Cooperazione & Relazioni internazionali

Strage di Cutro, le decisioni politiche non possono limitare il soccorso in mare

Il Mga - sindacato nazionale forense ha depositato presso la Procura della Repubblica di Crotone un esposto denuncia per individuare le responsabilità nelle mancate operazioni di soccorso: «Sono morte 72 persone perché non si è intervenuti tempestivamente», dice l’avvocata del Mga Francesca Pesce. «Le norme di contrasto all’immigrazione irregolare non possono prevalere sulla tutela dei diritti fondamentali come quello alla vita»

di Anna Spena

L’associazione MGA – sindacato nazionale forense – ha depositato presso la Procura della Repubblica di Crotone un esposto denuncia per individuare le responsabilità nelle mancate operazioni di soccorso nella strage di Cutro, dove si contano, ad oggi, 72 vittime. La tragedia si è consumata la notte tra il 25 e il 26 febbraio. Sul barcone, partito da Smirne, in Turchia, e poi naufragato a pochi, pochissimi metri, dalla costa calabrese si stima viaggiassero dalle 180 alle 250 persone. C’è caos e poca chiarezza sui soccorsi: perché in mare è uscita la guardia di finanza e non la guardia costiera per scortare il barcone a riva, quando è stato lanciato l’allarme. Intanto Frontex e il Governo italiano si rimbalzano le responsabilità. Quella notta l’imbarcazione si è infranta contro una secca, il mare era molto agitato, le persone sono precipitate in acqua. Il barcone si è spezzato.

La denuncia è nei confronti del Ministero degli Interni, quello dei trasporti, l’I.M.R.C.C.(Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso) e Frontex con law enforcement che con essa operano nel Mediterraneo centrale. «Sono morte 72 persone perché non si è intervenuti tempestivamente», denuncia l’avvocata e direttrice dipartimento diritti umani presso Mag – sindacato nazionale forense Francesca Pesce. «Ma troppe cose non tornano nella dinamica dei fatti. Sebbene il naufragio sia avvenuto nelle prime ore del 26 febbraio, l’imbarcazione era stata intercettata da Frontex intono alle ore 22 della sera precedente. L’agenzia ha dichiarato che l’imbarcazione – seppur non in una situazione di pericolo evidente – era sovraffollata e ne ha dato comunicazione alla guardia di Finanza coinvolta nelle operazioni Themis attiva nel Mediterraneo centrale con il compito di controllare le frontiere italiane».

Da quale considerazione parte la denuncia? «Dalle comunicazioni stampa dell'agenzia Frontex e della Guardia Costiera si desume che l'evento Sar (search and rescu) sia stato aperto soltanto alle ore 4.30 del mattino e solo a seguito delle segnalazioni pervenute da soggetti a terra, quando l'imbarcazione era già distrutta ed i naufraghi in mare», spiega l’avvocata Pesce. «Il naufragio quindi è avvenuto a causa della mancata attivazione delle operazioni search and rescue, perché il primo avvistamento da parte di Frontex, per sua stessa ammissione, è avvenuto alle dieci di sera del 25 febbraio».

Dobbiamo ricordare che «le procedure avviate tanto da Frontex quanto dall'I.M.R.C.C. di Roma sono in contrasto con le norme convenzionali di diritto internazionale, con il Piano Sar Nazionale del 2020 e con gli obiettivi dell'operazione Themis condotta dall'agenzia europea della guardia di frontiera e costiera», sottolinea Pesce. Perché «l’obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso obbligo degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell'immigrazione irregolare. La ricostruzione dei fatti e la qualificazione delle responsabilità dei diversi attori coinvolti nelle attività di ricerca e salvataggio nelle acque internazionali del Mediterraneo Centrale deve tenere conto dei rilevanti profili di diritto dell'Unione europea e di diritto internazionale che, in base all'art. 117 della Costituzione italiana, assumono rilievo nell'ordinamento giuridico interno. Le scelte politiche insite nell'imposizione di codici di condotta, o i mutevoli indirizzi impartiti a livello ministeriale o dalle autorità di coordinamento dei soccorsi, non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati che devono garantire nel modo più sollecito il soccorso (search and rescue) e lo sbarco in un luogo sicuro (place of safety). Inoltre al pari dei regolamenti europei, costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e, in base agli art.10, 11 e 117 della Costituzione, il diritto internazionale e le Convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia non possono essere derogati da scelte discrezionali dell'autorità politica perché integrano, in base al principio "pacta sunt servanda", un rango gerarchico superiore rispetto alla disciplina interna».

Credit Foto Avalon Sintesi


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