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Sabir, il festival che abbatte i muri

A partire dall'11 maggio si svolgerà a Trieste la nona edizione della manifestazione, un momento di incontro, scambio e riflessione sulle tematiche legate ai diritti umani, alle migrazioni e le culture mediterranee. Il tema della manifestazione, quest'anno, sarà «Libertà di Movimento»; si parlerà di pratiche di accoglienza, di norme internazionali e della rotta balcanica. L'iniziativa si chiuderà sabato 13 con una marcia transfrontaliera

di Veronica Rossi

Al via giovedì 11 maggio la nona edizione del Festival Sabir, evento diffuso sul tema dei diritti e delle migrazioni, spazio di riflessione sulle culture mediterranee nei luoghi simbolo dell’Europa, che durerà fino a sabato 12. La scelta della città in cui svolgere l’edizione di quest’anno – la nona – non è arrivata per caso; la manifestazione, infatti, si terrà a Trieste, terra di confine, passaggio naturale per chi decide di attraversare la rotta balcanica delle migrazioni. «Libertà di Movimento» è il titolo scelto per l’edizione 2023 del Festival Sabir, dedicata a Omar Neffati, portavoce del Movimento italiani senza cittadinanza, scomparso prematuramente lo scorso gennaio.

La manifestazione è promossa da Arci, insieme alle Acli, a Caritas italiana e a Cgil, con la partecipazione di Carta di Roma e Asgi, il patrocinio della Rai per la Sostenibilità e la media partnership della Rai e del quotidiano Primorski dnevil. Il Comune in cui gli eventi avranno sede, contattato nel mese di febbraio, non ha voluto collaborare con l’organizzazione: si tratta della prima volta in cui questo accade nella storia del festival.

«Il festival Sabir approda a Trieste in un momento in cui è purtroppo ripartita una campagna di propaganda sul tema dell’immigrazione», afferma Filippo Miraglia, vicepresidente dell’Arci. «Il Governo ha già legiferato due volte in tre mesi, prima col Decreto Ong e poi con il Decreto Cutro, ora diventato legge. Noi siamo convinti che in questo Paese così come in Europa ci sia una maggioranza di persone che in realtà vuole costruire un futuro fondato sui diritti umani, sulle leggi e sulle convenzioni internazionali e non sui muri. E questa è la ragione per cui siamo venuti qui, perché questa è una città di frontiera, dove negli ultimi anni lo Stato ha commesso atti illegittimi, sanzionati anche dai tribunali. Questo comportamento non ci rappresenta e qui, assieme alle associazioni e alle reti italiane e dell’intero continente, prendere la parola e dire che c’è un’altra Europa, un altro Mediterraneo, un altro linguaggio dei diritti e della solidarietà a cui vogliamo dare spazio».

Il Festival costituirà infatti un’occasione per affrontare le tematiche della solidarietà e dei diritti umani, per riflettere sulle alternative possibili e le pratiche innovative, offrendosi come spazio di confronto, dialogo e testimonanza. In questa edizione, particolare attenzione sarà riservata ai processi migratori lungo la rotta balcanica, al tema dei cambiamenti climatici e delle migrazioni forzate, ai diritti dei lavoratori migranti e alle pratiche di accoglienza e di accesso alle politiche di asilo.

«Fino a oggi ci siamo occupati prevalentemente di altre rotte, soprattutto quelle via mare, nel Mediterraneo», dice Antonio Russo, vicepresidente delle Acli, «mentre ora ci occuperemo della rotta balcanica. Sabir diventa un’occasione di incontro tra organizzazioni sociali che si occupano di diritto internazionale e che provengono dai Paesi del Mediterraneo e dell’Europa. Nel contesto del Festival si può partecipare a momenti di formazione e incontri culturali e al contempo si può stabilire anche delle belle relazioni umane, perché si incontrano persone che, evidentemente, hanno una visione diversa rispetto a quella che si va purtroppo affermando non solo della solidarietà, ma anche del diritto internazionale. Sabato, la manifestazione si chiuderà con una marcia contro i muri tornano prepotentemente a essere costruiti in Europa».

Alle 15:00 del 13 maggio, infatti, l’appuntamento è al Castello di Socerb (Capodistria) per la prima «Marcia contro i muri e per l’accoglienza», che attraverserà – in un percorso di 5 km, con arrivo alla Piazza Centrale di San Dorligo della Valle (Ts) – la frontiera tra Slovenia e Italia, per dare voce a chi non si arrende ai muri e alle paure e vuole tutelare i diritti delle persone in cerca di protezione. Ad aderire alla manifestazione, anche i sindaci di Capodistria e di San Dorligo della Valle, dimostrando una vicinanza di parte delle istituzioni a questo tema.

Per il programma dettagliato e tutte le altre informazioni, consultare il sito del Festival.

In apertura e nell'articolo, foto dell'edizione 2022 dal sito internet del Festival


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