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Puglia, un sociale in cerca di ricomposizione

A Bari presso la sede di Fondazione Puglia è stato presentato il secondo volume della serie Geografie Meridiane, scaricabile gratuitamente dal nostro store. Qui l'editoriale firmato dal direttore Stefano Arduini. L'evento può essere rivisto sul canale Facebook di VITA

di Redazione

Questa seconda pubblicazione della serie Geografie Meridiane di “Vita a Sud” (dopo quella dedicata alla Sardegna) ha un pregio originale: quello di scattare una fotografia della Puglia che tiene insieme due filoni che normalmente (e strumentalmente) la comunicazione istituzionale e pubblica tende a tenere separati.

Da una parte l’istantanea di una regione che ha acquisito un’indubbia capacità nel raccontarsi e nel farsi raccontare. Pensiamo al ruolo che ha in questo senso la Apulia Film Commission (in dieci anni 500 produzioni audiovisive che hanno scelto la Puglia come teatro delle riprese) o al successo del marketing territoriale di una città come Brindisi grazie alla visione dell’assessore Emma Taveri. O ancora all’impegno istituzionale sul fronte dei giovani, della rigenerazione urbana e delle startup: un programma come Luoghi Comuni è noto ben al di là dei confini regionali. Una modernità che si scontra con una presenza antica, radicata e in crescita: quella della criminalità organizzata che ormai si è “impossessata” di interi territori, magari a poca distanza da importanti hub di innovazione sociale. Ci sono poi altri nodi, che non riguardano solo la Puglia, ma che stridono rispetto alla traiettoria di una regione che in qualche modo si è fatta la fama di essere la più all’avanguardia del Mezzogiorno d’Italia: il nodo della povertà, del lavoro e dell’integrazione fra sanità e sociale. Tutte questioni che impattano negativamente sulla qualità della vita dei quasi 4 milioni di pugliesi che ne fanno l’ottava regione in Italia per popolazione.

Quello di Emiliano Moccia è stato un lavoro non solo di storytelling, ma anche di cucitura di questa doppiezza del sociale della Puglia che supera l’interpretazione di chi superficialmente legge questi due piani come separati l’uno dall’altro. E lo fa utilizzando i tre strumenti che caratterizzano l’architettura di questa serie di focus book: l’inchiesta nel primo capitolo, il racconto esperienziale nel secondo, l’intervento di tre protagonisti del pensiero meridiano nel terzo.

«Dalla terra si può ripartire, si possono creare opportunità di lavoro e di restanza, ma occorre avere il coraggio di osare e avere una visione di quello che si vuole costruire, senza lasciarsi schiacciare dal presente». Le parole sono di Tiziana Colluto, presidente della Casa delle Agriculture “Tullia e Gino” (ne parliamo a partire da pagina 25). Visione è una parola chiave, se non la parola chiave che emerge da questa pubblicazione. Una visione — dove sociale ed economico si tengono assieme — calata nelle diverse esperienze che raccontiamo e plasmata nel pensiero dei tre pensatori pugliesi.

«La cultura è sociale. E questo ancora continua a essere come spinta dal basso. Una spinta tenace (…) che migliora la qualità della vita delle persone», scrive Elvira Zaccagnino. Una cultura sociale che deve volgere lo sguardo verso il Mediterraneo e non cercare di imitare i modelli del Nord. Qui le argomentazioni le portano Leonardo Palmisano e Onofrio Romano. Riflette il primo: «Essere cervelli pugliesi, perché questo siamo, è essere dentro un solo grande cervello che è il Mediterraneo. Non possiamo, né vogliamo prescindere da questo pensatoio involontario. Vogliamo estendere questa mediterraneità nostra oltre il confine stesso del mare». Chiosa il secondo: «Dobbiamo pensare a spazi economici con i nostri vicini, con i Paesi del Mediterraneo e dell’Est, che ci consentano di costruire una politica industriale e allargare gli spazi di democrazia e opportunità».

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