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Caregiver: dal Friuli un’altra legge regionale, mentre lo Stato è ancora fermo

Dopo Emilia Romagna e Lombardia nei giorni scorsi il Consiglio regionale del Fvg ha approvato all'unanimità una norma per il riconoscimento dell'attività di assistenza e di cura non professionale svolta dai caregiver familiari, con l'obiettivo di tutelarne i bisogni psicofisici, formativi, scolastici e lavorativi. A livello nazionale invece non c'è ancora una legislazione specifica

di Veronica Rossi

In Friuli Venezia Giulia, maggioranza e opposizioni sono unite nel riconoscere il valore sociale ed economico dei caregiver familiari. 24 febbraio il Consiglio regionale ha votato all’unanimità la norma «Disposizioni per il riconoscimento, la valorizzazione e il sostegno dei caregiver familiari». La Legge unisce due testi, uno presentato da Walter Zalukar (Polo liberale) e uno la cui prima firmataria era Chiara Da Giau (Partito democratico).

«In Italia ci sono milioni di persone che si occupano dei loro cari, anziani, disabili o malati», dice la consigliera de. «e, in proporzione ce ne sono molti anche in Friuli Venezia Giulia. Questi soggetti rappresentano un anello molto importante del sistema di assistenza, perché garantiscono, per esempio, la domiciliarità. Sono delle sentinelle costantemente presenti: si tratta di un impegno gravoso, che va riconosciuto». A differenza di chi si occupa di seguire le persone fragili in maniera professionale, come i badanti, i caregiver familiari non hanno orari di lavoro e di riposo, spesso sono occupati per 24 ore al giorno. E questa situazione può essere estremamente pesante, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. «C’è la necessità di garantire a queste persone servizi e diritti, non solo in funzione di coloro che assistono», afferma Da Giau. «Il Consiglio regionale, con questa legge, ha voluto dare una risposta al bisogno di supporto dei caregiver familiari, per valorizzare la loro figura in quanto tale».

Del tema di parla da molto, ma a livello nazionale ancora non c’è una norma che identifichi le tutele e le agevolazioni dedicate a chi si occupi a tempo pieno e non, di un caro che sia in una condizione di disabilità. La Legge di Bilancio del 2018 dà una definizione del caregiver e stabilisce un fondo, senza però andare nel dettaglio di un riconoscimento lavorativo. La tutela dei circa 3 milioni di persone – per la maggior parte donne – impegnate in questa attività, spesso lasciando il lavoro, è sostanzialmente demandata alle iniziative delle singole Regioni. Pioniera, in questo senso, è stata l’Emilia – Romagna, che già nel 2014 ha approvato una legge per la valorizzazione e il supporto del caregiver. Dallo scorso anno, la Lombardia si è dotata di una norma e, dallo scorso febbraio, anche il Friuli Venezia Giulia. «Noi abbiamo previsto un ampliamento rispetto alla definizione data nella Legge di Bilancio del 2018», commenta la consigliera.

«Abbiamo esteso il grado di parentela fino al terzo grado e abbiamo incluso addirittura coloro che si occupano di persone a cui sono legate da legami affettivi o amicali, i famosi “congiunti” che abbiamo imparato a conoscere in tempo di pandemia. Questo perché la società si evolve. Prendiamo come esempio Trieste: in città ci sono sempre più anziani senza figli o con i figli lontani; capita che chi si prende cura di loro sia un vicino o un amico a cui sono affezionati». Altro elemento peculiare della norma, che si compone di dieci articoli, è la possibilità di avere più di un caregiver, uno principale e uno secondario. «Sempre più spesso capita che si facciano figli in età avanzata e che quindi ad assistere i genitori siano persone molto giovani», spiega Da Giau. «A volte sono ragazzi, che stanno ancora studiando: continuare la propria formazione può essere difficile quando ci si deve prendere cura di qualcuno». Questi studenti, quindi, devono venire riconosciuti come portatori di Bisogni educativi speciali o come lavoratori, per ottenere orari più flessibili. Se poi i giovani caregiver sono in età lavorativa, ma hanno dovuto lasciare l’impiego per mettersi a disposizione del proprio caro ammalato, la norma interviene con ulteriori tutele e supporti. «La legge prevede che ci sia un’attività di affiancamento per il riconoscimento delle competenze che possono acquisire durante l’assistenza», continua la consigliera, «per esempio, se vogliono fare corsi per diventare Oss. Ci sarà anche un’attenzione particolare dei servizi nel momento in cui queste persone vorranno riprendere il lavoro». Per tutti coloro che devono seguire un familiare con bisogno di cure, inoltre, sono previsti percorsi psicologici e di sostegno emotivo. «La Regione ha voluto prendere un chiaro impegno», conclude Da Giau. «I caregiver svolgono un vero e proprio servizio e i loro bisogni vanno riconosciuti».


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