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Il debutto di JA con il 5 per mille: “Il futuro è junior”

Mette al centro i ragazzi e le loro idee di futuro la prima campagna sul 5 per mille di Junior Achievement Italia. «Puntiamo a coinvolgere nei nostri programmi educativi 500mila studenti l'anno entro il 2025, per questo chiediamo ai cittadini di scommettere sui giovani: il futuro è loro se nel presente gli diamo gli strumenti per far sentire la propria voce», dice la ceo Miriam Cresta

di Sara De Carli

«Il futuro è Junior»: è questo il claim della prima campagna sul 5 per mille di Junior Achievement Italia. Destinare il 5 per mille all’organizzazione permetterà di sostenere il talento dei giovani e di costruire il loro futuro. Junior Achievement è presente in Italia da vent’anni: realizza progetti e percorsi didattici gratuiti nelle scuole italiane per formare al meglio oggi i professionisti di cui il mondo avrà bisogno domani. Non dal punto di vista delle competenze professionali specifiche, ma su quelle skills trasversali sempre più riconosciute come necessarie.

Il programma di punta di JA è Impresa in Azione, rivolto alle scuole superiori e centrato sull’educazione imprenditoriale, che in questi anni ha coinvolto oltre 200mila studenti in Italia, di cui 7mila solo nell’anno scolastico 2022/2023: la stessa Commissione Europea che ha inserito la competenza imprenditoriale tra le competenze chiave del XXI secolo, ha definito Impresa in Azione come «la più efficace strategia di lungo periodo per la crescita e l’occupabilità dei giovani». I ragazzi – insieme ai loro docenti, ai formatori di JA e ai Dream Coach volontari provenienti dalla rete (più di 70) di aziende partner di JA – creano una vera e propria mini-impresa scolastica, immaginando una nuova idea imprenditoriale (spesso i ragazzi spontaneamente vanno a rispondere ad un bisogno sociale) ed affrontando tutti gli step che servono per affinarla, realizzarla e lanciarla sul mercato.

«Non si tratta tanto di creare startup in ogni classe, ma di dare ai ragazzi competenze come la creatività, il problem solving, la capacità di lavorare in gruppo, strumenti che si porteranno dietro per tutta la vita. Una volta che hai fatto questa esperienza, la cerchi in qualsiasi ambito», afferma Miriam Cresta, ceo di JA Italia. È un modo diverso di fare scuola, in cui i ragazzi sperimentano la possibilità di esprimersi, confrontarsi con adulti significativi, immaginare un futuro diverso. Si attiva una logica di collaborazione e compartecipazione, tra scuola e territorio si instaura una dimensione partecipata di risoluzione dei problemi, si attivano nuove proposte e possibilità. «Ecco perché “Il futuro è junior”: non è una frase retorica, il futuro è junior se i ragazzi da adesso vengono messi nelle condizioni di far sentire la propria voce e di legittimarsi a pensare un futuro diverso», afferma Cresta.

È la prima volta che JA chiede agli italiani di destinargli il 5 per mille. Perché?

Siamo sempre stati un’associazione e oggi siamo un Ente di Terzo settore: vogliamo vivere sempre di più questa nostra identità. Ci siamo dati l’obiettivo ambizioso di coinvolgere 500mila studenti l’anno entro il 2025 e per realizzarlo abbiamo deciso di aprire alla raccolta fondi da individui, al 5 per mille, alla partecipazione a bandi. C’è bisogno di solidità finanziaria. Si tratta quindi di un aspetto legato alla crescita dell’organizzazione e anche al fatto che dopo vent’anni cominciamo ad avere una community di riferimento, a partire da quella degli ex studenti che conoscono bene il senso di ciò che facciamo. In questo anno abbiamo lavorato per aumentare il know how interno su questi aspetti e in parallelo abbiamo messo a punto gli strumenti necessari, a cominciare da una lending page per le donazioni individuali e dalla nostra prima campagna 5 per mille. Abbiamo investito in brand awareness. Il nostro invito ai cittadini è quello di considerare anche l’istruzione come ambito in cui decidere, singolarmente, di investire qualcosa, per dare più opportunità a tutti i nostri ragazzi.

Si dirà che la scuola è già finanziata dalle tasse. È vero pure però che ci sono un’infinità di occasioni educative oltre il perimetro stretto della scuola che la scuola potrebbe cogliere…

È un po’ come quando una famiglia porta il figlio al museo o gli fa fare un corso di musica. JA offre a una scuola un metodo educativo, adulti, opportunità, energie, strumenti in più senza sostituirsi alla scuola. Nasce un ecosistema che al centro ha la scuola. Non è da tutti a 16-17 anni avere l’opportunità di essere ascoltati sul serio da imprenditori, docenti universitari, professionisti… di confrontarsi con loro, di scoprire nuove possibili strade per il proprio futuro. Con il 5 per mille a JA Italia si contribuisce ad allargare l’accesso a queste opportunità, a rendere la scuola più equa per tutti.

Avete scelto di mettere al centro i ragazzi. Letisia che a 19 anni ha sviluppato un'app per ridurre lo spreco alimentare; Antonio che a 18 anni ha progettato un impianto di irrigazione intelligente per la raccolta dell'acqua piovana; Altea che ha 18 anni ha realizzato un videogame per sensibilizzare su ciò che accade nelle aree più povere del pianeta. Perché?

Perché per noi gli studenti sono sempre protagonisti, non potevano non essere al centro anche nella campagna. Abbiamo scelto tre ragazzi, non hanno vissuto questa esperienza come “essere attore per un giorno” ma hanno davvero voluto esprimere come JA per loro abbia fatto la differenza, hanno detto “avevo un sogno e a scuola ho potuto esprimerlo”. Questa per me è la cosa più bella del nostro lavoro, quando vedi le potenzialità dei ragazzi e ti accorgi che l’esperienza con JA davvero può cambiare una vita. Non dico che succede a tutti gli studenti che incrociamo, ma chi si appassiona e si mette in gioco nel programma con il giusto approccio, a 16/17 anni fa davvero un’esperienza che gli apre un mondo diverso, che generalmente la scuola, la famiglia, le esperienze che si fanno a quell’età non ti danno. L’altro aspetto fantastico è vedere i ragazzi divertirsi così tanto a scuola, perché l’apprendimento non è per forza una cosa noiosa anzi passa tantissimo proprio dal divertimento. Il nostro è un messaggio molto ottimista nei confronti del futuro e credo sia importante trasferirlo ai giovani: quando diciamo che sono loro il futuro, vogliamo dire che il modo in cui loro pensano di affrontare e risolvere i problemi è diverso dal nostro. C’è bisogno di creare spazi e contesti in cui i ragazzi abbiano la possibilità di esprimere il loro punto di vista diverso. Se lo loro incontrano una volta questa possibilità e imparano a dire il loro punto di vista diverso, lo faranno poi in tutti i contesti, come professionisti e come cittadini, per questo è tanto importante. Essere attivi e propositivi davanti ai problemi, esprimere se stessi, confrontarsi con gli altri… cambia tutto.

Qual è l’impatto del vostro programma?

La partecipazione dei ragazzi è anche una leva di sviluppo economico. C’è una correlazione fortissima tra una scuola ricca di esperienza positive e lo sviluppo socioeconomico di un territorio, per 1 euro investito nella scuola ne ritornano più di 4 sulla comunità. Con Human Foundation abbiamo cercato di misurare il ritorno sociale di tutto questo, andando ad approfondire quali sono le competenze dei ragazzi che effettivamente migliorano: abbiamo visto un +37% nella capacità di lavorare in gruppo e +30% nella capacità di risolvere i problemi. Il 74% degli studenti di istituti tecnici è motivato a proseguire gli studi e il 25% è determinato rispetto al proprio futuro lavorativo. C’è un aumento del 59% delle conoscenze finanziarie, che avviene non attraverso dei contenuti ma con l’esperienza di autoimprenditorialità, dove i ragazzi entrano in relazione con la leva finanziaria a partire dal cercare investitori per il progetto in cui credono. È fondamentale che il sistema dell’istruzione nazionale continui a dare valore a tutto ciò, perché questa cultura nel nostro paese è ancora modesta.