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A Rebibbia un murale riaccende il futuro

Cento fra attivisti e soci Coop insieme per la transizione ecologica: con lo street artist bolognese Luogo Comune, affrescano la fermata della metro con pitture mangia-smog. Pedroni (Ancc - Coop): «Dove c'è degrado ambientale, c'è degrado sociale»

di Barbara Polidori

Il degrado ambientale è tra i fattori che incentivano il degrado sociale, strappando i territori agli abitanti e riducendo le possibilità di rigenerazione urbana dei quartieri, soprattutto se ai margini della città. Cento attivisti green under 30 hanno scelto di invertire però questa tendenza e, facendo rete con Coop in tutta Italia, il 15 febbraio si sono “sporcati le mani” a Roma, nel piazzale della metro Rebibbia, per completare l’opera Accendiamo il futuro, un murale mangia-smog realizzato in una delle aree metropolitane più note della Capitale, già raccontata abbondantemente da autori come Zerocalcare, richiamando nell’immaginario collettivo il valore delle periferie per il tessuto sociale e l’associazionismo.

Oltre 100 tra soci, dipendenti e attivisti green under 30 provenienti da tutta Italia e portati a Roma da Coop, si sono uniti così il 15 febbraio per ribadire l’impegno di Coop sulle tematiche ambientali con un progetto dedicato ai luoghi della mobilità sostenibile, progetto attraverso cui sottolineare la propria adesione al 18° anno consecutivo di M’illumino di meno, giornata promossa dalla trasmissione di Rai RadioDue Caterpillar, in occasione della la Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita alternativi del 16 febbraio. «Dove c’è degrado ambientale c’è degrado sociale: il lavoro fondamentale di Coop è affiancare il nostro operato di impresa in tutta Italia a una maggior promozione della consapevolezza sociale e del sostegno alla crescita ambientale», ha commentato Marco Pedroni, Presidente Ancc-Coop e Coop Italia, «e questi 100 giovani attivisti sono venuti da tutta Italia per stare insieme, conoscere, capire e confrontarsi ma soprattutto per far sentire la loro voce. Il futuro è il loro e noi non possiamo che fare due cose: mettere le nostre risorse a disposizione dei giovani, per permettere loro di esprimere opinioni e pareri, e impegnarci ogni giorno di più, come Coop, ma anche come consumatori consapevoli che le nostre vite devono diventare sempre più sostenibili».

L’arte per contrastare la crisi climatica

La due giorni Accendiamo il futuro, ideata da Coop con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, dell’assessorato alla Cultura di Roma Capitale, coinvolge una comunità nata nel 2021 in occasione delle Oasi Urbane, l’iniziativa che ha avuto come obiettivo quello di piantare 10mila alberi in 10 città differenti a partire dalla piazza di Milano e che, tra il 14 e il 15 febbraio, ha permesso ai giovani provenienti da sette diverse cooperative (Coop Alleanza 3.0, Nova Coop, Coop Liguria, Unicoop Tirreno, Coop Centro Italia, Coop Amiatina, Coop Reno) di incontrarsi nuovamente e collaborare a progetti di rigenerazione urbana. Coop ha mobilitato la community green a Roma in diversi flash mob sparsi tra centro e periferia. Il primo, la sera del 14 febbraio a Piazza del Popolo, che si è accesa nella serata di San Valentino grazie a una sorta di installazione artistica temporanea realizzata con 340 lampade rigorosamente ricaricabili, con le quali i giovani hanno condiviso il loro messaggio con il mondo: da “Switch off the climate crisis” a “Switch on the energy future”. Il 15 febbraio, invece, alcuni studenti del Liceo artistico “Marco Polo Cattaneo” di Cecina (Livorno) e del Liceo linguistico “Giordano Bruno” di Roma si sono ritrovati nel piazzale della fermata metro Rebibbia per realizzare il murale, guidati e coinvolti dallo street artist bolognese Luogo Comune.

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Il murales di Rebibbia

L’idea per il murale di Rebibbia prende spunto dalle suggestioni tematiche che richiamano il tipico stile di Luogo Comune, sono così coniugati nell’opera i temi dell’energia e dei giovani come protagonisti di un cambiamento epocale, l’elemento grafico delle molecole, che rappresentano la spinta verso un futuro libero dalle fonti fossili, una figura femminile dal cui megafono esce una voce, che si trasforma in un vortice di energia come metafora del cambiamento da attuare e della forza con cui le nuove generazioni spronano a una coscienza ambientalista. Il murale Accendiamo il futuro raccoglie cento parole dei giovani attivisti per raccontare la transizione energetica, una per ogni volontario che partecipa al progetto e che ha contribuito al lavoro condividendo le proprie speranze sul futuro, invocando perseveranza, ripartenza e consapevolezza.

«Abbiamo assunto l’Agenda 2030 come stella polare in ogni nostra opera, realizzando progetti artistici che coniughino la sostenibilità ambientale alle più recenti tecnologie», ha dichiarato Maura Crudeli di Yourban 2030, associazione non profit e partner tecnico del Municipio IV di Roma nella creazione dell’opera, «Il murales green è stato realizzato con pitture interamente fotocatalitiche che riescono a neutralizzare gli agenti inquinanti del traffico veicolare contribuendo alla riduzione dello smog per circa 24 auto al giorno. In tutta Roma abbiamo pitturato 3mila mq aiutando a contrastare l’inquinamento atmosferico: è come se avessimo piantumato 120 alberi al giorno. È questo il nostro modo di portare bellezza nelle città e trasformare i territori con la rigenerazione urbana». Se una squadra di attivisti è stata impegnata durante l’iniziativa a dipingere il piazzale con Luogo Comune, l’altra si è occupata invece della ripulitura dell’intera area in modo che, la riqualificazione del piazzale di Rebibbia sia portata a termine senza inquinare il quartiere. «Credo che la parola che meglio rappresenti questa iniziativa sia perseveranza: c’è bisogno di testimoniare la nostra voglia di combattere il cambiamento climatico e risolvere il problema in tutta la sua forza», ha racconta Pierantonio, uno degli attivisti che hanno partecipato al progetto. «In questo modo vogliamo dire che la nostra generazione c’è, non è più il tempo di raccontarcela e basta, ma di fare e rimboccarsi le maniche», conclude Giulia.


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