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Con “Harraga2”, il Ciai fa inclusione sociale attraverso le culture

Un progetto che ha attivato diversi percorsi di inclusione sociale e lavorativa che consentono a 15 giovani provenienti da quattro Continenti di rafforzare, attraverso un laboratorio di empowerment, le proprie competenze personali e professionali. Con "Harraga2", il Ciai mette in campo azioni grazie alle quali operare un cambiamento culturale abbattendo gli stereotipi che creano barriere e pregiudizi

di Gilda Sciortino

Sfidano gli stereotipi e raccontano dei propri paesi, arricchendo il gruppo di aneddoti e storie che mai nessuno avrebbe potuto raccontare: dalla guerra in Mali del 2012 alle rivoluzioni del Bangladesh per esercitare il diritto della popolazione a parlare la propria lingua e la propria indipendenza dal Pakistan, ma anche da come trascorrono il tempo i giovani in Costa D’Avorio al meteorite che portò alla formazione del cratere di Chicxulub in Messico e all’estinzione dei dinosauri e tanto altro ancora ci sarebbe narrare.

Sono i giovani di età compresa tra i 16 ei 23 anni che partecipano ad "Harraga2", il progetto del CIAI che mette in campo percorsi di inclusione sociale e lavorativa per minori stranieri non accompagnati e neo maggiorenni. Previsti anche laboratori di empowerment associativo o di partecipazione attiva, tenuti dal Cesie, partner del progetto, negli spazi di Moltivolti, l'impresa sociale che promuove l'incontro tra culture attraverso il cibo.

Un percorso che sta per concludersi a Palermo, dopo due anni intense attività che hanno avuto come protagonisti 15 partecipanti provenienti da quattro continenti: Asia, Africa, Sud America e Europa. Dal Messico e Argentina, al Mali, Guinea, Costa D’Avorio, Nigeria, Ciad, Egitto, Bangladesh, Italia, Svizzera e UK.

Un’occasione non da poco per giovani italiani e stranieri di vivere un incontro interculturale, sviluppare maggiore conoscenza di sé e degli altri, prendere contatto con i propri stereotipi, conoscere tradizioni, abitudini e cornici culturali diverse dalle proprie, mettersi in discussione, relativizzare la propria cultura cominciano a considerarla una tra le tante, né migliore né peggiore. Senza dimenticare di dare loro gli strumenti per migliorare la capacità di lavorare in gruppo, la gestione del tempo, l’autostima e sicurezza in sé, la capacità di parlare in pubblico.

Non c’è dubbio che, per chi è arrivato da poco in Italia, un progetto come “Harraga2” costituisce un’opportunità per migliorare la comprensione ed espressione della lingua italiana e per conoscere nuove persone, creandosi degli amici e delle amiche; per i palermitani, invece, significa conoscere da vicino la realtà della migrazione e le persone vittime di stereotipi e pregiudizi a livello mediatico, sviluppando di conseguenza rapporti di amicizia. Per tuttii partecipanti, poi, è la possibilità di scoprire talenti e passioni, aumentando la consapevolezza di sé, della realtà circostante e dei propri obiettivi personali e professionali.

«Questo tipo di percorsi è fondamentale per educare alla diversità – dice Roberta Lo Bianco, in rappresentanza del Cesie – e per stimolare la curiosità umana a conoscere, a superare le generalizzazioni ed entrare in contatto davvero con le persone di tutto il mondo. Un laboratorio è un'esperienza protetta di gruppo che permette di rafforzare nei partecipanti un set di competenze personali, sociali e anche professionali, a seconda dell’argomento del lavoro che si andrà a fare».

Progetti come “Harraga2” permettono di strutturare un modello di inclusione sociale e relazionale nuovo che prevede che tutti e tutte, autoctoni e stranieri, facciano insieme uno sforzo per “includersi” all’interni di un nuovo assetto societario, multiculturale, plurilingustico e plurivaloriale.
Si tratta del tentativo di attivare un cambiamento culturale rispetto al tema della migrazione, rompendo logiche assimilatrici e approcci che considerano l’immigrato un “soggetto scomodo” poiché la sua presenza richiede un superamento di pregiudizi, interiorizzati e rafforzati dai mainstream mediatici, per poter finalmente guardare agli stessi, in modo simmetrico, come persone con storie, valori, debolezze e ricchezze che non devono farci paura.