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L’anno record della Puglia, crescono trapianti d’organo e cultura del dono

Nel 2022 sono stati eseguiti 137 trapianti, un dato mai registrato in regione. Il Policlinico di Bari è stato il secondo centro in Italia per numero di trapianti di cuore. Aumentano le donazioni ma sulle opposizioni è necessario ridurre il divario con le regioni del nord. Sud penalizzato da modelli organizzati e mancanza di personale

di Emiliano Moccia

Nel momento in cui parliamo, monitora il lavoro che si sta svolgendo all’ospedale “Bonomo” di Andria, dove è in corso proprio un caso di donazioni di organi. Due equipe del Policlinico di Bari sono impegnate a prelevare il fegato ed il cuore di una signora anziana deceduta, mentre l’equipe degli urologi del Policlinico di Foggia stanno prelevando i reni. I suoi due figli non hanno esitato a dare il consenso alla donazione. «E’ un gesto che ridà la vita, che può ridare la vita a tante persone. E’ un atto nobile, etico, sociale». Loreto Gesualdo è il coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Puglia. Ogni volta che si registra un caso di donazione di organi, «tutta la rete nefrologica pugliese attraverso una chat sa all’istante ed in modo trasparente quello che succede. Parliamo di un gruppo di 250 persone, che comprende direttori sanitari, direttori generali, tutte l’equipe trapianti, comprese le istituzioni». Un lavoro continuo e prezioso che lo scorso anno ha fatto registrare numeri importanti su questo fronte. In particolare, sul versante dei trapianti di cuore: «Il Policlinico di Bari è stato il secondo centro in Italia per numero di trapianti di cuore, ne sono stati eseguiti ben 26, dietro solo all'ospedale Sant'Orsola di Bologna. Ed anche quest’ano i numeri sono in salita».

L'attività trapiantologica, dunque, sta dando risposte importanti. «Da tre anni siamo in continua crescita ed il 2022 è stato un anno record per i trapianti d'organo in Puglia. Siamo ancora lontani dai dati del Nord, ma stiamo crescendo molto» spiega Gesualdo. «Lo scorso anno sono stati prelevati 146 organi. Abbiamo eseguito 137 trapianti contro i 123 dello scorso anno, un buon incremento. I trapianti sono stati eseguiti al Policlinico di Bari, perché nella nostra regione è possibile effettuare il trapianto di fegato, cuore e reni, mentre gli altri organi espiantati vengono inviati nei Centri trapianto di altre regioni italiane». In aumento anche il numero in assoluto di donatori. «Sono stati 49 i donatori in Puglia, con un indice di 13,9 donatori per milione di abitanti, mentre nel 2019 in pre-pandemia da covid-19 erano stati 40 con un indice di 9,8 per milione di popolazione».

Gesualdo entra ancora più nel dettaglio del lavoro svolto in Puglia. «I trapianti di rene sono stati 81, dato più alto degli ultimi anni, 50 di rene singolo, 10 di rene doppio e 21 di rene da vivente; mentre 30 sono stati i trapianti di fegato eseguiti e 26 quelli di cuore». Anche perché al momento solo il Policlinico di Bari effettua i trapianti, in attesa che si riattivi quello di Foggia, che ha ricevuto l’autorizzazione ma si è bloccato durante il periodo del covid-19, e parta anche quello di Lecce. «Arriveremo ad avere almeno tre poli nella nostra regione». Quel che appare certo è che nonostante i numeri siano positivi «dobbiamo ridurre il divario con alcune regioni, soprattutto con quelle del nord. È ancora alta nel centro sud l’opposizione e le cause vanno ricercate nei modelli organizzati e nella mancanza di personale» evidenzia Gesualdo.

«L’Emilia Romagna, per esempio, incassa più di un miliardo all’anno a parità di popolazione ed ha una percentuale di personale addetto alla sanità maggiore del 30%. Quando manca il personale che accoglie il paziente nei pronto soccorso, dove si opera anche nella metabolizzazione del lutto, aumentano le opposizioni. E poi anche i modelli organizzativi sono un problema. Qui al Sud per la riduzione del finanziamento e del personale paghiamo l’assenza del capitale umano».

A preoccupare Gesualdo è dunque anche il tema dell’autonomia differenziata. «Io sono per un sistema sanitario universalistico, che stiamo smontando. E sono molto preoccupato. Mi preoccupa la situazione dei pronto soccorso, dove i ragazzi scappano, su mille borse destinate alla medicina d’urgenza lo scorso anno solo 200 sono state coperte, 800 sono andate vacanti. Stiamo puntando molto sulla sanità privata che è efficiente per fare la medicina elettiva, non per fare la medicina di urgenza. La medicina di urgenza e quella dei trapianti chi la farà se smontiamo il sistema sanitario nazionale?» chiede il coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Puglia. «Un’autonomia differenziata che prevede già una differenza di finanziamento tra Nord e Sud potrà mai fare bene al sistema? Ci sarà sempre un’Italia di serie a ed un’Italia di serie b. Sono contrario a questa misura a meno che l’autonomia non passi per un riequilibrio, mettendo tutte le regioni sullo stesso nastro di partenza. E’ un argomento complesso che va dibattuto ed affrontato, perché incide anche sul tema dei trapianti d’organo»

Una situazione, quindi, che potrebbe aggravare anche sul bilancio delle opposizioni. «Lo scorso anno abbiamo registrato un’opposizione del 42-43% ed un indice di 13,9 donatori per milione di abitanti. Dovremmo arrivare ad un 30% di opposizioni. Ci consola il fatto che continuiamo a crescere con numero di donazioni e di trapianti. Cresciamo anche sul fronte dei donatori viventi. Da qualche anno abbiamo superato la doppia cifra. Nel 2022 ne abbiamo registrato 21 e la proiezione di quest’anno è quella di arrivare a 30. Stiamo facendo grandi sforzi, un lavoro di investimento di personale, basti pensare che il trapianto di fegato è stato portato avanti solo da tre medici e mezzo in tutta la Puglia».

Per questo, diventa sempre più importante la promozione della «cultura del dono che deve passare attraverso l’educazione della popolazione, parlandone a scuola, a casa, con le associazioni di volontariato. Ma bisogna anche comunicare che già in vita possiamo decidere che cosa fare dei nostri organi. E’ importante poter esprimere il proprio sì o il proprio no, dopo essere stati informati bene sul valore del dono, cosa che succede anche durante la richiesta o il rinnovo della carta d’identità attraverso “Una scelta in Comune”. Donare è importante» rileva ancora Gesualdo «perché dobbiamo pensare che un donatore – in particolare un donatore sano e perfetto – può arrivare a donare cornee, polmoni cuore, reni, fegato, e c’è anche la possibilità donare intestino e pancreas, così come i tessuti. Un donatore ridà la vita a tante persone. E’ un atto nobile, etico, morale che deve essere valorizzato agli occhi della società».

Lo sa bene Francesco Niglio, medico dell’Asl di Foggia, che da quando ha conosciuto questo dono è diventato messaggero di speranza e di sensibilizzazione. «Un bel giorno improvvisamente mi sono trovato dall'altra parte della barricata da medico a paziente. Il trapianto di organi è certamente una battaglia tra la vita e la morte, vinta dalla scienza ma che non può essere tale senza la solidarietà e l’amore dei donatori. Di donazione degli organi si è cominciato a parlare da tantissimo e tutti noi abbiamo l’obbligo di parlarne sempre più spesso». La seconda vita di Niglio, come lui stesso l’ha definita più di una volta, inizia il 29 aprile 2005, dopo cinque lunghi anni in cui era stato costretto a sottoporsi alla fatica della dialisi, 12 ore ogni giorno.

«Il giorno in cui sono nato non me lo ricordo. Il giorno in cui sono rinato grazie al trapianto, non lo dimenticherò più. Per questo, adesso il messaggio di speranza cammina con le mie gambe». Anche perché la sua è una storia particolare, visto che la donatrice è stata propria sua madre. «Avevo urgente bisogno di un trapianto di rene, l’unica che potesse garantire assoluta compatibilità dell’organo con un azzeramento dei tempi di attesa era mia madre, che non solo mi ha salvato la vita ma è come se mi avesse messo al mondo per due volte». In Puglia la lista d'attesa delle persone in attesa di un trapianto è di 450 pazienti. Di qui, la voglia di raccontare, di sensibilizzare, di spiegare l’importanza della donazione di organi. Proprio di recente il dottor Niglio ha dato vita all’Associazione nefropatici dializzati e donatori di organi dei Capitanata per offrire informazioni e sostegno a pazienti, famigliari, caregiver su questo tema. «Questa è la mia sfida» conclude Niglio «la sfida di chi è nato due volte e io sono in debito due volte con il destino e voglio e debbo pagarlo lasciando un segno tangibile sulla strada dell’impegno per la vita e della solidarietà vera e concreta».