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Strage di Crotone, De Ponte (ActionAid): «Piantedosi fuori dalla realtà»

Proseguono le ricerche dei dispersi nel naufragio avvenuto domenica scorsa a Steccato di Cutro. Il bilancio delle vittime accertate è salito a 64, tra loro anche bambini. Il barcone, partito dalla Turchia, si è spaccato a 150 metri dalla costa. Sono in corso le ricostruzioni dei fatti ma «tragedie come quella di Cutro sono una conseguenza dell'orientamento politico di questo governo», dice Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid. «E se Piantedosi accusa i naufraghi di “non essere persone responsabili” vuol dire che è totalmente scollegato dalla realtà»

di Anna Spena

Proseguono le ricerche dei dispersi nel naufragio avvenuto domenica scorsa a Steccato di Cutro. Il bilancio delle vittime accertate è salito a 64, tra loro anche bambini, ma si cercano ancora i corpi. Il barcone partito dalla Turchia si è spaccato a 150 metri dalla costa calabrese. Afghani, pakistani, siriani. Soprattutto famiglie. Famiglie con neonati, bimbi piccoli, figli adolescenti. Dalle prime testimonianze raccolte sembrerebbe che questo viaggio della morte sia iniziato quattro giorni prima, da Smirne. Si stima che sul barcone naufragato ci fossero tra le 150 e le 200 persone. Persone che scappano da Paesi in guerra o dove la crisi economica e sociale rende impossibile qualunque vita.

Basti pensare all’Afghanistan dove il numero di persone che ha bisogno di assistenza umanitaria è salito a 28,3 milioni. O ancora alla Siria: tra qualche giorno sarà il dodicesimo anniversario dall’inizio della guerra. Questo naufragio poteva essere evitato? Sabato sera il peschereccio era stato avvistato a circa 70 chilometri dalle coste calabresi da un aereo Frontex. E l’agenzia di frontiera dell’unione europea ha allertato le autorità italiane. Così le navi della guardia di finanza avevano provato a raggiungere il barcone, ma stando alle dichiarazioni il mare era troppo mosso e sono tornate inditero.

Ad oggi è stata aperta un'indagine per naufragio colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che ha portato al fermo di tre presunti scafisti. Non c’è ancora nessuna evidenza e quindi rimaniamo nel campo delle ipotesi. Ma sui soccorsi: «Stiamo vedendo di ricostruire la catena dei soccorsi ma non ci sono indagini su questo», ha dichiarato il procuratore Giuseppe Capoccia. «Stiamo ricostruendo tutti i passaggi dall’avvistamento in poi, per comprendere cosa è stato fatto e confrontarlo con ciò che si doveva fare».

É compito della magistratura fare chiarezza ma: «In Italia», spiega Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, «non c’è un sistema di soccorso in mare funzionante. Se ci fosse non ci sarebbe bisogno dell’intervento delle navi delle ong, navi che – tra l’altro – continuano ad essere ostacolate utilizzando utilizzando cavilli amministrativi: dall’assegnazione di porti lontani all’impossibilità di effettuare salvataggi multipli». Ne abbiamo parlato in questo articolo: Tutte le falle del decreto anti-ong. «Meno persone ci sono a pattugliare il mare», continua De Ponte, «più assistiamo a tragedie di questo tipo. E a me pare che sia la scelta chiara di questo Governo: ostacolare le ong, svuotare il Mediterraneo».

In questa tragedia ritorna anche un’altra questione: «quella della narrazione sbagliata del fenomeno migratorio», dice il segretario generale di ActionAid. E infatti: «Si continua a gridare all’invasione. Ma come abbiamo dimostrato nel nostro lavoro di analisi e trasparenza, fatto a partire dai dati forniti dallo stesso Viminale e resi disponibili in formato aperto a tutti sulla piattaforma Centri d’Italia, le strutture di accoglienza non sono assolutamente al collasso, anzi: il 20% dei posti rimane vuoto. Quindi si continua ad urlare ad un’emergenza che non c’è. Sono le politiche in atto che vogliono isolare e rendere incapace di integrarsi chi invece vuole richiedere asilo in Italia. Tra l’altro il nostro è un Paese con un’età media molto elevata e migranti potrebbero dare tanto all’Italia».

E nella narrazione c’è un altro punto che non torna: «Le dichiarazioni di Piantedosi», aggiunge De Ponte. Il ministro dell’Interno si è espresso così sulla tragedia: “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”.

Ne ha scritto Riccardo Bonacina “Le terribili dichiarazioni di Piantedosi di fronte ai migranti morti”: «Una sintesi perfetta della allucinante, astratta e crudele linea di questo Governo. Il non farli partire è un vero latrato alla luna, è solo un modo per non assumersi responsabilità che invece sono del tutto evidenti. Un modo per non riconoscere il fallimento di una politica che ha radice lunghe nelle posizioni della Lega e di Fratelli d’Italia».

La narrazione fatta dal ministro è ingiusta e pericolosa: «Denuncia», chiosa De Ponte, «uno scollamento completo dalla realtà. Se vivesse in Afghanistan, in Siria, in Iran cosa avrebbe fatto? Se il tuo Paese fosse bombardato e i tuoi figli non avessero da mangiare, tu cosa fai? Cerchi un'alternativa, anzi una possibilità di vita. E questo non lo dico come attivista, ma come cittadino qualunque. Un ministro dell’Interno dovrebbe sapere di cosa parla quando parla».

Credit foto Croce Rossa


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