Cooperazione & Relazioni internazionali

Nel 2023 sono già oltre 824 i migranti morti nel Mediterraneo

Secondo quanto dichiarato dalla guardia costiera tunisina in nove giorni, dal 18 al 27 aprile, sono stati recuperati 210 corpi a seguito di diversi naufragi a largo di Sfax, Kerkennah e Madia. Dall’inizio dell’anno sono morte 824 persone nella rotta del Mediterraneo centrale. A Lampedusa proseguono gli sbarchi, nonostante i trasferimenti sono oltre duemila i migranti all'interno dell'hotspot

di Alessandro Puglia

Sei sbarchi in poche ore e ancora altri corpi che si cercano in mare. Non si ferma a Lampedusa l’arrivo di migranti che in queste ore in diverse imbarcazioni cercano di raggiungere l’Europa durante la traversata nel Mediterraneo centrale. Nonostante i trasferimenti predisposti dal Viminale da Lampedusa verso altri porti della Sicilia le presenze all’interno dell’hotspot di Contrada Imbriacola superano oggi le 2.200 a fronte di una capienza di 350-400 posti.

Secondo il report del Ministero dell’Interno al 28 aprile sono 40856 i migranti sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno, l’anno scorso nello stesso periodo erano 10118, un aumento appena poco superiore del 300 percento.

Il dato allarmante è però quello delle morti in mare. La Guardia Costiera tunisina ha infatti dichiarato che in nove giorni, dal 18 al 27 aprile, ha recuperato 210 corpi di migranti morti in diversi naufragi a largo di Sfax, Kerkennah e Madia.

Secondo i dati forniti dal progetto Missing Migrants dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) dall’inizio dell’anno sono morte 824 persone sulla rotta del Mediterraneo centrale, mai così tanti morti dal 2017.

Nonostante i naufragi di aprile siano avvenuti sia di fronte le coste della Libia – l’ultimo il 27 aprile davanti a Garabouli in cui sono morte 55 persone – sono le imbarcazioni in ferro che partono principalmente da Sfax in Tunisia a creare maggiori preoccupazioni. Si tratta infatti di barchini di circa 10 metri, di scarsa manifattura, con pezzi che vengono man mano assemblati ed ogni barchino è utilizzabile una sola volta come è emerso recentemente da alcune inchieste della Procura di Agrigento.

In questo contesto le navi della società civile sono limitate nelle loro operazioni di soccorso, sempre più lontane dal Mediterraneo e costrette a dirigersi verso i porti del Nord Italia, come avvenuto a Ravenna il 25 aprile dove sono sbarcate 69 persone dalla Humanity 1 di Sos Humanity. Numeri esigui rispetto ai tremila che in 48 ore sono arrivate a Lampedusa nello stesso periodo.

La guardia costiera italiana ha invece coinvolto oggi il veliero Nadir di Resqship che ha soccorso 47 persone a largo di Lampedusa. Un coinvolgimento che la Ong tedesca commenta così: “Questa è la terza nostra operazione in pochi giorni. Appena mercoledì le autorità italiane hanno ordinato a Nadir di salvare altre 41 persone che erano in pericolo per condurle a Lampedusa”


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