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Cooperazione & Relazioni internazionali

Questa politica che protegge le frontiere e non le vite umane

I volontari degli sbarchi di Lampedusa hanno voluto esprimere la loro vicinanza a chi in queste ore nel Crotonese vive il dramma della strage di migranti con 66 corpi recuperati e altre decine di dispersi. Una testimonianza di solidarietà da parte di chi nell’isola ha vissuto altre stragi come quella del 3 ottobre 2013 in cui morirono 368 persone

di Redazione

Al sindaco di Cutro, ai cittadini e alle cittadine solidali del Crotonese,

Il Forum Lampedusa solidale chiede di esprimere le più sincere condoglianze ai superstiti e alle famiglie di coloro che sono morti nel naufragio avvenuto di fronte alle vostre coste.

Non possiamo e non vogliamo paragonare il nostro dolore con quello che in questo momento provano le persone sopravvissute e le famiglie dei morti o dei dispersi, ma sappiamo cosa significa essere una comunità che si ritrova ancora una volta a fronteggiare tutta questa sofferenza.

Con rabbia e solidarietà, vi siamo vicini. Perché quando vedi, tocchi, senti, nulla può essere più come prima.

Solo quando ascolti il grido di una madre che ha perso il suo bambino di appena 6 mesi, quando piangi insieme a un ragazzo che ha visto affogare la propria giovane moglie, quando abbracci uno sconosciuto in silenzio perché non hai parole per arginare il suo dolore, diventi parte della vita di queste persone e capisci di essere più che un semplice testimone. Quando hai di fronte 368 bare una accanto all’altra, quando seppellisci persone sconosciute nel luogo in cui vivi, nel cimitero dove riposano i tuoi cari; quando poni su una tomba una targa con soltanto la data della morte o cerchi in tutti i modi di risalire a un nome per poter dare una risposta alle famiglie che attendono notizie; quando tutto ciò accade senti che quelle persone sconosciute sono diventate parte della tua storia e tu della loro.

Ciò che accomuna le nostre comunità ora è una responsabilità non cercata, ma inevitabile: quella di prendersi cura e mantenere viva la memoria delle persone che sono morte nel tentativo di raggiungere le coste europee.

Non dobbiamo disperdere le nostre voci, ma unirle, nella costante denuncia di una politica che ha deciso di proteggere le frontiere – whatever it takes – e non le vite umane. Queste persone, come le decine di migliaia prima di esse,si sarebbero potute salvare dando loro la possibilità di muoversi liberamente.

All’ingresso del cimitero di Lampedusa è affissa una breve poesia di Emily Dickinson: “Provare lutto per la morte di chi non abbiamo mai visto implica una parentela vitale fra l'anima loro e la nostra. Per uno sconosciuto gli sconosciuti non piangono”

Loro erano sconosciuti ma noi (noi ieri, voi oggi) abbiamo pianto.

Noi, Voi, Loro siamo noi.


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