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Caccia, lo scandalo dei danni collaterali

Il Wwf denuncia: aquila morta per avvelenamento da piombo perché si era nutrita di animali a loro volta intossicati. È accaduto in un Centro di recupero animali selvatici - Cras della Bergamasca

di Barbara Marini

Chi sostiene che la caccia sia uno sport ecologico e rispettoso della natura, sottovaluta o nega gli effetti collaterali di tale pratica e le morti postume: il saturnismo è quel fenomeno dato dall’avvelenamento da piombo. Una situazione inevitabile per chi caccia, quella di lasciare a terra i pallini delle munizioni, così senza colpe né responsabilità: scarti necessari di questo che sport non è proprio.

Sì perché non vengono uccisi solo gli animali sotto tiro per diletto (perché non è una necessità alimentare la caccia, sia chiaro), o quelli braccati, ma anche i più intoccabili e liberi, come ad esempio le aquile. E così, ancora una volta la regina del cielo, di soli due anni di età, arrivata nei giorni scorsi nel Centro recupero animali selvatici – Cras del Wwf di Valpredina (provincia di Bergamo) e proveniente da un'area ad alta pressione venatoria, è morta stecchita per intossicazione da metalli pesanti!

L’esito degli esami ematologici non ha lasciato dubbi: altissimi livelli di piombo nel sangue: 1.000 microgrammi su litro. La gravità delle condizioni in cui versava l’aquila ha reso vane le cure: il rapace, infatti, è deceduto dopo poco più di 24 ore dal ricovero e l'autopsia ha evidenziato alti livelli di piombo anche nelle ossa e nel cervello dell'animale, mostrando che si trattava di una intossicazione non solo acuta ma anche cronica. Questo dimostra che la giovane aquila si è nutrita di moltissime prede a loro volta contaminate da piombo. Non vi sono dubbi anche sul fatto che essendo stata recuperata in una zona in cui la densità dei capanni da caccia è notevole e quindi si può imputare questa morte, senza alcun dubbio, alla pratica della caccia.

Succede infatti che gli uccelli scambino il piombo (che è anche una neurotossina) per sassolini che normalmente ingeriscono per la scomposizione del cibo. Il piombo poi passa nel sangue e intossica l'animale. Se l'aquila li preda volatili più piccoli, ne assume il veleno. Più in generale, il piombo è davvero letale: anche solo 12 pallini di piombo ingeriti, dicono gli esperti, sono sufficienti per avvelenare un cigno.

Ma è un fenomeno diffuso: anche a Messina, il Cras provinciale gestito dall’associazione Man, ospita proprio in questi giorni un’aquila “del Bonelli”, anch'essa ricoverata per intossicazione da piombo.

Non chiamatelo sport

La contaminazione da piombo avvelena animali e uomini. L’Agenzia europea per le sostanze chimiche stima che ogni anno, in Europa un milione di decessi di uccelli acquatici (che ingeriscono le munizioni al piombo che si diffondono dopo gli spari), oltre alle specie che si nutrono di animali contaminati come i rapaci appunto. Un milione di decessi a fucili appesi.

Per noi, l’esposizione a questo metallo, che finisce nell’acqua e nei terreni coltivati, può causare non solo ipertensione e anemia, ma è anche associata ad effetti sul sistema nervoso, sulle funzioni renali e sulla fertilità, con compromissione della gravidanza e decesso.

l’Unione Europea ha adottato il Regolamento (Ue) 2021/57, che vieta l’utilizzo di munizioni di piombo all’interno o in prossimità delle zone umide, per diminuirne i rischi. Ma in Italia la lobby venatoria che vota, usa armi e vuole uccidere animali è fortissima.

Così il Governo approva una circolare interpretativa che si pone in contrasto con questo regolamento europeo. Wwf Italia si scaglia senza ulteriori premure contro chi non applicherà il “Regolamento Ue”, «sollecitando gli enti gestori a prescriverne il divieto per ogni forma di caccia nelle aree “Natura 2000”, attraverso la valutazione di incidenza sui calendari venatori».

Ma non solo, da oltre trenta anni la creazione dei Cras Wwf, i Pronto soccorso per gli animali in difficoltà e spesso si trovano proprio all’interno delle Oasi Wwf, recupera e cura aironi, cicogne, gru, ricci, ghiandaie, caprioli, tassi, poiane, civette, lupi, aquile. Ma i dati sono allarmanti: solo in Lombardia gli “ospedali degli animali” di Valpredina e Vanzago hanno accolto e curato nel 2021 circa 7.500 animali bisognosi di cure.

Nelle zone dell’aquila morta in questi giorni, al centro bergamasco, oltre il 50% della fauna consegnata riguarda specie sottoposte a protezione, di cui circa il 36% sono particolarmente protette: al primo posto i rapaci.

Così si chiamano: reati.


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