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Locatelli: una carriera ad hoc per gli insegnanti di sostegno

Intervista a tutto campo alla ministra per le Disabilità in occasione della sua visita alla cooperativa Società Dolce a Bologna. Oltre a parlare di scuola, Alessandra Locatelli ha annunciato l'avvio dei lavori per una norma sul riconoscimento dei caregiver e la revisione delle procedure di certificazione: «Dobbiamo trovare un nuovo metodo che non sia più solo quello delle tabelle percentuali e della residua capacità di lavoro»

di Redazione

Lo scorso 3 maggio il ministro per le disabilità Alessandra Locatelli ha impegnato l’intera mattinata per visitare a Bologna alcuni servizi (foto di apertura) gestiti dalla cooperativa sociale Società Dolce fra cui il nido interaziendale Filonido e la residenza per persone con disabilità psichica Casa Dolce. Al termine Locatelli ha incontrato, presso la sede di Società Dolce, alcuni dei rappresentanti del Terzo settore bolognese e regionale fra cui Fondazione Ant. La trasferta emiliana è arrivata in scia all’approvazione da parte del Governo di alcuni provvedimenti significativi sul fronte delle disabilità contenute nel decreto Lavoro e nel primo dei decreti attuativi della legge delega in materia di disabilità. Il dialogo con la ministra parte da qui.

Quali sono i contenuti qualificanti di queste norme?
Nel primo decreto attuativo della legge delega 227 del 2021 si parla di riqualificazione delle pubbliche amministrazioni. Una riqualificazione che tocca sicuramente l’accessibilità non solo alle strutture ma anche ai servizi per i cittadini, sia dal punto di vista fisico sia da quello tecnologico. Ho tenuto a portare il decreto in consiglio dei ministri il primo maggio proprio perché tocca anche la parte di accessibilità e autonomia allo svolgimento di compiti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.

Pubbliche amministrazioni che ancora oggi non danno un grandissimo esempio in termini di impiego delle persone con disabilità…
È vero, quello che lei dice succede spesso. Dal punto di vista normativo ci sono alcune le leggi che possono essere migliorate, pensiamo alla legge 68, ma serve anche un cambio culturale in modo che istituzioni, mondo privato, cittadini riconoscano nelle persone con disabilità una potenzialità da dover valorizzare e attraverso anche la riqualificazione degli spazi, degli ambienti di lavoro e l’utilizzo delle tecnologie.

Tra provvedimenti che sono contenuti nel decreto lavoro uno riguarda specificatamente il Terzo settore….
Si tratta sicuramente di un segnale di cambiamento molto forte. Abbiamo deciso di stanziare 7 milioni di euro, che probabilmente a stretto giro saranno aumentati, per dare un contributo a chi assume un giovane con disabilità dai 18 ai 35 anni a tempo indeterminato. Abbiamo quindi scelto di fare promozione dell’inclusione lavorativa soprattutto negli enti del Terzo settore. Diamo finalmente un segnale che valorizza quei soggetti non profit che sanno sviluppare occasioni di lavoro. Sempre nel decreto lavoro è poi previsto un intervento che prevede un contributo alle imprese sociali che hanno nel loro organico figure professionali che accompagnano la persona con disabilità durante il percorso di inserimento lavorativo e che si impegnano nel patto di servizio personalizzato.

A ottobre l'Onu ha sanzionato l'Italia per il perdurante mancato riconoscimento dei caregiver familiari. Avevamo sei mesi di tempo per rispondere: lo abbiamo fatto?
Sì, abbiamo mandato la risposta all'Onu già un mese fa descrivendo quello che nel nostro Paese sarà il percorso di riconoscimento.

Nella legge delega sulla non autosufficienza è stato tolto il riferimento ai caregiver, perché il governo ha ritenuto importante fare una legge ad hoc: quando arriverà questa legge e soprattutto con quale finalità?
Abbiamo tolto il riferimento dalla legge non autosufficienza/anziani perché si rischiava di creare dei caregiver di serie A e caregiver di serie B perché chi accudiva l'anziano avrebbe avuto una tutela maggiore rispetto a chi si prendeva cura di un disabile. Faremo un provvedimento specifico, condiviso e interministeriale grazie anche al tavolo di lavoro che spero verrà istituito a brevissimo.


Quali saranno le caratteristiche più peculiari di questo provvedimento?
Questo dipenderà anche da chi siederà al tavolo perché ci saranno i tecnici, gli enti del privato sociale, le rappresentanze territoriali e così via. Sicuramente non prenderò decisioni senza prima essermi confrontata con le istituzioni e le rappresentanze del mondo delle associazioni. Ricordo che sono ferme almeno sette proposte di legge tra Camera e Senato, testi figli di punti di vista diversi anche nel mondo del Terzo settore. Io mi auguro però con la nostra regia che si trovi un punto di caduta comune per offrire tutele, garanzie e accompagnamenti adeguati soprattutto al caregiver convivente.

Sarà previsto un riconoscimento economico?
Lo deciderà il tavolo perché ci sono richieste diverse: defiscalizzazione, detassazione, prepensionamenti, agevolazioni, riconoscimenti economici. Poi esistono due fondi, molto esigui a dire il vero che devono trovare una loro ricomposizione.

Di recente c'è stata polemica attorno al riconoscimento dei titoli conseguiti all'estero per gli insegnanti di sostegno, talvolta in Paesi che non hanno nemmeno l'inclusione scolastica. Come si può risolvere una situazione paradossale per cui abbiamo sempre più insegnanti di sostegno non specializzati con le ovvie conseguenze sugli studenti con disabilità?
Le famiglie e i bambini hanno diritto ad avere un servizio adeguato con personale qualificato, motivato, che faccia questo percorso e prosegua in questo percorso. Il sostegno non deve essere un trampolino per poi andare a fare altri tipi di insegnamento come accade ora. Nella scuola serva una carriera ad hoc per chi si occupa di sostegno. Ne ho parlato con il ministro Giuseppe Valditara.

Uno dei vostri compiti è stesura di un Piano d'azione nazionale sulla disabilità. Come procederete?
​Ci saranno cinque gruppi di lavoro, dove prima ce ne erano 13. In questo modo avremo procedure più snelle ed efficienti per produrre un vero Piano strategico e un Piano operativo concreto.

Obiettivi concreti, ovvero?
Dobbiamo avere piena contezza delle azioni che ogni ministero mette in campo e delle risorse che impegna per le persone con disabilità. Oggi questa consapevolezza non c’è. Solo così potremo definire un vero e proprio Piano.

Un obiettivo glielo do io: mettere fine allo scandalo di persone che ogni anno devono comparire davanti alle commissioni, per certificare la medesima diagnosi…
Ho appena incontrato la Commissione quella che si sta occupando del decreto attuativo: ho tenuto a ribadire che noi dobbiamo trovare un nuovo metodo che non sia più solo quello delle tabelle percentuali e della residua capacità di lavoro, dobbiamo passare a valutare una persona per le sue funzionalità l'ICF (classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute – ndr.) e dobbiamo anche semplificare la vita delle persone. Tutte queste ripetizioni nei controlli, la burocrazia, devono essere limitate.

Alla fine del suo mandato per cosa vorrà essere ricordata?
La cosa più ambiziosa sarebbe quella di realizzare il modello del “progetto di vita” e di diffonderlo in tutto il territorio. Il “progetto di vita” è veramente quello strumento che può garantire un percorso cancellando la frammentazione di servizi alla persona come vuole la Convenzione Onu. Poi mi piacerebbe essere ricordata anche per la mia presenza fattiva e di ascolto sul territorio, come è avvenuto oggi con Società Dolce.


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