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Il papa della fraternità (e non della fratellanza)

«Fraternità non ha lo stesso significato di fratellanza e tanto meno di solidarietà. È un concetto trascendente che si fonda su un’appartenenza universale. Non solo: una società fraterna per sua natura è solidale. Ma una società solidale può non essere fraterna». Uno stralcio dell'intervento dell'economista e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali pubblicato sul numero di VITA magazine di marzo dedicato ai dieci anni di papato di Francesco

di Stefano Zamagni

Fratelli tutti, sulla fraternità e l’amicizia sociale è una autentica ispiera — il raggio di luce che, penetrando da una fessura in un ambiente in ombra, lo illumina rendendo visibile ciò che in esso staziona. Si tratta della terza enciclica di papa Francesco, dopo la Lumen Fidei del 2013, scritta con papa Benedetto XVI, e la Laudato si’ del 2015. Un filo rosso attraversa questi tre documenti magisteriali che trattano, sia pure da angolature diverse, del medesimo tema di fondo, quello della sconnesione, rispettivamente, con Dio, col creato, con l’altro. Il peccato è dunque l’atto mediante il quale l’uomo recide il suo legame con Dio e allora l’esito è un progressismo disincantato oppure un tradizionalismo sterile; con la natura e allora l’esito è la crisi ecologica che è sotto gli occhi di tutti; con l’altro uomo e allora l’esito è l’indifferentismo sia sociale sia personale.

Tante sono ormai le presentazioni e le recensioni che questa enciclica ha ricevuto e continua a ricevere anche, e forse in misura maggiore, da chi si professa non credente. In queste poche righe desidero illustrare le implicazioni di natura sociale ed economica che derivano dalla presa in considerazione del principio di fraternità. Prima, però, desidero fare chiarezza su taluni concetti che troppo superficialmente vengono presi come sinonimi o quasi. Alludo alle differenze che esistono tra fraternità, fratellanza e solidarietà. La confusione di pensiero che ne deriva non giova né al dialogo né alla prospettazione delle conseguenti linee di azione.

Fraternità non ha lo stesso significato di fratellanza e ancor meno di solidarietà. Mentre quello di fratellanza è un concetto che dice dell’appartenenza delle persone alla stessa specie o a una data comunità di destino, la fraternità è un concetto trascendente che pone il suo fondamento nel riconoscimento di una universale appartenenza. La fratellanza unisce gli amici, ma li separa dai non amici; rende soci e quindi chiude gli uniti nei confronti degli altri. La fraternità, invece, è universale e crea fratelli, non soci, e dunque tende a cancellare i confini naturali e storici che separano. Il gesto di Caino suggerisce che la fraternità non deriva dal sangue. Non esiste fraternità biologica, quanto a significare che non esiste fraternità senza riconoscimento della nostra responsabilità verso l’altro. Mentre la fratellanza ha un presupposto naturalistico, la fraternità ha il presupposto nel riferimento ad un legame, che ci rende custodi gli uni degli altri.

La fraternità, in senso proprio, è un’invenzione del Cristianesimo, anche se l’opinione comune la colloca entro la triade repubblicana. Ma le cose non stanno in questi termini. Nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789) ci sono libertà ed eguaglianza, ma non fraternità, parola che verrà successivamente inserita, e che non riceverà mai grandi attenzioni. Ne conosciamo la ragione: non si era dimenticato che tale parola era servita a giustificare e, addirittura a legittimare, le immani ingiustizie dell’Ancien Regime. Tale disposizione della sequenza da parte dell’Illuminismo francese si è rivelata deleteria: libertà e uguaglianza, concepite entrambe all’interno dell’individualismo — il valore prevalente della Modernità — sono di per sé valori intrinsecamente divergenti e concettualmente contradditori. È la fraternità che riesce a tenere in equilibrio…PER CONTINUARE A LEGGERE ABBONATI A VITA O ACQUISTA IL SINGOLO NUMERO CLICCANDO QUI


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