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Naufragio di Cutro, in campo l’hub di mental health di Sos Villaggi dei Bambini

Il Palamilone di Crotone, trasformato in camera ardente, è l’epicentro di un impatto emotivo enorme. Nelle parole di Francesca Cardamone, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice del Programma di Sos Villaggi dei Bambini in Calabria il racconto dell’attività di supporto a favore di famiglie, minori e degli stessi operatori coinvolti

di Antonietta Nembri

Si sono attivati fin dalle prime ore successive alla tragedia del naufragio di Cutro. Sono i volontari e gli operatori che sono intervenuti e continuano a farlo a Crotone. Tra questi vi sono gli esperti di Sos Villaggi dei Bambini che proprio in Calabria da cinque anni hanno attivo un programma di supporto ai minori stranieri non accompagnati che si è negli anni evoluto in un’iniziativa che ha coinvolto famiglie migranti e ragazzi e minori calabresi.
«L’impatto del naufragio sul territorio calabrese è stato talmente forte ed emotivamente coinvolgente che l’intera comunità civile si è mobilitata per offrire aiuto ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime che, in molti casi, erano già nella località dove sarebbe dovuto avvenire lo sbarco, in attesa di riabbracciare i propri cari. Queste sono storie di mancati ricongiungimenti familiari» racconta Francesca Cardamone, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice del Programma di Sos Villaggi dei Bambini a Crotone. Che spiega «Ci sono familiari che si erano sentiti pochi minuti prima del naufragio al telefono con i parenti sulla barca. Chi arriva al Palamilone (il palazzetto trasformato in camera ardente) dopo il riconoscimento ha ormai perso ogni speranza, prima del riconoscimento invece la speranza resta alta».

Cardamone sottolinea come il dolore stia riempiendo tutti. Si sta infatti intervenendo attraverso il supporto psicologico e la mediazione «ma non sono solo i naufraghi e i familiari che hanno bisogno di aiuto», continua Cardamone. «Attraverso il nostro hub di mental health stiamo dando supporto psicologico agli stessi operatori che rischiano di subire una traumatizzazione vicaria che va contenuta».
Un occhio particolare è poi dedicato ai bambini. «Abbiamo strutturato un intervento all’hub Sant’Anna, l’ex Cara, dove sono stati accolti i naufraghi e in particolare stiamo approntando dei laboratori per i più piccoli, in particolare ci sono anche i bambini che arrivano dagli sbarchi di Lampedusa e che dopo poco più di un mese corrono il rischio è rivivere lo stesso dramma e rinnovare il trauma», continua la psicologa. Che sottolinea: «Ci sono ancora dei dispersi e dei corpi ancora da riconoscere, per le famiglie è un dramma nel dramma perché stanno vivendo una doppia perdita non solo delle persone care, non avendo neppure una salma da piangere. Per questo dico che molte famiglie sono in condizioni precarie»

«Troppo spesso l’Italia e in particolare la Calabria sono teatro di tragedie umanitarie con perdite di vite innocenti, persone partite per sfuggire da situazioni insostenibili in cerca di un futuro di nuove opportunità» osserva con amarezza, Francesca Cardamone ricordando anche una storia che l’ha particolarmente colpita: «È quella di una mamma che ha perso cinque dei suoi familiari, la sorella, il cognato, i nipoti e la nipotina è ancora dispersa. La sua, è la storia di tutti noi. Non possiamo più permettere tragedie come questa. Abbiamo il compito di salvaguardare i diritti di chi arriva nel nostro Paese in cerca di riscatto. Come Rete Sos Villaggi dei Bambini ci impegniamo ogni giorno per proteggere i loro diritti».

A breve, forse già dall’8 marzo, partirà un nuovo intervento dedicato al supporto psicosociale a favore dei minori tra i quali anche alcuni dei piccoli naufraghi, attraverso laboratori e attività che l’organizzazione porta avanti da tempo nei Villaggi Sos in Italia.


In apertura foto Avalon/Sintesi


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