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Droga, la via Crucis dei giovani del boschetto di Rogoredo

Il boschetto di Rogoredo a Milano, adiacente alla stazione metropolitana della città, è una delle più grandi piazze di spaccio di tutta Europa. È un luogo pieno di ferite. Ma le persone che lo abitano, insieme ai demoni che si portano dentro, sono delle risorse straordinarie. Maurizio, Laura, Marco e gli altri, insieme ai volontari del bosco, hanno riletto i passi della Via Crucis di Gesù. Poi l’hanno commentata e ogni passo è stata per loro una scoperta. Per noi che leggiamo una testimonianza e un regalo straordinario

di Anna Spena

Il boschetto di Rogoredo a Milano, adiacente alla stazione metropolitana della città, è una delle più grandi piazze di spaccio di tutta Europa. Adolescenti, adulti, anziani, italiani, stranieri la droga si è presa tutto da queste vite. C’è chi ormai rimane lì dentro tutto il giorno e tutta la notte. In tanti hanno perso tutto: chiedono l’elemosina, entrano a comprare una dose, si fanno e poi ricominciano. L’eroina che ti spegne, la cocaina che ti eccita. Il degrado, le siringhe attorno, i corpi che sono diventati solo il ricordo della vita che c’era prima delle sostanze.

«Se un ragazzo ti fa vedere la ferita, tu devi esserci in quella ferita, devi entrarci», racconta Simone Feder, psicologo della Comunità terapeutica la Casa del Giovane di Pavia che insieme a un gruppo di 30 volontari,a Don Diego che arriva dalla Valtellina e ancora ai Cavalieri dell’ordine di Malta, viene sempre a Rogoredo. «Aiutare non è solo dare acqua e un pasto caldo. Davanti a te c’è un giovane con una sua dignità che chiede di essere considerato…. Quel giovane è in attesa di una possibilità, insomma… ha bisogno di una ragione per cui vivere. Per me questi ragazzi non sono degli scarti come immagina la società, sono delle sentinelle, delle risorse, sono la bussola che ti permette di leggere il disagio nel modo giusto. Dobbiamo ascoltarli, e se li ascoltiamo capiamo quali sono le domande che dobbiamo farci e quanto erano sbagliate quelle che ci facevamo prima, dobbiamo guardarli e cambiare i servizi in base ai loro veri bisogni».

Il bosco di Rogoredo è un luogo pieno di ferite: un luogo di dolore. Ma i ragazzi e le ragazze che lo abitano, insieme ai demoni che si portano dentro, delle risorse lo sono per davvero. Perché sentono la vita più degli altri, il disagio più degli altri e nella società di oggi non trovano risposte a quei bisogni lì, a quel dolore lì. Maurizio, Laura, Marco e gli altri ragazzi insieme ai volontari hanno riletto i passi della Via Crucis di Gesù, la via dolorosa. Poi l’hanno commentata passo dopo passo. Ogni passo per loro è stata una scoperta, ogni passo per chi legge una testimonianza e un regalo straordinario che ci avvicina al senso della vita e delle cose.

Prima Stazione: Gesù è condannato a morte

Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

Quanti Ponzio Pilato ci sono nel mondo. Troppi… Ma grazie a Dio c’è sempre chi è pronto a raccogliere lo sfogo dell’altro, ad aiutare gli infelici e a non giudicare, a non mettere in croce… Voi di certo né con me, né con i ragazzi vi lavate le mani. Sentirsi ascoltati senza pregiudizio e magari anche compresi è tanto bello. Purtroppo sono molte le persone che sanno solo puntare il dito e fregarsene. Io, i ragazzi, spesso non vogliamo soluzioni, ma solo qualcuno che ci ascolti, qualcuno a cui mostrare le nostre piaghe più profonde, senza paura e con libertà.

Seconda Stazione: Gesù porta la croce al calvario

Ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota

La croce, è vero, ognuno ha la sua. Io non ho le guardie come Gesù che mi hanno costretto a portare la croce sul calvario, ma il giudice mi ha detto: “tu hai peccato, hai commesso un reato, vai in carcere”. Ed ora il carcere è la mia croce, ciò che poi accade qui dentro… certo non ci mettono la corona di spine, ma neanche quella di fiori… Comunque non serve neanche a redimere i nostri peccati, per la società saremo sempre delinquenti. Ma a noi basta redimere noi stessi, non il mondo.

Terza Stazione: Gesù cade la prima volta

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità.

Gli uomini e le donne che seguendo il loro cuore alleviano il dolore altrui, soffrendo con me, con noi tutti ragazzi del boschetto, vengono anche loro additati e giudicati: “guarda chi aiutano…ma non hanno vergogna? come si permettono?” Le cosiddette ‘persone per bene’ li umiliano come fanno con me, come è successo almeno una volta ad ognuno di noi. E nonostante tutto continuano imperterriti seguendo il loro ricco spirito ed altruistico istinto. Sentono nel cuore il bisogno di alleviare le ingiustizie ed è questo che li rende ricchi, questo che tutte le volte che sono sprofondata mi ha permesso di rialzarmi. Anche se io sono perseverante nei miei errori, è un po’ come se della Via Crucis ne avessi fatto la mia vita.

Quarta Stazione – Gesù incontra sua madre

Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Qui, sono in difficoltà, Maria come la mia mamma, come per tutti coloro che hanno la fortuna di averla, ha vissuto come la spada più profonda può trafiggere il suo cuore. La mamma è colei che per le nostre pene sia che ci infliggono, sia che facciamo da soli, soffre più di tutti. Il dolore che colpisce le mamme, per una spada pesante, da alleviare è il più difficile. Io lo sento nella voce di mia mamma piena di amore nel sapere che sto bene, ma capisco anche la sofferenza per il proprio figlio Crocifisso, sprofondato nel male. È l’incontro più doloroso per entrambe le parti, parla il cuore di mamma e il cuore di figlio.

Quinta Stazione – Simone di Cirene

Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

Per me ogni mercoledì siete stati il mio Simone di Cirene, ogni mercoledì alleviate il peso della Croce. Come un giorno mi disse la mamma – compivo 33 anni-: “Amore mio Cristo ce lo hanno messo in croce, tu hai fatto da sola”. In quel momento mi è sembrata un po’ Pilato, ti ci sei messa… cavoli tuoi! Invece voi angeli con me ( e con tutti i ragazzi) vi siete sporcati le mani con chi è più debole, più povero, più abbattuto dalle ingiustizie e più perso di spirito, con spirito malato. Vi siete avvicinati e lo fate sempre a me, al mio cuore e al mio spirito. Io credo di parlare per molti ragazzi, non solo per me, che siete angeli e ci aiutate nel peso che portiamo. L’ho sempre creduto e qui dentro che sono sola continuate a dimostrarmelo, a portarmi luce e amore.

Sesta Stazione – Una donna asciuga il volto di Gesù

Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

Non ho nulla di speciale, o così credo, per far sì che angeli, come vi considero, facciano ciò che fate voi. Solo angeli potete essere, e quante lacrime mi avete asciugato…

Settima Stazione – Gesù cade per la seconda volta

Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perchè ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perchè, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.

E di che esempio dovremmo essere noi? Io? Che molte volte per i motivi più disparati e futili ho imprecato, ingiuriato, lanciato insulti contro persone la quale colpa fu solo quella di avere paura di noi, che avevamo e abbiamo solo bisogno di essere ascoltati. Ma voi no, nonostante gli insulti che ricevete di quando in quando, per nostra fortuna avete la fermezza che vi dà la forza e il coraggio di perseverare e di continuare questa opera di salvezza con amore e naturalezza.

Ottava stazione – Gesù incontra le donne in pianto

Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».

Beh è proprio vero se è stato trattato così il legno verde cosa ne sarà del secco? Ed invece io, che mi sento un po' come il legno secco, sento dentro me germogli crescere, perché credere è anche questo! Ma li devo annaffiare ogni giorno, con l'aiuto degli altri. Tutto questo voglio sottolineare che non c'entra con l'essere chiusa, il mio pensiero, la mia vita questo sono, ma in carcere c'è il tempo per pensare. Ognuno i suoi pensieri, ognuno le sue sofferenze, i suoi macigni e croci. Dobbiamo però ricordare che non siamo solo vittime, di sofferenze io ne ho e ne ho avute, ma ne ho anche date. Nel piangere noi stessi e i nostri figli non siamo egoisti o comunque cerchiamo di non esserlo.

Nona stazione – Gesù cade la terza volta

Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perchè mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno … Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perchè la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli »

Quante volte, quante, avete ascoltato i nostri lamenti, udito i nostri pianti, teso una mano per aiutarci a rialzarci dai nostri continui crolli. Il male che alberga nelle nostre menti non ci permette di riflettere con lucidità, e voi per me come per molti altri siete stati e sarete ancora quel chiaro messaggio che per quelli come noi c’è ancora una possibilità. Basta ritrovare la fede ed imboccare la via giusta. Per essere di esempio agli altri perché nessuno resti indietro.

Decima stazione – Gesù è spogliato delle vesti

Essi mi guardano, mi osservano: si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, accorri in mio aiuto.

La dignità che bella parola… per il mio stile di vita è difficile riuscire a mantenerla o meno. Molti farisei, ipocriti, cercano – soprattutto nelle carceri- di denudarci della dignità, ce la calpestano e dovrebbe essere uno dei diritti inviolabili dell'uomo. Della mia dignità interiore, però, nessuno mi può spogliare, anzi come canta Vasco agli ipocriti canterei: Ma voi la dignità dove l'avete persa? Io almeno le azioni che ho fatto per perderla so quali sono e non calpesto quella degli altri. Gesù è stato messo nudo in croce, ma il suo spirito, il suo cuore… Nessuno e niente l’ha potuto scalfire. Quindi ragazzi dico, diciamo: " non ci avete fatto niente". Spogliateci, additateci, … dentro di noi non arriverete mai.

Undicesima stazione – Gesù è inchiodato sulla croce

Lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perchè il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: ‘‘Il re dei Giudei’’, ma: ‘‘Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei’’». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

Ora conosco quanto è difficile tirare su di morale una persona quando sai di essere più debole di lui, specialmente quando sta arrivando alla fine: sorridere e dirgli che tutto andrà bene che ricominceremo a fare tutto quello che facevamo prima insieme. Ora conosco la forza che bisogna avere per provare ad aiutare una persona a rialzarsi, per tirargli su il morale e provare a dargli la forza di continuare ….Signore, Dammi la forza…

Dodicesima stazione – Gesù muore in croce

Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinchè si compisse la Scrittura, disse: « Ho sete ». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «E` compiuto! ». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

La croce simboleggia la sofferenza e il peso della vita. Ognuno di noi porta la sua croce. Gesù muore in croce per i miei peccati, per tutti i miei peccati! Non lo voglio mai dimenticare, muore per me, per le mie fatiche, le mie fragilità, per il mio essere diverso. La croce da strumento di tortura e di morte, segno di una delle torture più orribili inventate dall’uomo per altri uomini, diventa strumento di salvezza e perdono per le mie continue mancanze, che sono infinite, la mia preghiera non deve più rivolgersi alla Croce ma alla Risurrezione, anche se credo che Croce e Risurrezione siano la stessa cosa.

Tredicesima stazione – Gesù è deposto dalla croce

Vennero i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perchè anche voi crediate (…) Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.

Vennero i soldati, già, chiunque venga, chiunque che non crede nella possibilità che anche per quelli come noi ci possa essere ancora la salvezza, ci addita chiamandoci in tanti nomi: ladri, tossici… Come i soldati hanno fatto ai ladroni, portano la fine, se non anche il colpo di grazia, a chi sta tentando di riemergere. Solo voi che siete la nostra unica salvezza potete aiutarci, poiché solo voi dimostrate nei nostri confronti amore e spirito di iniziativa contro tutto e tutti senza nascondervi.

Quattordicesima stazione – il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro

Presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poichè era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

E chi pensa, o prega per quelle anime disgraziate che sono morte in casolari abbandonati o fatte a pezzi dalle ruote dei treni? Chi pensa alle loro famiglie che hanno l’unica colpa di avere amato quei figli che si erano persi? Noi siamo indubbiamente gli artefici delle nostre pene. Delle pene che rechiamo ai nostri cari. Dio voglia che voi possiate continuare la vostra opera, così che non ci siano più giudei a pensare ai nostri anonimi sepolcri. Così che nel giardino restino persone che grazie a voi tornano ad essere felici.

Quindicesima stazione: Resurrezione

Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L'angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: «È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete». Ecco, io ve l'ho detto».

Io lo sento quel terremoto che ha scosso le nostre vite, scuote anche voi e vi spinge ad aiutarci nel rendere più leggero il macigno dei nostri duri cuori, del mio. Io poi ho un angelo in cielo, è solo mio, non mi lascia mai: La mia nonna è e sarà sempre con me. Giuro che anche qui in terra gli angeli ci sono e io ne ho di speciali, proprio qui mi portano luce e conforto, e credono in me. Tutti dovremmo aprire gli occhi e credere, aprire lo spirito ed il cuore all’accoglimento di chi ci aiuta senza giudizio, di chi davvero quel peso lo porta con noi.

Credit foto Diletta Grella


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