metterlo a frutto per il bene comune. Ecco, me lo ha fatto fare proprio il retropensiero di quanti, tra il serio e il faceto, mi domandavano appunto: «Ma chi te lo fa fare!?».

Senta, lei si candida a destra. La politica da quella parte registra, nell’ultimo periodo, alcuni pubblici endorsement nel mondo sociale: Mario Barbuto dell’Unione Ciechi, candidato alle scorse politiche nella Lega. Lo ha seguito, in questi giorni, Luca Degani di Uneba, candidato a Milano con Attilio Fontana. Oppure Maria Teresa Bellucci, già presidente Modavi, scesa in campo nella scorsa legislatura con Fratelli d’Italia e oggi viceministro. Ora lei con Giorgia Meloni. Si può tracciare il profilo di una solidarietà “di destra”? Quali valori ha? A chi si ispira?

Partiamo dall'assunto che la spinta alla solidarietà non ha, o non dovrebbe avere, un colore politico.

La proverbiale terzietà del non profit.

Certo, storicamente, però, la destra italiana – così come anche il mondo cattolico e liberale – ha una grande tradizione nell’impegno sociale. A prescindere da queste considerazioni la solidarietà deve tornare a essere un valore condiviso. Mi candido a rappresentare le tante – troppe – vulnerabilità esistenti nel Lazio. A dare voce agli ultimi da una posizione diversa. Ma la spinta è sempre la stessa.

Che cosa pensa di portare in politica della sua esperienza? Lei, da avvocato, ha ricoperto cariche importanti nella sanità, in funzioni di controllo e gestione.

L’impegno manageriale nel mondo sanitario ha inizio proprio in questa Regione, quando fui nominato commissario e poi direttore generale dell’ospedale Sant’Andrea. E poi, nel consiglio d’indirizzo dello Spallanzani. Quindi anche fuori, nel nucleo valutazione dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli e commissario straordinario della Asl Napoli 2. Un'esperienza importante che mi ha arricchito, professionalmente e umanamente. Restituirò tutto questo alla Regione Lazio, considerando che la sanità rappresenta l’80% del bilancio regionale. E che al di là degli slogan elettorali versa in una condizione molto delicata.

Appunto la Sanità è stata un dossier scottante per molti governatori. Come altre regioni, il Lazio è in Piano di rientro. Se dovesse indicare tre priorità, fra le molte, cui lavorare, quali sarebbero?

Partirei dalla necessità di abbattere le liste di attesa, ed è possibile farlo. Occorre poi ripensare il modello della medicina territoriale. La pandemia, negli ultimi anni, ci ha mostrato quanto la salute sia da una parte un diritto fondamentale dell’individuo, ma anche un preminente interesse della comunità. Le strutture ospedaliere devono essere messe nella condizione di svolgere al meglio il proprio lavoro, cioè gestire le emergenze, acuzie e post- acuzie. La medicina territoriale dovrà essere intesa sempre più come sanità di prossimità. Basta con una sanità "romanocentrica".

Come si fa?

Dobbiamo, poi, lavorare sugli organici, restituendo dignità professionale al personale sanitario laziale. La sfida sarà anche sugli screening per patologie importanti, penso a quelle oncologiche. Nessuno dovrà rimanere indietro. Nessuno dovrà più vivere la dolorosa e esperienza della migrazione sanitaria che toglie dignità ulteriore al paziente.

Rocca, il socio-sanitario ha un ruolo importante nel welfare regionale. E qui c’è un forte coinvolgimento del Terzo settore, particolarmente del volontariato sanitario che – come sa bene avendo appena “smesso” la pettorina con la Croce Rossa – è messo alle corde per rimborsi inadeguati. Se governerà, come pensa di risolvere questo problema?

Il socio-sanitario è fondamentale per il corretto sviluppo di ogni comunità. In particolare il volontariato sanitario ha un'importanza straordinaria nell'ambito dei trasporti in ambulanza, sia in emergenza che nei trasporti secondari. Farò di tutto per proteggerlo e valorizzarlo ma realizzeremo, inoltre, attività volte a promuovere la salute, intesa come stato di completo benessere fisico e mentale e nel rispetto delle diversità tra ogni persona e nei diversi contesti di vita. Ciò include l’informazione e la formazione delle persone riguardo stili di vita sani e le pratiche di primo soccorso.

Il tema di una società inclusiva, per le varie forme di fragilità, da quelle fisiche a quelle sociali, è il campo dell’intervento volontario e cooperativo. Lei, da governatore, che cosa spera di costruire in questa direzione?

Al centro deve esserci sempre lo sviluppo integrale della persona, sostenendo le diverse abilità che ognuno di noi possiede. Soltanto così potremo edificare una comunità laziale forte e inclusiva, contrastando l’emarginazione. Si può fare, mettendo in rete e in comunicazione fra loro i sistemi di welfare locale con le diverse realtà del Terzo Settore.

Coprogrammare e coprogettare, si dice. Ci crede?

È importante progettare insieme, ascoltando realmente chi oggi è in quotidiano contatto con le tante fragilità della nostra società. In questo, il mondo cooperativo e del volontariato è determinante, se non imprescindibile.

In generale, che visione dovrebbe avere il Terzo Settore nello sviluppo della sua regione? Spesso viene considerato, tout-court, un fornitore a basso costo di servizi. Indispensabile in alcune aree.

Beh, guardi, la mia storia e formazione personale parlano da sole: considero la sussidiarietà un valore e una risorsa fondamentale. Da presidente della Croce Rossa ho avuto modo di collaborare con numerose realtà associative e sociali, rendendo il vocabolo "sussidiarietà" azione concreta.

Il mondo sociale che si occupa di minori, le associazioni come le comunità, temono che anche nel Lazio si replichi la legge “allontanamento zero” già adottata in Piemonte, rendendo di fatto impossibile l’affido di minori in difficoltà: a novembre, una consigliera Fdi, Francesca De Vito, ha presentato una proposta analoga. Che cosa farà se sarà eletto?

Il minore e i suoi diritti saranno sempre al centro del mio operato da governatore e di ogni azione della Regione. Conosco bene il mondo delle case-famiglia, in cui ho operato, e so bene quali siano i punti di forza e quelli di debolezza del sistema. Su questo tema non si scherza: i bambini e i ragazzi vanno tutelati al meglio. Ecco, le istituzioni che si occupano di minori devono lavorare solo e soltanto per questo: il meglio per ciascun minore. Su questo ci metto la faccia.

L’hanno tirata per la giacchetta più volte sulle questioni ambientali – mi riferisco all’inceneritore di Roma. Come coniugare l’emergenza e necessità di rendere virtuoso il ciclo dei rifiuti, vale a dire convincendo i cittadini a capire l’importanza della raccolta differenziata?

Il tema ambientale è nevralgico per l'amministrazione regionale. VITA, poi, sa quanto sia stato al centro della mia agenda internazionale, fino a portarlo in consessi quali, da ultimo, la Cop 27 a Sharm el Sheikh. Tornando al Lazio noi, con chiarezza, abbiamo affermato che non realizzeremo più nessuna discarica. Dobbiamo puntare tutto sulla raccolta differenziata (oggi siamo al 18mo posto in Italia) e sul termovalorizzatore, che va fatto per chiudere il ciclo dei rifiuti, se non vogliamo continuare a essere la vergogna d’Europa.

Come sta andando la campagna? C’è qualche messaggio, qualche attestato di fiducia del mondo del volontariato e del sociale che le ha fatto piacere?

Questa campagna elettorale è dedicata soprattutto all’ascolto, alla comprensione e allo studio non soltanto dei molteplici problemi che mi pongono le categorie e le associazioni, ma anche alle proposte più efficaci per risolverli. Dal mondo del volontariato mi arrivano attestazioni di fiducia e vicinanza quotidiane e di grande entusiasmo, soprattutto dai settori che rappresentano i diritti dei più deboli.

Se ne ricorderà quando siederà – presidente o capo dell’opposizione – nel grande palazzo della Garbatella che ospita la Regione?

Mi creda, resterò sempre al loro fianco, questa è la mia parola d'onore, promuovendo una politica al servizio della comunità regionale. Non ci si dimentica il luogo da cui si proviene, né le proprie radici.


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