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In un libro la mappa dei punti luce, per ripartire

“Ripartenze” si intitola così il libro di Giorgio Paolucci, un rosario fatto di 105 grani di vita, vita concreta fatta di emozioni, errori, fatiche e, appunto ripartenze. Tanti i volti e tante anche gli incontri personali, le letture, i luoghi raccontati in modo avvincente e ritmato

di Riccardo Bonacina

Il libro di Giorgio Paolucci, collega e amico da una vita, è un vero corroborante, un’iniezione di speranza tanto più potente perchè si sviluppa in un racconto fatto di storie concrete, di episodi avvenuti e di cui l’autore è quasi sempre testimone diretto, come si addice a un eccellente giornalista quale lui è.

Siamo di fronte a un rosario fatto di 105 grani di vita, vita concreta fatta di emozioni, errori, fatiche e, appunto ripartenze. Nascendo il libro come raccolta di una rubrica di “Avvenire” (ma poi altri grani si sono aggiunti) di sole 1300 battute, il racconto si svolge veloce, con un ritmo di lettura avvincente, mai noioso.

Giorgio Paolucci

Cento ripartenze. Quando la vita ricomincia

Itaca editore

pp 110

12 euro

Paolucci certifica che le ripartenze sono sempre rese possibili da un incontro, da una mano che ti raggiunge, da un sorriso gratuito, da un abbraccio. Così è stato per Tiago e la mamma Joanna, per Mireille e padre Maurizio Berizzi, per Desiré ed Anna e Tea; racconta di trafficanti d’armi o boss del traffico internazionale di droga che cambiano radicalmente la loro vita incontrando uno sguardo d’amore diventando volontari al servizio degli altri. Come recita una scritta su una porta nella Comunità Giovanni XXII “L’uomo non è il suo errore” come diceva don Oreste Benzi e come testimonia Gemma Calabresi capace di perdonare. O come dice Joy a un paziente “Non sei la malattia”. Così un killer di Rosario Livatino si converte. Tante le storie di migranti che Paolucci ci chiede di guardare come a persone e perciò ci racconta le loro storie di realizzazione.

Ma nel libro Paolucci racconta molto anche di sè, delle sue letture che ci ripropone e che condivide, da Guareschi a Saint Exupéry, da Peguy a rilke, un breviario di letture che ci fanno alzare lo sguardo e che ci invitano a coltivare il seme dell’umanità. E ci racconta anche le sue personali ripartenze, il grazie a chi gli fa la radioterapia, lo sguardo alla nipotina che parla solo con gli occhi, la malattia del papà, la nascita di un bambino nel suo condominio di ultrasessantenni, il suo andare nei luoghi dell’anima, l’isola di San Giulio al lago d’Orta, la Sacra di San Michele, poi il cammino di Santiago, il pellegrinaggio Macerata-Loreto e quello Milano Trivolzio, per ricordarci che la vita è pellegrinaggio ogni giorno, e l’incontro con i testimoni dell’invisibile come suor Gloria Riva.

È proprio vero come scrive “l’uomo è fatto per il giorno, la notte è destinata a passare”.

Lo ricorda anche papa Francesco che Paolucci cita alla fine della cavalcata nella speranza: “La fragilità dei tempi in cui viviamo è anche questa: credere che non esista possibilità di riscatto, una mano che ti rialza, un abbraccio che ti salva, ti perdona, ti risolleva, ti inonda di un amore infinito, paziente, indulgente, ti rimette in carreggiata (Papa Francesco)


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