Nel suo nuovo libro, Fame d’Aria (Mondadori), lo scrittore romano Daniele Mencarelli racconta con un realismo doloroso la storia di un padre e di un figlio che vive una condizione di grave disabilità, affrontando temi importanti, come l'abbandono da parte degli amici, dei parenti ma anche dello Stato, e il «dopo di noi». Per l'autore, se la psichiatria in Italia è sottofinanziata, la neuropsichiatria infantile lo è ancora di più
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Nel suo nuovo libro, Fame d’Aria (Mondadori), lo scrittore romano Daniele Mencarelli racconta con un realismo doloroso la storia di un padre e di un figlio che vive una condizione di grave disabilità, affrontando temi importanti, come l'abbandono da parte degli amici, dei parenti ma anche dello Stato, e il «dopo di noi». Per l'autore, se la psichiatria in Italia è sottofinanziata, la neuropsichiatria infantile lo è ancora di più
«La nostra società è spaccata in due, tra chi ha mezzi economici e chi no, anche nell’accesso alle terapie per i propri figli». È una denuncia sociale fortissima il nuovo libro dello scrittore e poeta Daniele Mencarelli, Fame d’Aria, pubblicato da Mondadori. Nel racconto, la storia di un padre e di un figlio con necessità di assistenza costante, Pietro e Jacopo, che, partiti in viaggio, si ritrovano bloccati in uno dei tanti borghi italiani a rischio abbandono. Abbandonata è pure la famiglia protagonista; dagli amici e dai parenti, ma – e questo forse è più grave – anche dalle istituzioni e dallo Stato. «Se alla salute mentale è destinato solo il 3% circa della spesa sanitaria nazionale», dice Mencarelli, «alla neuropsichiatriainfantile arriva uno zero virgola».