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Comunità terapeutiche, nuovo richiamo alla classe politica isolana

Il coordinamento sardo da tempo si batte perché siano garantiti fondi stabili per la prevenzione. Negli ultimi anni registrato un aumento del 30% dei casi di dipendenza comportamentale e di uso di sostanze, in particolare tra i giovani in età compresa tra i 14 e i 21 anni. «L’emergenza educativa e valoriale si è aggravata»

di Luigi Alfonso

«Tutte le forze politiche della Sardegna, invece che impegnarsi in dibattiti ideologici, si impegnino a garantire la sopravvivenza dei servizi di prevenzione e cura, che sono in gravissime condizioni oramai da anni. Si garantiscano fondi stabili per le politiche di prevenzione che, come dimostra l’Emcdda (l’Osservatorio europeo delle droghe e delle dipendenze, ndr), devono essere svolte da esperti, in maniera continuativa fin dalle scuole elementari». Così il Coordinamento delle Comunità terapeutiche sarde esprime in una nota il proprio dissenso sulla situazione che si trascina da tempo, senza che si registrino sostanziali novità dalla Regione.

Il Coordinamento, che da 35 anni lavora attraverso i suoi otto enti aderenti alla riabilitazione delle persone adulte e dei minori con dipendenze patologiche, sottolinea la propria preoccupazione rispetto al dibattito politico isolano degli ultimi giorni. «In questi anni abbiamo assistito ad un aumento non inferiore al 30% dei casi di dipendenza comportamentale (compreso il gioco d’azzardo Gap) e di uso di sostanze (compresi l’alcol e la cannabis) nella popolazione in generale e, in particolare, in quella della fascia di età 14-21 anni. I dati concernenti la diffusione dei consumi, nella popolazione generale 18-64 anni, di sostanze psicoattive in Italia sono stati estratti dall’indagine campionaria nazionale Gps-Dpa 2012 (General population survey), promossa e diretta dal Dipartimento politiche antidroga (Dpa) e realizzata nel 2012 in collaborazione con il ministero della Salute e il Consorzio universitario di economia industriale e manageriale – Cueim. Seguendo una tendenza già consolidata per il nostro Paese, risulta che nell’ultimo decennio la sostanza illecita in maggior misura consumata dagli italiani è sempre la cannabis», prosegue la nota.

«Tutti gli studi scientifici più importanti dimostrano i danni di tutte le dipendenze, compresa la cannabis, sulle attività neuronali e sulla compromissione della capacità di risposta della via centrale della ricompensa ad azioni gratificanti quotidiane che ci stimolano e danno un senso alla vita, come le relazioni, il lavoro e l’educazione, quindi tutte le attività legate al benessere e alla vita. La dipendenza da cannabis, secondo i criteri del Dsm IV, a 18 anni predice un incremento del rischio di sintomi psicotici a 21 anni (Fergusson et al., 2003)».

«Si pensi all’emergenza educativa e valoriale che negli ultimi anni si è aggravata e che ha prodotto una vera epidemia sociale nei più giovani», è la richiesta con cui il Coordinamento chiude la nota. «Riteniamo che chiunque abbia la possibilità di agire su questi temi debba impegnarsi concretamente e urgentemente per garantire la sopravvivenza del sistema di cura (compresa l’alternativa al carcere, Dpr 309/90) e anche un vero piano di emergenza per la prevenzione e l’educazione dei nostri giovani figli».