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Piattaforme, la terza via del Terzo settore

Le piattaforme basate su forme di radicamento relazionale degli scambi sono fallite oppure hanno rinunciato a questo modello, a favore di logiche tradizionali di mercato. Dalla sharing economy si è così passati alla gig economy. Ma una opzione alternativa c'è

di Ivana Pais

Nell’ultimo decennio, abbiamo assistito al fallimento di (almeno) due tentativi di innovazione sociale digitale: prima la sharing economy e ora il platform cooperativism. La prima ha sopravvalutato il ruolo della tecnologia, la seconda lo ha sottostimato.

Quando hanno fatto la loro comparsa le prime piattaforme digitali, una decina di anni fa, si è pensato che bastasse un’infrastruttura per lo scambio di beni e servizi tra pari per generare logiche di reciprocità. In pochi anni, le piattaforme basate su forme di radicamento relazionale degli scambi sono fallite oppure hanno rinunciato a questo modello, a favore di logiche tradizionali di mercato. Dalla sharing economy si è così passati alla gig economy.

Per risolvere i problemi legati alle condizioni di lavoro poco dignitose e alla debole protezione sociale dei lavoratori di piattaforma, un ampio movimento formato da attivisti e accademici ha avanzato la proposta del cooperativismo di piattaforma. L’idea è prendere il cuore tecnologico delle piattaforme di gig economy e innestarlo in startup a governance cooperativa. Questa proposta non ha considerato che, nel copia-incolla, i dispositivi digitali avrebbero incorporato le logiche della gig economy e che queste sarebbero entrate in conflitto con le logiche della cooperazione.

Se si volesse trarre una lezione da queste esperienze, si potrebbe dire che la tecnologia è necessaria ma non sufficiente. Fallite le esperienze che partono dall’innovazione tecnologica per andare in direzione dell’innovazione sociale, è forse arrivato il momento di riflettere su quelle che muovono nella direzione opposta, che parte da organizzazioni su base cooperativa o mutualistica per implementare dispositivi di innovazione digitale.

In Italia iniziano ad essere numerose e sfuggono agli osservatori internazionali. Sono forse meno ambiziose, perché non si propongono di creare “piattaforme collaborative” o “piattaforme cooperative”, ma l’introduzione di logiche di piattaforma nelle organizzazioni del Terzo settore può avere un forte potenziale trasformativo.


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