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Insegnanti di sostegno specializzati all’estero: quantità o qualità?

Gli alunni con disabilità nelle scuole italiane sono arrivati a 316mila. Servono sempre più insegnanti di sostegno. Dal 23 aprile sono in vigore nuove norme per reclutarli, anche tra chi ha conseguito la specializzazione all'estero. Una soluzione? Il parere di Francesca Palmas, responsabile scuola della Associazione Bambini Cerebrolesi

di Francesca Palmas

Aumentano nelle nostre scuole gli insegnanti di sostegno assegnati alle studentesse e studenti con disabilità. Migliora dunque il rapporto insegnante/alunno (1,6 media italiana, seppur con differenze tra regione e regione) ma di questi docenti di sostegno uno su tre non ha una formazione specifica e il 20% viene assegnato in ritardo rispetto all’avvio dell’anno scolastico.

Qualche dato

Secondo gli ultimi dati Istat, presentati alla vigilia della Giornata internazionale delle persone con disabilità 2022, parliamo di 316mila alunni con disabilità, pari al 3,6% degli iscritti (circa 4mila in più rispetto all’anno precedente) e di 207mila insegnanti di sostegno assegnati, di cui più di 70mila (il 32%) in deroga cioè ricoperti da supplenti perlopiù senza specializzazione sul sostegno, assunti con contratto a tempo determinato e scadenza al 30 giugno.

Insegnare su una cattedra di sostegno senza avere una formazione specifica significa non avere competenze adeguate a svolgere quel ruolo, ma è vero anche che pure la specializzazione dei docenti di sostegno andrebbe adattata alle esigenze degli studenti con disabilità. A questo si aggiunge che gli insegnanti specializzati, dopo cinque anni trascorsi ricoprendo un posto di sostegno, possono chiedere di diventare di ruolo nella materia in cui si sono laureati. Il risultato, ben noto, è un turnover continuo, a discapito della qualità dell’inclusione, dell’apprendimento e del “ben-essere” degli studenti con disabilità, ma anche del “sistema” scuola nel suo insieme, continuamente destabilizzato. I vari TFA sostegno attivati dalle Università (la sigla sta per Tirocinio Formativo Attivo e indica il percorso di formazione necessario per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, ndr) sono stati autorizzati con un notevole incremento rispetto all'anno precedente, ma il numero resta inadeguato se i posti di sostegno nelle scuole aumentano di 35mila unità anno dopo anno, considerando anche i docenti che devono essere sostituiti per pensionamento o appunto per il passaggio su posto comune. Di fatto, nonostante tanti sforzi, anno dopo anno gli insegnanti di sostegno non specializzati in servizio nelle nostre scuole aumentano in continuazione.

Le novità

Forse l’intento delle nuove norme contenute nel recente Decreto sulla Pubblica Amministrazione approvato nel Consiglio dei Ministri il 6 aprile e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 aprile (Decreto legge 22 aprile 2023, n. 44 Disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche, ndr) voleva essere quello di colmare questo gap? All’articolo 5 il decreto contiene infatti una specifica misura che riguarda i docenti abilitati all’insegnamento o che hanno conseguito la specializzazione sul sostegno all’estero (questi saranno inseriti in coda in appositi elenchi aggiuntivi per le supplenze, in attesa del riconoscimento del titolo). Al comma 3 dell’art 5 del Decreto si legge: «Per l’anno scolastico 2023/2024, coloro che sono inclusi nella prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze di cui all’articolo 4, comma 6-bis, secondo periodo, della legge 3 maggio 1999, n. 124, con riserva di riconoscimento del titolo di abilitazione ovvero di specializzazione sul sostegno conseguito all’estero, sono iscritti in un apposito elenco aggiuntivo alla prima fascia delle medesime graduatorie, sino all’effettivo riconoscimento del titolo di accesso».

È proprio attorno a questo punto del riconoscimento della specializzazione sul sostegno e quindi sull’inclusione ottenuta magari in Paesi che non hanno esperienza di inclusione scolastica, noi che l’abbiamo da più di 50 anni, che si concentrano in questi giorni gli interrogativi. Il decreto prevede la nascita di un ulteriore elenco aggiuntivo, apposito. Niente assunzioni straordinarie agli aspiranti docenti inseriti con riserva in GPS (graduatorie provinciali per le supplenze, ndr): ai docenti specializzati all’estero inseriti con riserva nelle GPS dell’anno scolastico 2023/24 non sarà applicata la procedura straordinaria finalizzata all’immissione in ruolo per scorrimento delle GPS sui posti di sostegno. Quali le nostre preoccupazioni? La precarietà e la dubbia qualità della specializzazione ottenuta all’estero in materia di inclusione scolastica: quale sarà mai la formazione e la competenza che si potrà acquisire in uno Stato estero, quali le strategie didattiche ed educative inclusive, chi ne verificherà i requisiti per poter accedere all’insegnamento nelle nostre Scuole pubbliche? Sarà fatto sulla pelle dei nostri ragazzi e ragazze con disabilità. E a mio avviso questa sarà un’altra pezza per tentare di riparare ad un vulnus gravissimo: la carenza di formazione in materia di inclusione dei docenti. E non parlo solo dei docenti per il sostegno ma di tutti i curriculari.

A mio avviso questo riconoscimento dei titoli per la specializzazione sul sostegno conseguiti all'estero sarà un’altra pezza per tentare di riparare ad un vulnus gravissimo: la carenza di formazione in materia di inclusione dei docenti. E non parlo solo dei docenti per il sostegno ma di tutti i curriculari.

Francesca Palmas

Che fare allora?

Il ministero dell’Istruzione – sollecitato esclusivamente dalle organizzazioni delle persone con disabilità e loro famiglie – ha sancito da qualche tempo l’obbligo di 25 ore di formazione sull’inclusione per tutto il personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità non in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno, ma l’obbligatorietà non è mai stata applicata. Non si tratta di un'emergenza, piuttosto un problema strutturale con cui avremo a che fare per anni con la stessa intensità. Bisogna progettare interventi organici per cercare almeno di limitare i danni che ne derivano. Lamento su questo aspetto l’assenza dei sindacati, tutti nessuno escluso. Continuiamo a confrontarci su tavoli separati: le organizzazioni di persone con disabilità e di famiglie con il Ministero da una parte e i sindacati degli insegnanti e il Ministero dall’altra, senza un dialogo aperto e senza soluzione di continuità. Non basta organizzare per i precari inesperti sporadici corsi di formazione (le famose 25 ore) o reclutare personale istituendo graduatorie specifiche, da cui “pescare” personale per l’insegnamento di sostegno certamente non motivato e che cerca disperatamente di trovare scorciatoie per trovare una stabilizzazione lavorativa.

Si tratta di un sistema fallimentare di per sé, incentrato sul reclutamento del personale e sui diritti dei lavoratori (legittimi per carità) e non sul diritto all’istruzione di qualità per gli studenti.

Si tratta di un sistema fallimentare di per sé, incentrato sul reclutamento del personale e sui diritti dei lavoratori (legittimi per carità) e non sul diritto all’istruzione di qualità per gli studenti. Continuiamo a confrontarci su tavoli separati: le organizzazioni di persone con disabilità e di famiglie con il Ministero da una parte e i sindacati degli insegnanti e il Ministero dall’altra, senza un dialogo aperto e senza soluzione di continuità.

Francesca Palmas

Abbiamo criteri precisi per il riconoscimento dei crediti ECM per il personale sanitario o socio-sanitario: lo stesso vorrei per tutto il personale della scuola in materia di inclusione scolastica, perché gli insegnanti – tutti – prima ancora che docenti nella loro specifica materia sono educatori. Essi necessiteranno sempre di formazione continua, iniziale ed in servizio, sui temi dell’inclusione e dell’educazione in generale: hanno tra le mani i cittadini più fragili, coloro che dipendono necessariamente dagli interventi degli adulti per crescere, per formarsi, non solo per il futuro del Paese ma il suo stesso presente. Non è forse questo – il prendersi cura – l’obiettivo, il “tendere verso”, il fine primario della scuola nei confronti dei suoi figli? Salvaguardare le unicità, fare in modo che ciascuno realizzi pienamente se stesso: ciò che è. Non uniformando a stereotipi, ma valorizzando le specificità di ciascuno, come un valore aggiunto, una ricchezza per la comunità.

Una scuola che lavora in questa direzione c’è già. Ci sono tanti professionisti che coltivano quotidianamente la corresponsabilità, la partecipazione, l’appartenenza. Credo che tuttavia per far sì che questo sia un metodo di lavoro diffuso e omogeneo per la principale agenzia educativa di ogni Paese verso i suoi cittadini, sia necessaria – e non più prorogabile, visto che abbiamo voluto parlare di “Istruzione e Merito” – una formazione continua di tutto il personale della scuola, iniziale e in servizio in materia di inclusione.

Come sono stati applicati i nuovi Pei, nel loro primo anno? Hanno permesso di costruire ambienti di apprendimento finalmente funzionali agli studenti con disabilità e al loro contesto classe tutto? Saranno le nostre prime richieste al Ministro Giuseppe Valditara, se mai dovesse decidersi a convocare l’Osservatorio (non si riunisce dall’ottobre 2022) anziché procedere senza confrontarsi con i diretti interessati. Attendiamo fiduciosi, ma l’anno scolastico volge quasi al termine

Francesca Palmas

I nuovi modelli di PEI (Decreto 182/21), resi applicabili proprio da questo anno scolastico 2022/23 recano in sé questo germoglio: la collegialità degli interventi, la corresponsabilità educativa e formativa, una presa in carico globale. Sarebbe dunque interessante, per esempio, attivare un primo monitoraggio serio da parte del Ministero, magari attraverso il suo Osservatorio Permanente sull’Inclusione scolastica che avrebbe tra gli altri, proprio il compito di raccogliere i dati dai territori (Osservatorio di cui anche ABC insieme alle Federazioni nazionali di persone con disabilità e altre organizzazioni nazionali maggiormente rappresentative fa parte) per formulare ipotesi e proposte migliorative sul sistema scolastico. Come sono stati applicati questi nuovi strumenti di inclusione fondati sull’approccio bio-psico-sociale? Hanno permesso di costruire ambienti di apprendimento finalmente funzionali agli studenti con disabilità e al loro contesto classe tutto? Tutti i professionisti della scuola hanno collaborato fra loro, insieme alle famiglie e agli specialisti? Saranno le nostre prime richieste al Ministro Giuseppe Valditara, se mai dovesse decidersi a convocare l’Osservatorio (non si riunisce dall’ottobre 2022) anziché procedere senza confrontarsi con i diretti interessati. Attendiamo fiduciosi, ma l’anno scolastico volge quasi al termine.

*Francesca Palmas, pedagogista, è responsabile scuola di ABC Federazione Italiana (www.abcitalia.org)

Foto di Ksenia Chernaya, Pexels


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