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Mozione 8 marzo, i sindaci italiani con le donne negate

In una Mozione mandata a tutti i sindaci perché l'adottino, l'Associazione nazionale dei comuni italiani interviene a difesa dei diritti delle donne iraniane e afghane vittime di privazioni dei diritti, violenze fisiche e psicologiche. Per la Giornata internazionale della donna, abbiamo sentito Maria Terranova, sindaca di Termini Imerese (Pa), Delegata nazionale alle Pari opportunità e Vicepresidente di Anci

di Gabriella Debora Giorgione

15 agosto 2021 e 16 settembre 2022, il ritiro delle truppe americane da Kabul e il conseguente ritorno al potere dei talebani, due date cruciali che hanno determinato uno stravolgimento del panorama internazionale globale e hanno segnato e continuano a segnare la storia di due Paesi, l’Afghanistan e l’Iran, e con loro la vita e le sorti di intere generazioni di donne, ragazzi e bambini.
Il regime segregazionista talebano ha imposto una serie di divieti che di fatto annullano qualsiasi possibilità di vita fuori dalle mura domestiche per le donne e le bambine afghane. Tra i divieti più odiosi, solo per citarne alcuni, ci sono il divieto assoluto di lavorare e di svolgere professioni, il divieto assoluto di uscire di casa se non accompagnate da un mahram, il divieto di studiare in scuole, università o altre istituzioni educative, l’obbligo di indossare il Burqa, le frustate per quelle donne che non vestono secondo le regole imposte dai talebani, la lapidazione pubblica per le donne accusate di avere relazioni sessuali al di fuori del matrimonio, il divieto di uso di cosmetici, il divieto di praticare sport o di entrare in un centro sportivo o in un club, la modifica di tutti i nomi di luogo inclusa la parola «donna».

La reazione italiana si fa sentire forte e parte dai territori e dalle comunità. In una lettera ai sindaci e alle sindache d’Italia, con il supporto e la collaborazione delle assessore e degli assessori alle Pari Opportunità dei comuni capoluogo, l’Associazione nazionale dei comuni italiani-Anci dedica, infatti, l’8 marzo alla condizione femminile in Afghanistan e Iran, esprimendo ferma condanna, solidarietà e vicinanza alle donne afghane ed iraniane e promuovendo la campagna presso le Autorità nazionali ed internazionali e una ferma presa di posizione contro l’operato dei governi talebano e afghano affinché cessino tutte le violenze.
Nella lettera, la Vicepresidente di Anci e Delegata alle Pari opportunità, Maria Terranova, sindaca di Termini Imerese, in provincia di Palermo, invita i sindaci ad adottare una Mozione, appositamente preparata, per denunciare «La condizione delle popolazioni e, maggiormente, delle donne afgane e iraniane alle quali i regimi hanno imposto una serie di divieti che di fatto annullano qualsiasi possibilità di vita fuori dalle mura domestiche, anche usando la repressione violenta sfociata in esecuzioni capitali», come si legge nel testo.

Against – contro ogni forma di violenza perpetrata ai danni dei cittadini e delle cittadine in iran e afghanistan, questo il nome della Mozione, impegna i Comuni a promuovere iniziative di informazione sui diritti negati nei confronti delle donne, delle ragazze e delle bambine in Afghanistan e Iran, coinvolgendo tutti i soggetti attivi del territorio, in particolare i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado. Allo stesso tempo, li invita ad intraprendere iniziative di sensibilizzazione, e a prevedere nella serata dell’otto marzo l’illuminazione di un sito o di un monumento cittadino con un fascio luminoso di colore giallo.
«La mozione nasce da un confronto e da un’idea. Ci siamo confrontati in Anci, io come Delegata nazionale alle Pari opportunità e tutta la struttura Pari opportunità di Anci e abbiamo pensato di portare avanti questa iniziative per l’8 marzo che abbiamo presentato alla Commissione nazionale Pari opportunità e poi al Consiglio nazionale di Anci», ci dice la sindaca Terranova, che spiega: «Siamo partiti dalla considerazione che non si può parlare di donne e di empowerment femminile se poi in realtà non allunghiamo lo sguardo a cosa accade veramente a poca distanza da noi, come in Iran e in Afghanistan, in cui la figura delle donne viene sostanzialmente cancellata».

E se non sosteniamo la reazione che comunque c’è a questo regime barbaro totalitario…
Esatto. In Iran, dopo la morte di Masha Amini, la 22enne curdo-iraniana, avvenuta il 16 settembre scorso a seguito della detenzione in un centro della polizia morale in cui era stata rinchiusa per non aver indossato correttamente il velo, si sono susseguite manifestazioni e proteste con oltre 520 manifestanti uccisi negli scontri con la polizia, 19mila persone arrestate, esecuzioni e impiccagioni di giovani. Siamo partiti da qui per scrivere la Mozione che abbiamo condiviso con il Ministero degli affari esteri, la Ministra delle Pari opportunità, la invieremo al presidente del Senato Ignazio La Russa e al presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alla presidente del Parlamento Europeo Roberta Metzola, alla presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen, affinché promuovano una moratoria tesa ad inserire gli autori di tali violenze nelle liste dei terroristi internazionali.

Ma perché partire dai sindaci?
Perché oggi il principale compito della “diplomazia delle città” è di promuovere valori universali partendo dalle comunità locali che sono chiamate ad interpretare un ruolo che va ben al di là dei confini del singolo comune. Il ruolo dei sindaci sta in questa difesa dei valori della democrazia che è in costante crescita: i sindaci sono stati e sono tuttora in prima linea nell'accoglienza, lo abbiamo visto nel caso dell'Ucraina, noi siamo stati i primi ad accogliere.

Basterà illuminare i monumenti di giallo? Dura solo una sera, sindaca…
Molti Comuni hanno aderito e stanno facendo attività e iniziative di sensibilizzazione con scuole e società civile (nella foto sotto, l'attività di sensibilizzazione avvenuta ieri nel Comune di Molinara, in provincia di Benevento, ndr). La manifestazione visiva della luce gialla deve avere un impatto forte, tangibile di una evidenza di un dramma.

Senza voler minimamente paragonare le due condizioni, ma se torniamo allo sguardo all’Italia, c’è un dato che preoccupa ed è la scarsa partecipazione alla vita politica attiva delle donne. Perché, secondo lei?
In Italia le sindache sono il 15%, solo nei piccoli comuni il numero cresce un pochino. Anche in Parlamento sono state elette meno donne all'ultima tornata, forse la prima flessione in vent'anni. Credo sia dovuto probabilmente al tipo di impegno che viene richiesto per un “servizio” quale quello di fare il sindaco: grandi sacrifici, una vita personale e professionale che viene messa sostanzialmente da parte, il fatto che il nostro paese sconti anche la carenza di servizi per l'infanzia, dei servizi educativi, insomma c’è un ritardo della rete territoriale di servizi che non è in grado di sostenerle e questo è un problema che riguarda anche l'occupazione femminile in genere. Per non parlare dei consultori, soppressi oppure svuotati da psicologi, ginecologi, assistenti sociali. Ho sollevato più volte il problema del ribilanciamento del rapporto tra sociale e sanitario. Il sociale corre, ma sembra che il sanitario non ci venga proprio dietro.

Ma non è anche un fatto culturale?
Anche. L'ho notato anche su di me: per alcuni ero o “troppo giovane” o “troppo donna”. Ho espresso proprio oggi il mio punto di vista anche alla Commissione antimafia e ho detto che lì dove c'è povertà minorile c’è povertà educativa che si trasforma nel terreno più fertile che ci sia per la criminalità organizzata. Non è un caso che Giovanni Falcone, Rocco Chinnici e Paolo Borsellino si rivolgessero sempre ai giovani. In questo, le mamme, le donne, hanno un ruolo che deve essere sostenuto, difeso, presidiato. In un luogo ad alta densità mafiosa devi opporre un luogo ad alta densità educativa.

Ma lei si sente mai sola?
Sì. Spesso sì. (si ferma, la voce si rompe) È un ruolo complicato. I sindaci sono “la frontiera”, siamo sottoposti alle richieste più impensabili. E spesso si deve dire di no. E quando devi dire di no e ci sono da prendere decisioni importanti che riguardano il futuro della tua città, lì la solitudine si avverte forte.


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