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I superstiti dell’ultimo naufragio: «Alcuni già morti durante la traversata»

Per tre giorni un team di Medici Senza Frontiere ha offerto supporto psicologico ai 17 superstiti dell’ultima strage del Mediterraneo centrale dove sono morte 30 persone. Avevano tra i 18 e i 47 anni. «Quella mattina erano stati costretti a partire sotto la minaccia delle armi, il giorno prima di essere intercettati dal mercantile che li ha soccorsi il motore si è fermato», racconta Marina Castellano, responsabile dell’intervento di Msf a Pozzallo. La Geo Barents ha lasciato il porto di Augusta per una nuova missione

di Alessandro Puglia

Avevano tutti tra i 18 e i 47 anni, alcuni di loro hanno perso zii e cugini nel naufragio e non ricordano quanti dei loro compagni di viaggio erano già morti prima che il barchino si capovolgesse. Dall’hotspot di Pozzallo le testimonianze dei 17 superstiti dell’ultima tragedia del Mediterraneo centrale vengono affidate alla professionalità di un team di supporto psicologico di Medici Senza Frontiere che ha accesso alla struttura.

Uno dei sopravvissuti è ricoverato all’ospedale di Modica, mentre gli altri compagni di viaggio sono ancora sotto shock dopo quella traversata della morte iniziata l’8 marzo a Tobruk, in Libia, dopo essere stati per due mesi nei campi di detenzione.

«Quella mattina erano stati costretti a partire sotto la minaccia delle armi, il giorno prima di essere intercettati dal mercantile che li ha soccorsi il motore si è fermato», racconta Marina Castellano, responsabile dell’intervento di Medici Senza Frontiere a Pozzallo.

Secondo la ricostruzione di Alarm Phone che aveva subito lanciato l’Sos dell’imbarcazione alla dervia alle autorità libiche, maltesi e italiane, i 47 migranti avrebbero invano aspettato un intervento di soccorso in balie delle onde, con le autorità libiche che non intervenivano in zona Sar comunicando di non avere mezzi.

«Molti di loro dicono di non ricordare più nulla, neanche quanti dei loro compagni di viaggio erano morti prima che il barchino si capovolgesse nel mare. Sono 30 ragazzi che non ce l’hanno fatta, tutti giovani tra i 18 e i 47 anni» spiega Castellano.

I superstiti hanno chiesto di poter comunicare con i loro familiari: «Abbiamo dato loro il telefono che abbiamo in dotazione per questo tipo di intervento. Sentivamo le grida di gioia delle mamme che sentivano le voci dei loro figli ancora vivi e le grida di dolore dei familiari a cui veniva comunicata la notizia che i propri cari non ce l’avevano fatta» conclude la responsabile delle attività di Medici Senza Frontiere dall’hotspot di Pozzallo a termine dell'intervento di primo soccorso psicologico. «Ci auspichiamo adesso che i sopravvissuti possano accedere a una presa in carico adeguata e iniziare il prima possibile a immaginare un nuovo futuro».

La Geo Barents di Medici Senza Frontiere è ora diretta per una nuova missione nel Mediterraneo centrale dopo aver lasciato il porto di Augusta.


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