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La cultura secondo la destra, l’Arci boccia l’atto di indirizzo del ministro Sangiuliano

Marco Trulli, nuovo responsabile cultura dell'Arci nazionale, parla di «un atto di forza perché il Governo sa di avere i numeri in Parlamento, ma la cultura appartiene a tutti e non a una parte». E ricorda alla maggioranza che «le nostre radici, come ci ha insegnato la storia, vanno ricercate nella grande tradizione mediterranea di diverse connessioni e scambi che ci sono sempre stati». L'atto del Governo cancella il criterio del dialogo interculturale come ambito prioritario di intervento

di Luigi Alfonso

L’Arci condanna con fermezza l’atto di indirizzo a firma del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, per la promozione culturale nazionale e internazionale dei giovani autori che fissa le priorità di intervento della Siae in relazione al sostegno dei “Creativi Under 35” attraverso l’utilizzo del 10% dei compensi per copia privata. Parliamo del cosiddetto bando “Per chi crea”, attivo fino al 2019 e poi sospeso per l’emergenza pandemica. «La modifica sostanziale rispetto all’atto firmato dal ministro Franceschini nel 2022 che si evidenzia nel nuovo atto di indirizzo è relativa, tra i progetti “privilegiati”, alla cancellazione del criterio del “dialogo interculturale come ambito prioritario di intervento”, a favore di quello del rafforzamento tra i giovani del senso di appartenenza alla Nazione», è il commento di Marco Trulli, responsabile Cultura dell’Arci. «Si manifesta chiaramente una lettura di fondo della cultura come strumento di celebrazione di fantomatici valori identitari a scapito della possibilità di investire su percorsi di scambio e confronto tra immaginari culturali diversi, di produzione di opere che interroghino la complessità di una società trasformata rispetto probabilmente all’idea del ministro Sangiuliano».

Secondo Trulli, «la cultura italiana nelle sue forme popolari e di ricerca si è sempre confrontata con linguaggi e avanguardie europee e mediterranee, partendo proprio dall’idea che l’arte dovesse essere il tentativo di costruire connessioni e non di celebrare sterilmente e retoricamente una Nazione. Peraltro, decine di giovani autori che potranno essere interessati a queste linee di finanziamento sono italiani senza cittadinanza, sono figli e figlie di processi migratori che hanno innestato la società di estetiche, linguaggi e sguardi diversi: ne sono riprova le recenti produzioni musicali, cinematografiche, performative e multimediali».

«È l’indizio di un’idea più ampia, che probabilmente ha questo Governo, del sostegno alla cultura come manifesto patriottico, come valorizzazione di radici che però, come ci ha insegnato la storia, vanno ricercate nella grande tradizione mediterranea di diverse connessioni e scambi che ci sono sempre stati», sottolinea ancora Trulli. «Scelte che non rispondono alle necessità di un Paese come il nostro e di una società che si è trasformata. L’onorevole Federico Mollicone, presidente della Commissione cultura alla Camera, ha risposto al nostro comunicato dicendo che ce ne dobbiamo fare una ragione, in quanto sono stati eletti dalla maggioranza degli italiani. Noi invece crediamo che la cultura sia un bene che appartiene a tutti e certe scelte devono essere fatte nell’interesse di tutti e non solo di una parte. Questa idea rivendica un’appartenenza nazionale che ci riporta alla mente brutti momenti del passato. È un’idea comune alle destre di tanti Paesi, dagli Stati Uniti all’Europa occidentale: è una tendenza internazionale che conosciamo bene, e questo Governo sa di poterlo fare perché è forte di una maggioranza in Parlamento che glielo consente. Mettere mano a questi fondi significa cancellare qualcosa che apriva alla riflessione. Rifare la memoria della storia d’Italia non è un problema, ma farlo in maniera retorica e utilizzando l’autoesaltazione, non è molto proficuo. Si vuole vendere all’estero un modello di cultura italiana che non sappiamo esattamente qual è, ma che ci preoccupa. Una cultura costruita su un’idea di confine molto serrato rispetto agli altri, non è un buon inizio».

L’Arci continuerà a promuovere cultura nei propri circoli e attraverso progetti e festival per sostenere il dialogo interculturale e offrire visioni complesse sulla società, per smontare retoriche identitarie o pregiudizi e curare la dimensione inclusiva e accogliente delle pratiche culturali.

Credits: la foto che ritrae Marco Trulli è di Riccardo Muzzi.


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