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Luana ed Enrico: quando l’amore è anche emancipazione

Luana Bianchin ed Enrico Zuliani, persone con disabilità seguite dalla cooperativa Solidarietà di Treviso, sono innamorati e presto si sposeranno. Oggi vivono all'interno di un cohousing, una vera e propria palestra di autonomia, in cui dialogano con gli operatori sulle loro scelte di vita e si allenano alla gestione di una quotidianità domestica. Per il prossimo anno, però, il loro progetto è spostarsi in un appartamento tutto loro

di Veronica Rossi

«Vogliamo dire sì davanti a Dio al nostro amore reciproco; il matrimonio è un passo importante, intendiamo farlo anche noi». Mentre parlano, Luana Bianchin ed Enrico Zuliani si tengono abbracciati, ridono, si coccolano: sono innamorati e presto convoleranno a nozze. I futuri sposi, lei 38enne e lui 42enne, entrambi con sindrome di Down, vivono insieme già da quattro anni, all’interno di un cohousing trevigiano, gestito dalla cooperativa Solidarietà – come membro della Rete InterAgendo, che unisce 11 soggetti del territorio –, inserito in una progettualità realizzata nel contesto della Legge 112 sul Dopo di noi, realizzata in coprogettazione con l’Azienda unità locale socio sanitaria – Ulss 2 della Marca trevigiana.

Quando, 7 anni fa, Zuliani per la prima volta ha incrociato lo sguardo di Bianchin a una festa di carnevale dell’Anffas di Treviso, ha capito che era la persona giusta per lui. «È stato un colpo di brillantezza», dice, «è stato bello; è una donna gentile e simpatica, ho iniziato a pensare di voler costruire un futuro con lei». Bianchin, dal canto suo, ha trovato in Zuliani un sostegno importantissimo. «Lui è la mia roccia», racconta. «la mia forza». Un porto sicuro, quindi, che si è rivelato fondamentale in un momento di tempesta. «Nel 2021 ho avuto un tumore al seno», ricorda lei. «Il mio fidanzato mi è stato sempre vicino, mi ha dato tanto supporto e io lo ammiro». Ora, i due stanno seguendo un corso prematrimoniale al Centro della famiglia di Treviso, insieme alla loro coppia guida. «Rispondiamo ad alcune domande, insieme e singolarmente», spiega Bianchin. «Abbiamo anche dei compiti per casa».

Il loro progetto di vita è stato condiviso e pianificato insieme agli operatori della cooperativa Solidarietà, che si definiscono «inclusive coach»: proprio come nello sport, il loro ruolo è quello di allenare le persone in una vera e propria palestra di autonomia. La Rete InterAgendo gestisce, nel contesto della legge 112, alcuni appartamenti e degli inserimenti lavorativi, attraverso il Servizio di integrazione lavorativa – Sil, dell’Ulss. Le residenze – otto in totale – sono divise in due linee, A e B. Nella prima gli utenti possono rimanere per tre o quattro giorni a settimana, mentre la seconda copre sette giorni su sette. Bianchin e Zuliani, all’inizio, erano nella linea A, poi hanno chiesto di ampliare il loro tempo assieme. «Ora siamo in un appartamento più grande», dicono, «e ci divertiamo di più, passiamo molto tempo assieme». La decisione di fare questo trasferimento è stata presa assieme all’equipe multidisciplinare che li segue. «Le fasi di assunzione delle decisioni sulle progettualità di solito avvengono all’interno degli uffici», spiega Lucia Cavallin, operatrice della cooperativa Solidarietà, «mentre qua da noi vengono svolte assieme ai diretti interessati e alle loro famiglie. Vengono fatti anche degli incontri con i residenti, in cui l’ordine del giorno viene costruito insieme». L’obiettivo, quindi, è creare partecipazione, dialogo: l’importante è «parlare senza litigare», come dice Zuliani.

La partecipazione non si ferma agli operatori e alle persone che seguono: l’apertura è anche verso il territorio, per la creazione di un vero e proprio welfare di comunità. «Noi siamo fortunati, perché siamo all’interno di un vero e proprio villaggio di cohousing, il Villaggio solidale», continua l’operatrice, «abbiamo famiglie, un ostello per i turisti, una sala polifunzionale: è una situazione mista a tutti gli effetti. Ma in tutti gli appartamenti della Rete, sparsi nel territorio, ci sono anche altre persone». In casa con Zuliani e Bianchin, per esempio, vive un altro inquilino seguito dalla cooperativa, ma anche due donne, una delle quali si è messa a disposizione per dare una mano anche nelle altre residenze. Grazie a una collaborazione con un’associazione che fa cooperazione allo sviluppo, in più, al villaggio Solidarietà arrivano giovani da tutto il mondo, attraverso progetti Erasmus ed Erasmus +.

Queste soluzioni abitative, però, sono delle palestre e come tali fungono da luogo di allenamento per una scelta di vita futura. Come quella che, tra poco, faranno Zuliani e Bianchin. «La grande notizia è che il prossimo anno vorremmo comprare una casa», dice lui entusiasta. «L’abbiamo già quasi individuata, sarà in centro a Treviso». Per arrivare a raggiungere un’autonomia, è stato fatto un percorso di ragionamento condiviso. «Abbiamo fatto un discorso sulla sostenibilità economica», spiega Cavallin, «capendo insieme quanto percepiscono mensilmente, a quanto ammonta la pensione d’invalidità e quali saranno le spese che dovranno sostenere». Zuliani, che lavora all’International Cable di Villorba (Tv), ditta che si occupa di cablaggi elettrici e assemblaggi, grazie al Servizio di integrazione lavorativa – Sil dell’Ulss, ha appena chiesto e ottenuto un aumento. Bianchin, invece, dopo un periodo in una casa di riposo, lavora all’interno della cooperativa Solidarietà, con mansioni di segreteria; anche lei si sta attivando perché le vengano attribuite maggiori ore. «Con Luana ed Enrico stiamo costruendo la prima esperienza di uscita dai nostri appartamenti, che sono un ambiente ancora protetto», conclude l’operatrice. «L’idea è quella di creare un proseguo con una supervisione diversa, a distanza e al bisogno. Ci stiamo attivando anche perché le famiglie delle persone che seguiamo possano far rete e sostenersi reciprocamente».


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