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Sull’immigrazione lo stato di emergenza costa più dell’accoglienza

«È su Lampedusa che possiamo parlare di emergenza, no nel resto d'Italia», spiega monsignor Giancarlo Perego, presidente di fondazione Migrantes. «Abbiamo un’isola che può ospitare massimo 350 persone e ogni giorno, invece, ce ne sono in media 1400. Il sistema di accoglienza in Italia ha certamente bisogno di essere rafforzato, soprattutto attraverso la rete sai - sistema accoglienza e integrazione dei comuni, ma è importante che anche l’opinione pubblica capisca che su immigrazione nel nostro Paese non c'è nessuna situazione di emergenza»

di Anna Spena

Il Governo italiano dichiara, su proposta del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, lo stato di emergenza per sei mesi a seguito dell’incremento degli arrivi delle persone attraverso le rotte del Mediterraneo. Un provvedimento che stanzia fondi specifici, si parla di 5 milioni di euro, e può attribuire poteri straordinari al Governo. Dal primo gennaio all’undici aprile sono stati 31.292 i migranti sbarcati in Italia a fronte dei 7.928 registrati nello stesso periodo dello scorso anno.

«In Italia», spiega monsignor Giancarlo Perego, presidente di fondazione Migrantes, «gestire l’accoglienza attraverso i sistemi Cas (centri di accoglienza straordinari) e la rete Sai (sistema di accoglienza e integrazione) è più economico che gestire l’emergenza. Basti pensare ai cittadini ucraini che hanno avuto la protezione temporanea: sono state attivate la protezione civile e la croce rossa e diversi rifugiati sono stati collocati negli alberghi. Ciò ha significato, in media, un costo di 50 euro per ogni persona ospitata. Mentre per chi rientra nel sistema Sai parliamo di un costo medio giornaliero di circa 30 euro, in questi casi sono inclusi anche l’accompagnamento scolastico e l’assistenza sanitaria. I cinque milioni messi a disposizione basteranno quindi solo per 550 persone. È chiaro che non si può affrontare un’emergenza, come viene chiamata, con risorse così limitate».

Il nodo vero è la questione di Lampedusa, dove in sole 48 ore sono sbarcate sull’isola 1700 persone. «È su Lampedusa che possiamo parlare di emergenza, no nel resto d'Italia», continua Perego. «Abbiamo un’isola che può ospitare massimo 350 persone e ogni giorno, invece, ce ne sono in media 1400. È Lampedusa che bisogna supportare con strumenti speciali. Le persone devono essere spostate dall’isola, che è dotata di un porto e un aeroporto, e distribuite anche nelle altre regioni».

C’è un’altra considerazione che fa il presidente di fondazione Migrantes: «Dall’inizio del 2023», spiega, «sono stati diffusi due decreti riguardanti la gestione del flusso dei migranti, se oggi si dichiara lo stato di emergenza significa che l’obiettivo di quei decreti è fallito. Le questioni vere in Italia sono tre: prima tra tutte il rafforzamento del sistema di accoglienza, poi l’emanazione di una legge speciale per Lampedusa e infine l’investimento in progetti di cooperazione allo sviluppo nell’Africa subsahariana».

In Italia ci sono 150mila rifugiati e 60mila richiedenti asilo. «Il nostro sistema di accoglienza», spiega Perego, «è tarato su circa 100mila posti, oggi circa 85 sono occupati. Per ogni mille abitanti ci sono due rifugiati e un richiedente asilo, quindi non bisogna dare la percezione che i migranti, i rifugiati che stanno arrivando sono un problema emergenziale. Piuttosto il modello di accoglienza va rafforzato superando anche il modello del cas a favore di un sistema unico Sai in grado di fare accoglienza e promozione sociale sui territori affinché le persone diventino autonome».

Ma questo è possibile solo attraverso i comuni che accolgono. «In Italia», aggiunge il presidente di fondazione Migrantes, «sono solo circa 1800 i comuni coinvolti nelle rete Sai a fronte di poco meno di 8mila. Quindi per rafforzare il sistema di accoglienza c’è anche bisogno che aderiscano più comuni. E ricordiamo che le persone che arrivano sono giovani, capaci, hanno fatto un viaggio complessissimo e possono essere ben inserite nel piano scolastico o di formazione professionale del territorio. Ripeto che quella che viviamo non è un’emergenza, ed è importante che anche l’opinione pubblica lo capisca. L’immigrazione è un fenomeno strutturale e l’Italia deve dotarsi di un sistema degno di un Paese in cui vivono 60 milioni di persone e che tuteli il diritto d’asilo, sancito dall’articolo 10 della nostra costituzione».

Credit foto Agenzia Sintesi


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