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Ussita, la sindaca dell’impossibile

Ussita, abitanti 378 censiti nel 2021. Il sisma del 2016, oltre a distruggere il presente del piccolo comune marchigiano, ne ha minato il futuro perché tutti gli abitanti, trasferiti sulla costa, non sono più tornati. Qui Silvia Bernardini, sindaca tenace e competente, guarda avanti e lavora per ricostruire anche una comunità. A partire da quella energetica

di Gabriella Debora Giorgione

Fino ad ora abbiamo incontrato territori difficili sui quali sindache e sindaci hanno lavorato duramente. Oggi siamo in un territorio duro. Raso al suolo. Da dove ripartire? Da dove prendere entusiasmo e passione da investire lì, dove un evento naturale ha reso tutto quasi impossibile? Anche su questo si misura un grande sindaco di un piccolo comune.

Marche. Cratere. Terremoto.
Ussita, abitanti 378 censiti nel 2021. Silenzio.
Una sindaca determinata, capace, competente. Ferma nel ricordo, ma anche nella speranza, Silvia Bernardini ci inchioda per due ore con il racconto del suo angolo di paradiso, la sua Ussita del cuore. Chiude gli occhi quando la descrive, quando traccia il percorso che da Narni ogni giorno la porta qui, quando nella gola stretta della strada ogni giorno aspetta di "gustare" il suo panettone fatto a montagna. Era passata alle cronache per l'alto tasso di partecipazione delle donne alla vita politica attiva, Ussita. Inusitato, se guardiamo ai numeri al femminile delle fasce tricolore degli ultimi anni…

Sindaca, Ussita chiede le "quote azzurre", ho saputo.
Sì, è vero! Quando nel 1997 ci fu il terremoto, io ero sindaco e andammo agli onori perché oltre a me, nel comune c’erano un’assessora, il segretario comunale donna, la geometra, il vigile urbano donna, la ragioniera. C’erano solo due dipendenti uomini e il vicesindaco a garantire la parità di genere. E il palazzo comunale era tinteggiato di rosa. Oggi anche il vicesindaco è donna.

Ussita alza le medie della parità di genere, insomma.
Anche nell’ultima competizione elettorale eravamo due donne. Io ho vinto perché avevo avuto l’esperienza nel terremoto precedente e quindi ero un po' il sindaco della ricostruzione del 1997, mi hanno vista come la persona capace, quella che aveva già affrontato un'emergenza di quel genere. Aggiunga che io sono dipendente del Dipartimento della Protezione civile, sono entrata a lavorarci quando c’era Bertolaso, che ebbe la grande idea di creare un Ufficio degli enti locali all'interno del dipartimento. C’era infatti sempre il problema che nei territori arrivava questa grande macchina organizzativa che trovava un intoppo nei Comuni perché non riuscivano a dialogare a causa dei due linguaggi diversi che parlano. Il Comune sul territorio ha linguaggio suo, ha altre procedure, ha altre modalità operative. Per chi viene da fuori, il Comune è una macchina misteriosa. Quando la grande macchina della Protezione civile arriva, trova un Comune terremotato, alluvionato, senza dipendenti comunali che sono anch’essi terremotati o alluvionati.

Da qui l’idea di quell’Ufficio speciale, insomma…
Esatto. Un ufficio che conoscesse i comuni, che riuscisse a parlare la loro lingua e, all'occorrenza, si potesse in qualche modo sostituire o comunque affiancare ad essi. Ricordo che in quell’Ufficio c'ero io e c'era il sindaco di Seravezza.

Ma non era più semplice armonizzare le procedure?
No, non è possibile perché il funzionario che lavora all'interno del Dipartimento di protezione civile è un tecnico che con l'amministrativo ha poco a che fare. Quando il funzionario della Protezione civile arriva in un comune e dice che bisogna comprare dieci sacchi per arginare il fiume, il comune deve attivare la procedura di gara, l'evidenza pubblica, l'anticorruzione, eccetera. Insomma, un continuo freno.

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Va bene, ma in casi di emergenza come questi non è possibile una deroga speciale? Bisogna far presto, ci sono vite in gioco…
Questa possibilità c’è. Ma non è messa in pratica perché non tutti i Comuni hanno un piano di protezione cvile che prevede esattamente quello che lei dice. Addirittura il piano prevede anche gli accordi con le aziende che, in caso di calamità, intervengono direttamente e devono rispettare tempi e prezzi. Come Dipartimento abbiamo fatto molti corsi ai sindaci, su questo tema. Ma il problema è che da una parte la legge dà poteri di protezione civile al sindaco, ma il sindaco cambia ogni cinque anni e si deve ricominciare. In molte regioni si sta cercando di creare all'interno del comune delle strutture di protezione civile. Però, diciamocelo, la protezione civile non paga, politicamente.

Un buon esempio, però è l’Associazione dei Comuni dell’Umbria per la protezione civile-Anci Prociv Umbria….
Perfetto! Sono una spin-off di Anci Umbria, aiutano gratuitamente gli uffici comunali a fare i piani di protezione civile. Ma esiste solo in Umbria.

Sindaca la sua carriera inizia negli anni novanta, giusto?
Sì, sono stata assessora nel 1991, sindaca nel 1995 e rieletta nel 1999, nel 2004 assessora alla provincia di Macerata fino al 2007 quando mi sono sposata. Tra il 2008 e il 2012 ho avuto tre figli, sono rientrata nelle attività politiche nel 2017, ma ero assessora al Comune di Narni, dove abitavo con la mia famiglia. E nel 2020 mi hanno chiesto di ricandidarmi a Ussita. Mi è dispiaciuto lasciare il mandato a Narni, ma Ussita per me è casa, ci sono nata, cresciuta, c’è ancora la mia famiglia d'origine. È qualcosa che difficilmente riesco a spiegare…Vede, quando si arriva a Ussita c’è una valle molto stretta, dietro si vede il monte Bove, il monte più alto che è a forma di panettone, ecco quando lo vedo mi si apre il cuore, per me è un posto magico.

Però Ussita è cambiata…
Eh…Ussita purtroppo è stata completamente distrutta, oggi è veramente complicato tutto, anche incontrarsi perché non c'è più una piazza. Già prima del terremoto soffriva lo spopolamento, le famiglie stavano già andando verso valle. Con il terremoto del 2016 sono stati tutti sfollati sulla costa. Ad oggi son tornati su solo la metà e sono quasi tutti gli anziani. Oggi la vera difficoltà non è solo ricostruire le case, ma ricostruire anche qualcosa di nuovo: posti di lavoro legati al mondo del turismo, al mondo della cultura e dell'allevamento perché qui la zootecnìa era molto sviluppata. D’estate avevamo tutte le circa 2mila seconde case aperte, il comune gestiva gli impianti da sci e siamo proprietari di quattro centrali idroelettriche tuttora attive, abbiamo all'interno un servizio elettrico perfettamente funzionante. La prima centrale fu fatta nei primi del novecento dal cardinale Pietro Gasparri, segretario di Stato vaticano nonché firmatario dei Patti lateranensi, che era originario di Ussita. Ora stiamo lavorando alla costituzione della comunità energetica.

Ma lei si sente sindaca della sopravvivenza o della progettazione di un futuro possibile?
Non riusciamo neanche a tenere in piedi una scuola. Abbiamo una ventina di bambini che vanno a Visso, che è il comune più grande vicino. Poi un buco generazionale. E poi ci sono tanti anziani. Uno dei progetti che abbiamo è proprio quello di poter recuperare tutte le strutture emergenziali del terremoto per creare un villaggio diffuso di case di riposo. Ma tanti progetti, in questo momento, non conviene farli perché la ricostruzione ancora stenta. Alla sua domanda però rispondo che io mi voglio vedere come un sindaco della progettazione.

Da quello che ha detto finora sembra difficile…
Sa qual è il paradosso? Tra un terremoto e l’altro si è buttato via tutto e si è ricominciato sempre daccapo nel programmare e progettare la ricostruzione. Non appena si comincia a capire le regole, le regole vengono cambiate. Passiamo giorni e notti a studiare le ordinanze del commissario. Ogni volta che cambiano i prezzi, dobbiamo fare la revisione a tutti i capitolati, ci vuole un ufficio legale solo per leggere e capire e applicare le norme. E i progettisti devono riprogettare.

Insomma, direi allora che lei è la “sindaca dell’impossibile”!
Le dico anche un’altra cosa. Per una donna è tutto molto più difficile. Ricordo ancora le prime volte che con una collega sindaca andavamo alle riunioni in provincia o in pretura ci guardavano tipo “ma tu a che titolo stai qui”. È difficile perché ancora oggi la donna in famiglia ha un suo ruolo che non è possibile che sia sostituito dall'uomo. E allora magari qualche volta rinuncia a prendere certi incarichi oppure deve fare la scelta di essere un po' egoista. Sono cose a cui magari un uomo non pensa perché tanto “a casa, con i figli, c'è la moglie”. Io sono stata fortunata, ma la strada per tante donne è molto in salita.

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Sabato primo aprile andiamo in Friuli, a Forni di Sopra, provincia di Udine, dove ci aspetta il sindaco Marco Lenna.


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