Politica & Istituzioni

Il Premio Sakharov e la resistenza del popolo ucraino

Un anno dopo la brutale invasione russa dell'Ucraina l'ufficio del Parlamento europeo a Milano, con la rappresentanza a Milano della Commissione europea, Linkiesta e la sua sezione in lingua ucraina Slava Evropi, e il Consolato generale ucraino a Milano, hanno promosso un’iniziativa per ricordare l’assegnazione del Premio Sakharov al coraggioso popolo ucraino e «per stringersi, in un giorno doloroso, al fianco di una comunità che lotta per la possibilità di esistere»

di Cristina Barbetta

«A febbraio del 2022 è iniziato un anno che, in tutta sincerità, non è mai finito» (…). A febbraio 2022 è cominciato l’anno che ci ha cambiati, l’anno che non sappiamo nemmeno se ci sia stato né se l’abbiamo vissuto davvero, un anno in bianco e nero, senza alcuna sfumatura. In guerra, davanti alla possibile morte tua e alla morte certa di qualche caro, è semplice distinguere il bianco dal nero, la vita dalla morte, il bene dal male, l’importante dal futile». Sono le parole di Yaryna Grusha Possamai, scrittrice, docente di lingua e letteratura ucraina all’università di Milano, Torino e Bologna, durante l’evento che si è tenuto a Milano nell’anniversario dell’aggressione russa, per celebrare l’assegnazione del Premio Sakharov al coraggioso popolo ucraino.

L’iniziativa per ricordare l’assegnazione del premio Sakharov al coraggioso popolo ucraino, che si è tenuta al al Centro Brera, è stata promossa dall’ufficio del Parlamento europeo a Milano, in collaborazione con la rappresentanza a Milano della Commissione europea, il Consolato generale ucraino a Milano, Linkiesta e il quotidiano de Linkiesta Slava Evropi.

«È stato l’anno in cui non siamo più esistiti noi, ma è esistito qualcosa più grande di noi, la storia che si è messa in moto e che ha schiacciato ciascuno di noi personalmente e tutti quelli intorno come un rullo compressore. Non possiamo più esimerci. Non possiamo più spegnere il cellulare né lo schermo del computer, tanto non servirà a niente. È successo, ci siamo dentro e dobbiamo remare ogni giorno soltanto in avanti. A volte nel buio, a volte da soli», ha detto Yaryna Grusha Possamai, che è anche curatrice di Slava Evropi, il quotidiano de Linkiesta sull’Europa in lingua ucraina.

«Il 24 febbraio per quelli della nostra generazione, per quelli che vivono il nostro tempo, è una di quelle date che non si dimenticheranno. Oggi cerchiamo di celebrare il popolo ucraino che per un anno ha resistito alla barbarie e alle tenebre, lottando per la libertà e l’indipendenza innanzitutto loro ma anche per noi europei. A dicembre il Parlamento europeo ha dato il premio Sakharov per i diritti civili al popolo ucraino, e ci sembrava doveroso farlo in Italia e a Milano dove la comunità ucraina lotta e resiste, manifestando questa voglia di libertà e indipendenza tutte le sere in Piazza Duomo». Così Christian Rocca, direttore editoriale de Linkiesta.

Sono seguiti i saluti istituzionali di Maurizio Molinari, capo dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano e di Massimo Gaudina, capo della Rappresentanza della Commissione Europea a Milano. «Il Parlamento europeo non ha scelto parole a caso quando ha dato il Premio Sakharov al coraggioso popolo ucraino. La guerra dei russi all’Ucraina è una guerra a tutti noi – ha detto Maurizio Molinari. «Nella società russa la libertà di pensiero non esiste. Il coraggioso popolo ucraino combatte per la possibilità di esistere, un’esigenza anche della nostra società. Il Parlamento europeo ha sostenuto fin dall'inizio il popolo e il governo ucraino nella battaglia contro l’invasore, chiedendo anche l’invio di armi, per permettere al popolo ucraino di difendersi».

Massimo Gaudina, capo della rappresentanza della Commissione Europea a Milano, ha sottolineato come la Commissione europea abbia voluto schierarsi fin dal primo giorno, non solo a parole, ma anche con molti fatti a fianco dell’Ucraina e che «questa guerra riguarda tutti, è un intervento, quello europeo, a difesa del modello delle democrazie liberali e occidentali».

In rappresentanza del Consolato ucraino a Milano è intervenuta Viktoriia Fufalko.

«L'aggressione della Russia tendeva non solo a mettere fine all’esperienza democratica, ma anche ad attaccare i nostri valori, tutte le nostre democrazie. È un attacco che è arrivato dopo anni di un’escalation insidiosa, poderosa, che è stata giocata con le armi della propaganda, che si è attivata con le armi delle interferenze nella nostra politica europea, che ha incontrato negli anni passati molta indolenza e indifferenza», ha osservato Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo.

«L’assalto a Kiev ha avuto la funzione anche di aprire gli occhi su una generazione di uomini e donne che ha fatto dell'Europa la propria ragione di vita, e quell’assalto criminale, quell'invasione criminale, è servito a farci rendere conto che nulla è scontato, che nessun Paese può dirsi o considerarsi davvero al sicuro. Allora il premio Sakharov che il Parlamento europeo ha voluto assegnare al coraggioso popolo ucraino io credo che sia un riconoscimento davvero doveroso», ha continuato la vicepresidente del Parlamento europeo. «Sono tante le cose che mi porto dentro: mi porto dentro le lacrime e i sorrisi, il coraggio e il dolore. Sono solo alcuni dei sentimenti che ciascuno di noi ha provato sulla propria pelle. Sono sentimenti che sono ormai diventati fondamenta dell’Europa che verrà e dell'Europa che insieme stiamo costruendo».

Lorenzo Guerini, presidente del Comitato parlamentare sulla sicurezza della Repubblica (Copasir), e fino a ottobre 2022 ministro della difesa, ha spiegato che, «in seguito all’aggressione della Russia, l'Italia subito si è messa al fianco del popolo ucraino, delle sue istituzioni, lo ha fatto insieme al concerto della comunità internazionale, dando sostegno all’Ucraina in diverse forme, dall’aiuto umanitario all’aiuto economico, all’accoglienza dei tanti rifugiati». «Ho avuto modo di vedere diverse realtà, soprattutto nei primi mesi in cui ho potuto constatare la solidarietà del nostro Paese, del nostro popolo, delle tante realtà istituzionali, ma anche delle tante realtà del volontariato, che hanno ospitato chi fuggiva dalla guerra», ha detto Lorenzo Guerini.

«Ho firmato cinque decreti per l’invio di armamenti. Non è mai facile fare scelte di questo tipo, pero’ ci sono dei tornanti della storia in cui il male si manifesta e il dovere di chi crede nella pace e nella democrazia è, quando il male si manifesta, sostenere chi dal male viene aggredito», ha affermato Loprenzo Guerini. «A quel male abbiamo dato una risposta forte. Putin immaginava di risolvere questa guerra in pochi giorni: è andato avanti a chiamarla “Operazione speciale” quando era una guerra con tutti i canoni della guerra. Pensava di fare conto su un popolo che si sarebbe piegato, su rappresentanti delle istituzioni che sarebbero fuggiti, su una comunità occidentale che non sarebbe stata in grado di dare una risposta. L’Europa e il mondo hanno risposto in maniera compatta. Putin voleva meno Nato e si è trovato più Nato, voleva un'Europa divisa e si è trovato un’Europa coesa, ma soprattutto Putin ha sbagliato a non considerare il coraggio, l'eroismo del popolo ucraino». Lorenzo Guerini ha concluso dicendo: «Credo di condividere con tutti voi la speranza di una pace e una pace per essere chiamata tale – e uso le parole del Presidente della Repubblica- deve ristabilire la verità, il diritto internazionale, la sovranità».

«La propaganda russa funziona molto bene in Russia», ha spiegato Olga Tokariuk, giornalista ucraina, fellow al Reuters Institute. «Questo porta a un sentimento di apatia, alla sensazione di non potere fare niente da parte della popolazione russa. Non c’è un grande movimento di protesta da parte dei russi che hanno lasciato il Paese, a causa di questa propaganda che dà sfiducia alle persone. Invece in Ucraina la gente capisce come funziona la propaganda russa, che non è riuscita a smontare l’unità ucraina. Certamente la Russia continuerà a cercare di fermare il sostegno che arriva dai Paesi liberi sul piano politico, militare e finanziario. In alcuni Stati, Italia inclusa, vediamo il manifestarsi di questi tentativi». (..) In India, Sud Africa, America Latina e Medio Oriente la manipolazione dell’informazione da parte della Russia riesce ad affermarsi più che in occidente».

In apertura e in chiusura dell’incontro, ci sono stati due momenti musicali con Nelly Kolodii, violinista ucraina dell’orchestra dell’Accademia della Scala di Milano.

L’iniziativa ha messo in luce storie di resistenti della comunità ucraina di Milano, che ogni sera dal 24 febbraio dell’anno scorso si ritrovano in piazza Duomo a manifestare per la libertà. «Il 24 febbraio 2022 sono scesa in piazza a Milano quando nessuno aveva un altoparlante e ho iniziato a gridare per condannare le azioni russe e chiedere il sostegno dell’Europa», ha detto Victoriia Lapa, del network UaMi. Lapa è anche Lecturer all'Università Bocconi. Victoriia Lapa ha lavorato in Ucraina come avvocato e pubblico ministero ed è arrivata a Milano nel 2015 per un dottorato all’università Bocconi.

«Per molti ucraini la guerra è qualcosa di personale», ha concluso Artem Zaitsev, rappresentante di UaMi, che ha perso in guerra, in Donbas, il fratello di 37 anni. Artem Zaitsev ha 40 anni, da 5 lavora per un gruppo finanziario internazionale con sede a Milano, e partecipa ogni giorno al presidio in Piazza Duomo.

In apertura: La manifestazione della comunità ucraina in Piazza Duomo, che si svolge ogni sera dal 24 febbraio 2022. In primo piano Victoriia Lapa, del network UaMi, e Lecturer all'Università Bocconi

Tutte le foto dell'articolo sono dell'account twitter @Europarl_IT


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