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Che ci fa il servizio civile nel decreto lavoro?

Nel comunicato stampa di Palazzo Chigi sul consiglio dei ministri del 1° maggio, tra le misure per favorire l’inserimento lavorativo di soggetti tra i 18 e i 59 anni in povertà assoluta accanto ai progetti di formazione rientra anche il Scu “per accedere al quale sono previste deroghe ai limiti di età e quote di riserva nei relativi bandi”. I dubbi di Laura Milani, presidente Cnesc

di Antonietta Nembri

Il Servizio civile universale è finito tra i provvedimenti del decreto lavoro approvato dal consiglio dei ministri del 1° maggio. In particolare in un passaggio del comunicato stampa di Palazzo Chigi si legge – nel capitoletto intitolato “Misure di inclusione sociale e lavorativa, di accompagnamento al lavoro e di incentivazione dell’occupazione giovanile” – tra le misure anche che: “Ai soggetti di età compresa fra i 18 e 59 anni in condizioni di povertà assoluta, facenti parte di nuclei familiari privi dei requisiti per accedere al sostegno al reddito e ai componenti di nuclei che invece lo percepiscono e che non siano calcolati nella scala di equivalenza, è riconosciuto un diverso contributo, volto a sostenere il percorso di inserimento lavorativo, anche attraverso la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive. Tra tali misure rientra anche il servizio civile universale, per accedere al quale sono previste deroghe ai limiti di età e quote di riserva nei relativi bandi

Ma che ci fa un istituto che si basa sulla volontarietà tra le misure pensate per l’inclusione lavorativa? Abbiamo provato a chiederlo a Laura Milani (nella foto), presidente della Conferenza nazionale entri per il servizio civile – Cnesc, che premette «senza avere in mano il decreto sappiamo solo quello che abbiamo potuto leggere nella nota, ma…». Ma? «Ho delle perplessità perché sembra che il servizio civile sia inserito nelle misure che obbligano alla formazione e quindi al servizio civile, mentre il Scu si basa sulla volontarietà… e poi ho dei dubbi sui tempi: se ci si basa sui bandi esistenti, quelli per il 2024 sono in scadenza, prima del prossimo avviso, che riguarderà i progetti del 2025, non vedo come si possano applicare queste misure “urgenti”».

Un altro dubbio per la presidente Cnesc riguarda l’utilizzo di uno strumento come il servizio civile universale, che ha tra i suoi obiettivi la difesa non armata e nonviolenta della Patria, l'educazione, alla pace tra i popoli, con azioni per le comunità e per il territorio, tra gli strumenti delle politiche attive del lavoro. «Un conto è dire che per un giovane questa esperienza è utile anche per il suo progetto di vita e un altro è utilizzare il Scu come strumento di inclusione lavorativa per i soggetti in condizioni di povertà assoluta» chiosa Milani. Che conclude «Immagino la proposta debba essere ancora costruita e pensata bene… con gli elementi che abbiamo difficile farsi un’idea, anche perché non c’è stato un confronto con gli enti accreditati per il Scu, su cui per altro, da quello che possiamo intuire, andrà a ricadere l’attuazione della misura. Attendiamo gli sviluppi per sciogliere dubbi e domande che l’annuncio ci lascia, non ultimi quelli della copertura economica tenuto anche conto dell’esiguo finanziamento previsto per lo Scu in legge di stabilità per il biennio 2024 e 2025».


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