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Striscia di Gaza: il prezzo più alto lo pagano i bambini

Nuova escalation di violenze tra Israele e Palestina. «Il nostro team a Gaza e le loro famiglie ci dicono che non c'è un posto sicuro dove stare in questo momento», spiega Jason Lee, direttore Paese di Save the Children per il Territorio Palestinese Occupato, che attualmente si trova a Gaza

di Anna Spena

Il 14 maggio del 1948, in seguito alla Dichiarazione d’Indipendenza Israeliana, scoppiava la prima guerra tra Palestina ed Israele, conclusasi con la vittoria e l’insediamento dello Stato d’Israele. Da allora, diverse altre guerre hanno tormentato l’area e le popolazioni che vi vivono. Ma qual è la situazione attuale dei Territori palestinesi occupati?

Dopo oltre 50 anni di occupazione da Israele dei territori palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, i bisogni umanitari rimangono enormi: circa 2,45 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria nei Territori palestinesi occupati.

«Il blocco israeliano della Striscia di Gaza, che dura da 15 anni, e la politica di insediamento in corso in Cisgiordania sono altri fattori chiave che hanno contribuito a far sì che almeno 2,9 milioni di palestinesi, il 50% dei quali sono bambini e bambine, vivessero costantemente il rischio di conflitti e violenze, sfollamenti e negazione dell'accesso ai mezzi di sussistenza. Il blocco di Gaza, è uno degli impatti più duri del conflitto nei Territori orientali e punisce gli abitanti di Gaza con quella che è stata descritta come la più grande prigione a cielo aperto del mondo», spiega l'organizzaizone Save the Children che lavora nel Territorio palestinese occupato, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e nella Striscia di Gaza, rispondendo alle esigenze umanitarie immediate e di sviluppo a lungo termine di bambini e famiglie.

Ora si registra una nuova escalation di violenze: sono stati sparati razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele seguiti ai raid aerei condotti dall'esercito israeliano verso i territori palestinesi. Sarebbero 20 le vittime palestinesi dopo gli attacchi, almeno cinque minorenni. Il numero dei feriti è, invece, di 42.

«Ancora una volta, i bambini di Gaza stanno pagando il prezzo più alto per quest’ennesima violenza. Uccidere o mutilare i bambini è una grave violazione e i responsabili dovrebbero essere chiamati a rispondere delle loro azioni», ha dichiarato Jason Lee, direttore Paese di Save the Children per il Territorio Palestinese Occupato, attualmente a Gaza, in seguito alle notizie di attacchi aerei israeliani iniziati martedì.

«Per molti di loro», continua Lee, «questa nuova ondata di violenza riporterà alla mente ricordi traumatici di precedenti episodi. Solo due anni fa, proprio a maggio, in 11 giorni sono stati uccisi 261 palestinesi, tra cui 67 bambini. Ad ogni attacco aereo, il senso di sicurezza dei bambini viene distrutto, con conseguenze terribili per il loro benessere a lungo termine».

«Il nostro team a Gaza e le loro famiglie ci dicono che non c'è un posto sicuro dove stare in questo momento. Tutti sono impauriti e cercano un riparo, le scuole sono state chiuse, mentre si consuma un altro giorno di terrore e incertezza. Se la violenza continuerà ad intensificarsi, la vita e il benessere dei bambini palestinesi e israeliani saranno minacciati. L'unico modo per proteggerli è fermare questa brutalità e che tutte le parti facciano quanto in loro potere per ridurre la tensione e proteggere le infrastrutture civili dagli attacchi, in conformità con il diritto internazionale umanitario».


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