Sostenibilità sociale e ambientale

Cnr: le foreste profumate diminuiscono l’ansia. Visitate il Lago di Tovel

Una ricerca sperimentale condotta dal Cnr e dal Club alpino italiano ha svelato l’effetto dei monoterpeni – componenti degli oli essenziali emessi dalle piante, abbondanti nelle foreste - nel ridurre i sintomi dell’ansia. Alcuni dei siti in cui si è svolto lo studio sono il Lago di Tovel (Trento); il Rifugio Alpe Corte (Bergamo), il Rifugio Levi Molinari (Torino).

di Sabina Pignataro

Respirare i profumi della foresta riduce i sintomi dell'ansia: merito dei monoterpeni, molecole odorose contenute negli oli essenziali emessi dalle piante. Una ricerca sperimentale condotta in 39 siti italiani tra montagna, collina e parchi urbani ha permesso di svelare il ruolo dei monoterpeni e di isolarne l’effetto specifico sulla riduzione significativa dei sintomi dell’ansia. A condurla, un team di ricercatori dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Ibe) e del Club Alpino Italiano, insieme alle Università di Parma e Firenze, all’Azienda unità sanitaria locale (Ausl) di Reggio Emilia, e con il sostegno del Centro di riferimento regionale per la fitoterapia (Cerfit) di Firenze.

Alcuni dei siti in cui si è svolto lo studio sono il Lago di Tovel (Trento); il Rifugio Alpe Corte (Bergamo), il Rifugio Levi Molinari (Torino). E poi, in Sicilia, l'Etna; nel Lazio, i boschi dell'area di Fiuggi; in Emilia Romagna, i boschi di compresi nell'alto Appennino reggiano, in particolare Ligonchio e il Rifugio Battisti (RE), e il lago Santo Modenese (Mo); in Toscana, la Fonte San Borbotto di San Godenzo (Firenze), il Valico Croce ai Mori e il rifugio La Calla (Arezzo) e i boschi intorno a San Miniato (Pisa)

«Combinando sessioni di terapia forestale condotte da psicologi professionisti con tecniche avanzate di statistica, abbiamo potuto dimostrare che, in certe condizioni, l’aria della foresta è davvero terapeutica: un traguardo importante per la progressiva adozione di pratiche sanitarie verdi», afferma Federica Zabini di Cnr-Ibe, responsabile Cnr del progetto e supervisore della ricerca.

In certe condizioni, l’aria della foresta è davvero terapeutica: un traguardo importante per la progressiva adozione di pratiche sanitarie verdi

Federica Zabini di Cnr-Ibe, responsabile Cnr del progetto e supervisore della ricerca.

«Abbiamo applicato un metodo statistico avanzato in uso nella ricerca clinica, che ha consentito di creare gruppi di intervento e di controllo perfettamente abbinati: i risultati ci permettono, oggi, di disporre di criteri oggettivi per individuare e qualificare stazioni di Terapia Forestale in grado di consentire prestazioni di livello clinico», aggiunge Davide Donelli del Dipartimento di medicina e chirurgia dell’Università di Parma e Divisione di cardiologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma. «Poiché è ormai consolidata la connessione tra stati di ansia e rischio cardiovascolare, i risultati ottenuti assumono un valore importante anche in ambito patofisiologico, e quella sarà materia di ulteriori ricerche».

Lo studio prosegue il filone di ricerca intrapreso nel 2019 relativo alla distribuzione degli oli essenziali emessi dalle piante, che ha portato a numerose pubblicazioni scientifiche e alla realizzazione di due volumi sulla Terapia Forestale, editi dal Cnr, che hanno permesso di sistematizzare le conoscenze ad oggi acquisite in merito a questa disciplina emergente.

La ricerca è pubblicata sul International Journal of Environmental Research and Public Health.

In base all'analisi di dati ambientali e psicometrici raccolti nel corso delle campagne svolte nel 2021 e nel 2022, è stato individuato e isolato l'effetto specifico dell'esposizione ai monoterpeni (e in particolare all'alfa-pinene) sulla riduzione significativa dei sintomi di ansia, identificando non solo soglie di esposizione, ma anche la correlazione alla quantità di monoterpeni inalati.

In apertura, foto del Lago di Tovel (Trento)


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