Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Welfare & Lavoro

Steccato di Cutro: è omissione di soccorso

Il barcone proveniente dalla Turchia era stato avvistato e monitorato ma per un’operazione di polizia, cosiddetta di law enforcement, di sicurezza delle nostre coste. Non nell’ottica del salvataggio delle vite umane

di Alessandro Banfi

Ci sono volute 36 ore perché le autorità della nostra Repubblica lo ammettessero ma alla fine è difficile falsificare i dati di fatto oggettivi. Quei migranti sono morti provocati dalla nostra omissione di soccorso. Un’omissione di soccorso decisa a tavolino. Il barcone proveniente dalla Turchia era stato avvistato e monitorato ma per un’operazione di polizia, cosiddetta di law enforcement, di sicurezza delle nostre coste. Non nell’ottica del salvataggio delle vite umane. Come se quel barcone di migranti fosse un cacciatorpediniere straniero. Una valutazione che ora la Procura di Crotone ha il dovere di esaminare penalmente. Dice il procuratore Giuseppe Capoccia stamattina a Repubblica: “Posso dire con certezza solo che da Frontex sabato sera è arrivata la comunicazione che quell’imbarcazione avvistata a 40 miglia dalle coste calabresi navigava a sei nodi senza problemi, e che da Roma è arrivata la decisione di far uscire i mezzi della Guardia di finanza per un’attività di repressione reati e non di soccorso”.

Ci sono, nella storia italiana, Ministri degli Interni che si sono dimessi per molto meno. Ma questa volta non accadrà nulla. Lo si capisce dall’arroganza con cui finora le autorità hanno parlato di questa tragedia. Anche se un paio di esponenti di Fratelli d’Italia hanno dato l’impressione di non condividere affatto l’operato di Piantedosi. Il Ministro Lollobrigida da Bruxelles ha parlato, proprio ieri alla Stampa, in termini molto diversi dell’argomento migranti.

«Il grande problema è che quelli che sono affogati avevano diritto, diritto ad essere accolti, scappavano da una guerra, la maggior parte di loro probabilmente erano afgani, e quindi bisogna cercare che i rifugiati siano trattati come tali e quindi hanno il diritto di essere esaminati. Se noi neghiamo di fatto questo diritto, tradiamo tutta la consapevolezza che proveniva dalla Seconda guerra mondiale». Così ha detto il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, in un dibattito sulla Fratelli tutti, al cui centro c'è stato il naufragio di Crotone. Proprio ieri il professore Ernesto Galli della Loggia aveva accusato dalle colonne del Corriere della Sera gli italiani di non essere abbastanza altruisti. Parlava della strage di Crotone? Macché, figuriamoci: parlava dello scarso entusiasmo popolare nei confronti della guerra.

I giornali della destra si fanno forti di una relazione dei servizi segreti che accusa ancora le Ong. Ma la domanda resta: possiamo sempre ridurre la questione dell’esodo di massa dal Nord Africa sulle nostre coste ad una questione di polizia e di ordine pubblico? A proposito, oggi quelle 64 bare sono imbarazzanti per tutti. E allora altri interrogativi affiorano: che cosa succede ai sopravvissuti? Che fine faranno? Avranno la possibilità di essere assistiti, di studiare, di integrarsi? Avranno vero asilo? Su questo dovremmo misurare l’Italia della Meloni, il suo grado di umanità.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA