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Economia & Impresa sociale 

Close the Gap 2023 non dimentica le donne iraniane

La campagna Coop per l’inclusione di genere è arrivata alla sua terza edizione e lancia con Amnesty International la mobilitazione per un "postcards bombing" per non spegnere l’attenzione sulla lotta delle donne iraniane. Presentati i risultati raggiunti come la crescita della quota femminile tra i dipendenti. Seconda edizione del Premio a fornitori più virtuosi e rilancio della doppia petizione sui congedi parentali obbligatori ai padri

di Antonietta Nembri

Ci sono sempre più donne tra i dipendenti Coop (si supera il 70% di quota femminile) e aumenta anche la percentuale delle donne presenti nei ruoli direttivi (34,7 rispetto all’ano precedente e al 32 del 2020). Sono questi alcuni dei dati presentati da Maura Latini, ad di Coop Italia, questa mattina (1 marzo) al teatro Litta di Milano per la presentazione dei risultati della campagna “Close the Gap – Riduciamo le differenze” a favore della parità di genere che compie tre anni.

Nel corso del 2022, inoltre, è proseguita la formazione sulla parità di genere che ha coinvolto circa 600 persone tra dipendenti interni e stakeholder. Tra questi ultimi è continuata l’attività in ottica di gender equality per le donne che lavorano in aziende agricole fornitrici di Coop; sessioni di approfondimento con il coinvolgimento di associazioni dei territori che rimangono poi punti di riferimento successivi. E la formazione è arrivata anche in ambito scolastico dove Coop è attiva da lungo tempo.

Un altro tema toccato è il rinnovato sostegno di Close the Gap 2023 alla petizione per l’estensione del congedo di paternità obbligatorio «A essere penalizzati sono i padri ed è anche questo un gap da chiudere», ha commentato Latini che ha anche ricordato come oggi in Italia si parli di denatalità «ma quando lo si fa si parla sempre di numeri, mai di donne, servono risposte per invertire la tendenza».
E un sostegno è anche la petizione Movimenta, genitori#allapari, per l’estensione del congedo di paternità obbligatorio fino a tre mesi, che avviata nel 2022, ha raggiunto in anno circa 47.300 firme. Il rilancio dell’iniziativa arriva anche dall’unione con un’altra petizione ospitata da Change.org con lo stesso scopo: “Congedo di Paternità a 3 mesi operativo da subito!” promossa da Girolamo Grammatico (nella foto) un padre che per professione si occupa di formazione, che dal canto suo ha raccolto oltre 31mila adesioni. Ora l’unione dei contatori che permette di implementare gli sforzi e di raggiungere 78.400 firme confermando il posizionamento del tema tra i più sottoscritti della piattaforma di petizioni online. L’obiettivo a tendere è comunque ancora più ambizioso e la rinnovata alleanza tra un’organizzazione della società civile come Movimenta, un cittadino appassionato al tema come Grammatico e la rete di Coop continuerà a generare occasioni di raccolta ulteriore.

Giunge al suo secondo anno il premio Close the Gap riservato ai fornitori di prodotto a marchio Coop più virtuosi in tema di inclusione e parità di genere. La prima edizione nel marzo dell’anno scorso aveva visto salire sul podio Eurocompany azienda del ravennate specializzata nella frutta secca ed essiccata, pioniera dell’equa distribuzione del compito di genitorialità concedendo ai suoi neo-papà un periodo di congedo parentale più esteso rispetto a quanto disposto per legge oltre a tenere corsi sull’inclusione e la violenza di genere a tutti i suoi dipendenti. I premi alle tre aziende premiate per ciascuna sezione tematiche dal Comitato scientifico (composto da Maurizia Iachino, Andrea Notarnicola, Vera Gheno) sono stati consegnati da Maurizia Iachino, da Mario Zani dg di Eurocompany e da Maura Latini.


Seconda edizione del Premio Close the Gap: da sx Maurizia Iachino, Karen Veltman di Dial Srl (menzione); Enric Virgili Ugarte, ceo di Iffco; Sara Rossi, Diversity & Inclusion Specialist di Andriani spa; Mario Zani vincitore della prima edizione; Maura Latini e Valeria Bigliazzi Responsabile Produttori e Progetti della cooperativa Chico Mendes

Premi dunque per la Iffco Italia (leader nella produzione di creme vegetali da cucina, spray e da montare), premiata per l'impegno a incrementare il numero di donne in ruoli di responsabilità e con una media di retribuzione riconosciuta alle donne dipendenti superiore a quella maschile; la Andriani realtà nel settore dell’alimentazione free from), società Benefit e B Corp per i suoi progetti a sostegno della parità genitoriale considerando la stessa una competenza aggiunta anche nel contesto lavorativo; la cooperativa Chico Mendes, che ha meritato il premio di "Close the gap" per i suoi progetti su benessere e qualità del lavoro in aiuto ai piccoli produttori del sud del mondo, progetti da cui sono nati in Brasile un ristorante e una panetteria di comunità gestiti interamente da donne.
Menzione infine alla Dial, una realtà trentina specializzata nella lavorazione dei funghi secchi, per l'innovazione nelle attività di ascolto dei dipendenti e l'offerta di servizi su misura adatti a conciliare il tempo di vita con il tempo di lavoro.

«Per noi è importante portare avanti un progetto per l’inclusione di genere in Italia, questo è stato un anno molto difficile dal punto di vista economico come tutti sappiamo. Nonostante ciò», osserva Latini, «Coop ha deciso di non arretrare su questo tema e anzi di impegnarsi, facendo ovviamente uno sforzo in più dati i tempi e date le tante iniziative che proponiamo in questo 2023. Ci teniamo a ricordare a tutti che la parità di genere non è uno slogan, per noi non esiste il gender washing, se così vogliamo chiamarlo».

A lanciare in chiusura di mattinata la nuova campagna legata a Close the Gap 2023, Marco Pedroni (nella foto), presidente di Coop Italia e Ancc-Coop che ha ricordato come «già a dicembre Coop aveva espresso la sua solidarietà per le rivendicazioni contro la morte di Mahsa Amini pubblicando un’immagine evocativa. Oggi chiediamo di aggiungere la voce degli italiani alla nostra voce, perché risulti più forte e chiara. Più cartoline arriveranno, più incisivo sarà il messaggio che consegneremo. I regimi temono l’attenzione internazionale sulle loro proteste interne e il governo iraniano non fa eccezione. Proprio per questo ci dobbiamo assumere il compito di tenere alta l’attenzione dei media anche italiani sulla questione delle libertà delle donne e degli uomini in Iran».

Da marzo a fine aprile sarà a disposizione una cartolina (cartacea e digitale) da ritagliare e spedire, che riporta un messaggio a favore delle libertà per il popolo iraniano. Su un lato, dei capelli lunghi e folti, come quelle delle pubblicità per capelli, con inciso sopra il tratteggio per il taglio proprio al centro dell’immagine e la scritta “Donna. Vita. Libertà”. Dall’altro lato un testo curato da Amnesty International Italia che offre dati e informazioni a sostegno dell’azione di protesta e in calce la propria firma da apporre. Sarà poi Coop a raccogliere tutte le cartoline giunte entro il 30 aprile e a recapitarle all’Ambasciata dell’Iran in Italia. Una sorta di postcards bombing per non spegnere mai la luce su un movimento di protesta che ha bisogno dell’attenzione mediatica mondiale. Stampata in circa 2 milioni di copie, la cartolina cartacea sarà inserita in settimanali di testate nazionali oltre che in tutte le riviste di Coop destinate ai soci (nel mese di aprile quando saranno posizionate nella rete vendita di Coop urne che raccoglieranno le cartoline firmate). A queste si affiancherà la possibilità dell’adesione digitale sul sito www.e-coop.it a partire dall’8 marzo.

Sul palco del teatro Litta sono poi saliti Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty International che da un lato ha ricordato il difficile momento che si sta vivendo in Iran dove prosegue la repressione mentre si fatica a conoscere quanto realmente accade sottolineando come «le leadership del mondo sembra si occupino dei casi seguendo gli hashtag, ma il silenzio su quanto accade è la colonna sonora delle dittature». Serve quindi per Noury continuare a mobilitarsi perché «loro da lì dall’Iran guardano noi».
Ha poi preso la parola Parisa Nazari (nella foto), attivista per i diritti die popoli iraniani. Fuggita dall’Iran da giovane, Parisa dal 2019 ha deciso di esporsi apertamente contro il regime iraniano sostenendo le proteste dei suoi connazionali in patria. Finché è stato possibile si è recata ogni anno in Iran e a Milano ha descritto cosa sta succedendo nel suo paese d’origine. Nazari ha parlato delle leggi misogene della repubblica islamica e «nonostante questo le donne iraniane sono arrivate alla consapevolezza dei loro diritti. In Iran» ha continuato, «la società civile, i giovani, le donne guardano l’Occidente e questa volta gli uomini sono accanto alle donne. Ed è questo il vero cambiamento di paradigma. Per questo dobbiamo restare loro accanto». Parisa Nazari ha inoltre ricordato come nell’estate scorsa, ultima volta che si è recata in Iran «ho visto che nell’aria c’era qualcosa».

Nell'immagine in apertura da sx Natascha Lusenti, Maura Latini e Marco Pedroni, credits foto Marco Ottico


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