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In Sardegna si estende la protesta delle strutture socioassistenziali

Anche l'organizzazione "Salesiani per il sociale" si unisce alle proteste di Legacoopsociali, Federsolidarietà e Coordinamento nazionale comunità di accoglienza che, un anno dopo aver richiesto un'audizione in Consiglio regionale, non hanno ricevuto una risposta. L’attenzione è rivolta in particolare alle diverse strutture residenziali e comunitarie impegnate nel sostegno dei minori. Inviata una lettera per conoscenza anche alle Procure della Repubblica di Cagliari e Sassari

di Luigi Alfonso

Si estende la protesta del settore socioassistenziale e sociosanitario in Sardegna. Oggi quattro delle più importanti sigle (Legacoopsociali, Federsolidarietà, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza e Salesiani per il sociale) hanno inviato una lettera di protesta alla Giunta e al Consiglio regionale, e per opportuna conoscenza anche alle Procure della Repubblica di Cagliari e Sassari – Tribunali per i minorenni, al Centro di giustizia minorile per la Sardegna, agli Uffici di servizio sociale per minorenni di Cagliari e Sassari – Ussm, al capo dipartimento della Salute mentale per il Sud Sardegna, alla Consulta regionale per le Politiche sociali e all’Anci. I rappresentanti delle quattro organizzazioni (nell’ordine, Andrea Pianu, Antonello Pili e Rosario Angrisani, Anna Melis e don Francesco Preite) hanno ricordato nella nota inviata via Pec che «in questi ultimi mesi numerosi sono stati gli atti emanati dalla Giunta regionale volti a completare la riorganizzazione delle strutture socioassistenziali nel rispetto della Legge regionale n.23 del 2005 e del suo regolamento d’attuazione. L’attenzione si è rivolta in particolare alle diverse strutture residenziali e comunitarie impegnate nel sostegno dei minori. Da queste esperienze si è ritenuto di dover avviare il percorso di accreditamento, di certificazione delle risposte offerte sul territorio, nonché di definizione di uno specifico e coerente sistema tariffario. Su questo percorso e sugli atti conseguenti predisposti dalla direzione delle Politiche sociali dell’assessorato regionale alla Sanità si è avviato, in seno alla Consulta delle politiche sociali, un confronto che non ha portato ad orientamenti che si possono considerare compiuti e condivisi tra tutti i diversi soggetti che la compongono».

«Su alcuni di questi provvedimenti, il dissenso da parte delle nostre associazioni e coordinamenti risulta abbastanza netto e ancora restiamo in attesa di poter essere uditi da parte della sesta Commissione del Consiglio regionale per consentirci di esprimere valutazioni e proposte che scaturiscono dal lavoro quotidiano sul campo di decine di realtà e operatori. Audizione da noi richiesta con Pec nell’agosto del 2022 e che, a fronte di una risposta che anticipava una successiva convocazione, ad oggi non risulta ancora evasa. Mentre abbiamo appreso con grande sconcerto, dalla stampa delle scorse settimane, che la stessa Commissione Sanità ha già espresso il proprio parere favorevole e definitivo alle delibere richiamate».

«In questo momento, ciò che vogliamo segnalare e portare alla attenzione di ognuno è la situazione di scarsa informazione e di incertezza che riscontriamo sui contenuti presenti nelle tre delibere del 2022», prosegue la nota. «Nell’insieme emerge una situazione quanto meno non chiara rispetto all’avvio del percorso di accreditamento provvisorio, degli standard di riferimento organizzativi, del sistema tariffario che dovrà sostenerlo. Inoltre, non si può nascondere una scarsa conoscenza della procedura da parte dei differenti soggetti che essa dovrebbe coinvolgere ed impegnare, pensiamo ai soggetti gestori ma agli stessi enti locali e ai servizi sociali comunali che pure rappresentano uno snodo fondamentale del percorso. A fronte di queste criticità, i quesiti che vengono posti in proposito spesso ricevono risposte non univoche e scarsamente coerenti, lasciando intravedere margini discutibili di libera interpretazione e discrezionalità del quadro normativo di riferimento. Per questi motivi crediamo necessario realizzare un momento di approfondimento che, coinvolgendo i differenti attori del percorso, consenta di fare chiarezza circa gli adempimenti e i tempi entro i quali devono essere attuati, sugli standard che devono garantire su tutto il territorio regionale una risposta qualitativamente omogenea ai bisogni dei ragazzi e delle ragazze ospitati nelle strutture, nonché sul sistema tariffario che coerentemente deve essere applicato».

«In questa direzione e con queste finalità, con spirito di collaborazione ci impegniamo a co-promuovere in tempi brevi una giornata di lavoro e di confronto capace di coinvolgere i diversi attori e protagonisti», conclude la lettera. «Un momento che, con il contributo fondamentale degli uffici della Direzione delle Politiche sociali dell’assessorato, delle amministrazioni locali e dell’Anci, dei servizi sociali della Procura per la Giustizia minorile, e non da ultimi gli operatori del Terzo settore, possa concretamente aiutare a fare dei passi in avanti nella costruzione delle risposte che sempre più sono necessarie per dare un futuro di cittadinanza a tanti ragazzi e ragazze. Confidiamo nella disponibilità innanzitutto dell’Assessorato regionale alla Sanità e dei massimi rappresentanti istituzionali della Sardegna, affinché le osservazioni e criticità che stiamo rappresentando vengano prese in considerazione e affrontate positivamente. In assenza di tale sensibilità e capacità di ascolto, queste strutture andranno incontro a progressive difficoltà a svolgere il proprio ruolo a tutela e sostegno di tanti ragazzi e ragazze. Sta nella responsabilità di ognuno – istituzioni, servizi, operatori – evitare che questo accada».