Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Non ho l’età: sui social è l’ora della age verification

La Francia sta valutando di innalzare a 15 anni l'età minima per accedere ai social. Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro: «Il vero punto da affrontare è la verifica dell’età. Ma oggi abbiamo le tecnologie e la volontà politica a livello europeo per farlo. Anche le aziende lo hanno capito»

di Sara De Carli

Aumentare l’età minima per accedere ai social e in generale agli ambienti digitali, gaming incluso. Ne stanno discutendo in Francia, valutando di portare da 13 a 15 anni l’età minima per accedere ai social. E in Italia? «Oggi finalmente c’è una volontà diffusa e forte di andare nella direzione di normare il rapporto tra bambini e adolescenti e mondo digitale», afferma Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro. «Ma il vero punto da affrontare è la verifica dell’età: possiamo innalzare quanto vogliamo l’età, ma se per accedere ai social come al gaming poi basta una dichiarazione, senza che ci sia modo di verificare quanto è stato dichiarato, siamo sempre al punto di partenza».

L’impegno ad investire nello sviluppo di sistemi di verifica dell’età, per identificare con ragionevole certezza gli utenti digitali sotto i 13 anni, tutelando i loro diritti e i loro dati personali e proteggendoli dall’accesso a materiale dannoso per il loro sviluppo, è uno dei punti del Manifesto per l’infanzia e l’adolescenza che Telefono Azzurro aveva elaborato l’estate scorsa, in vista delle politiche del 25 settembre e poi consegnato a tutti i parlamentari eletti. Le stesse aziende, che in passato spesso hanno tergiversato, oggi hanno una maggior consapevolezza della necessità di tale passaggio, come provano per esempio anche gli impegni presi con il Manifesto di Pietrarsa, una sorta di call to action lanciata a settembre dal Garante per la privacy per educare i bambini (ma anche per esempio gli anziani) al valore dei dati.

«L’Europa si è mossa con decisione in questa direzione, la Commissione ha adottato una nuova strategia europea per un'internet migliore per i ragazzi, c’è un regolamento da approvare, direttive da attuare. La Francia sta percorrendo la via legislativa, l’Italia sta lavorando con iniziative dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali. Una delle sfide più grandi è l’accesso alla rete e l’implementazione di sistemi di verifica dell’età non eludibili facilmente. Questo percorso però oggi si può fare, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale: l’idea è che ci sia un soggetto terzo che raccoglie il dato dell'utente e senza trasmettere il dato personale all'azienda le permette di avere la certezza che l’utente abbia o no un’età definita. Alcuni paesi spingono per il riconoscimento visivo, ma ci sono diversi sistemi, alcuni meno invasivi di altri. Questi dati ovviamente devono essere gestiti e garantiti da autorità indipendenti, in Gran Bretagna per esempio c’è una autorità come la nostra AgCom che prende i dati e li trasmette senza che siano riconoscibili. Il futuro è in questa direzione. Magari oggi gli strumenti di AI non sono perfetti, ma sono del parere che se ci fossero investimenti in questo campo il problema si risolverebbe. È un obiettivo che abbiamo proposto al Parlamento italiano anche nel recente Safer Internet Day del 6-7 febbraio», spiega Caffo.

Perché va fatto? «Perché il web ci sono opportunità e rischi, l’accesso va tarato sull’età: vale per i contenuti, per social e per il gaming che non è solo gioco, ma è interazione con altri – spesso adulti – e acquisto e scambio di materiale», risponde il professore. Il tema che più sta a cuore a Caffo è quello del controllo: «Le norme sono fondamentali quando sono applicabili e applicate. La verifica dell’età va imposta al mondo aziendale, le aziende devono investire in controlli. Devo dire che anche da questo punto di vista qualcosa è cambiato, le aziende più importanti oggi lo hanno capito, a livello europeo ci sono interlocuzioni più mature anche nel rapporto con le aziende: sono consapevoli del fatto che le conseguenze sociali del non rispetto delle regole a tutela dei minori sono enormi. ne La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metzola, ha parlato anche l’altro ieri di questi temi con l’intergruppo Infanzia del parlamento europeo. Oggi c’è una forte volontà europea e mondiale che va in questa direzione. Questo è importante, perché in un sistema globale è sempre possibile bypassare le scelte e i sistemi nazionali».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA