Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Fermare i combattimenti fra cani, appello ai cittadini

Da Fondazione CaveCanem e Humane Society International - Hsi Europe una campagna e un sito-guida per informare su questa pratica barbara e spesso accompagnata ad attività malavitose

di Barbara Marini

«I combattimenti tra cani sono una pratica criminosa e sanguinaria, ancora diffusa in Italia, nonostante sia illegale da molti anni e fortemente contestata dall’opinione pubblica. Prima di sporgere una denuncia, può essere utile avere maggiore chiarezza sulle tipologie e razze di cani più frequentemente utilizzate, sui diversi ruoli che i cani ricoprono e quali sono gli oggetti o le situazioni che possono indicare la presenza di combattimenti o altre attività ad essi collegate. Invitiamo chiunque sia testimone di attività criminose in danno agli animali di non rendersi complice, di non guardare dall’altra parte, ma di denunciare» . Con un accorato e puntuale appello Federica Faiella, vicepresidente della Fondazione CaveCanem e Martina Pluda, direttrice per l’Italia di Humane Society International – Hsi Europe, introducono la popolazione al tema del combattimento fra cani, fenomeno molto più diffuso di quanto si creda che coinvolge più specie animali, tra cui i cani, spesso collegato a criminalità organizzata, al traffico internazionale di stupefacenti e di armi, comprese quelle da fuoco, alla pedo-pornografia e alle scommesse illegali.

Sebbene in Italia è un reato punito dall’art. 544-quinquies del Codice penale, non sempre si hanno occhi e strumenti per riconoscere il suo proliferarsi e certamente non ci si può sostituire agli organi competenti.

Così nasce una guida rivolta ai cittadini per riconoscere il fenomeno, vederne gli effetti: i danni fisici e psicologici inflitti ai cani addestrati per combattere, i cani usati per l’addestramento brutale dei combattenti, detti “sparring partners”, la presenza di fattrici, obbligate a riprodursi per portare avanti le linee genetiche “vincenti”.

Queste pratiche necessitano anche di attrezzature, strumenti e altri segni che possono indicare la presenza in un determinato luogo di combattimenti tra cani o attività propedeutiche agli stessi: l’allenamento e l’allevamento e ancora la detenzione a catena; la presenza di cicatrici; vitamine, medicinali e farmaci veterinari; tapis roulant, “spingpoles”, “jenny mills” o “cat mills”; bastoni “apribocca”; gabbie di contenimento per l’accoppiamento.

Una vera e propria guida, resa necessaria dalla gravità di questo fenomeno subdolo e nascosto: iononcombatto.it.

Sembra incredibile che in paesi civili, l’educazione alla cultura della vita e al rispetto sia ancora così lontana e occorrano guide pratiche per stanare i violenti.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA